La guerra del Vespro Siciliano vol. 2. Amari Michele

La guerra del Vespro Siciliano vol. 2 - Amari Michele


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chiesa di Cefalù, dato in Palermo 30 dicembre settima Ind. (1294), ne’ Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. fog. 70, pubblicato in parte dal Pirro, Sic. sacra, Not. ecc. Ceph. xv. e dal Testa, Vita di Federigo, docum. 11.

L’altro del 24 gennaio quinta Ind. (1292), Testa, Ibid. docum. 15.

76

Veggasi i cap. VIII e IX e in particolare la not. 1 alla pag. 226, t. I.

77

A questo supposto ci conducono i testamenti di Alfonso e di Giacomo citati qui appresso, e il vario linguaggio degli storici intorno le ultime disposizioni di Pietro. Veggansi il Montaner, cap. 185; Bartolomeo de Neocastro, cap. 124, ove si legge: Non enim quod pater decrevit in ultimis, etc.; e Niccolò Speciale, lib. 2, cap. 7 e 17: Quod si testamentum patris in suis viribus consistebat, ex tunc regnare debuisset in Sicilia Fridericus.

78

Diploma nel Testa, Vita di Federigo II di Sicilia, docum. 3.

Scurita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 120.

79

Testamento di Giacomo, dato di Messina a 15 luglio 1291, in Bofarull, tom. II, pag. 251, citato da Buchon, edizione di Montaner, 1840, pag. 388.

80

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap. 123.

81

Ibid., cap. 124; Bartolomeo de Neocastro, cap. 118.

Mariana, Storia di Spagna, lib. 14, cap. 15.

82

Surita, Ann. d’Aragona, lib. 4, cap 125.

Montaner, cap. 177, 178.

83

Diploma dei 10 agosto 1292, in Capmany, Memorias, etc., tom. IV, docum. 8.

84

Raynald, Ann. ecc., 1291, §§. 53, 55.

Un’altra bolla di Niccolò, data il 13 dicembre 1291, concedea al vescovo di Carcassonne, e all’abate di S. Germain di ribenedir gli scomunicati d’Aragona, per favorire il Valois. Questi, per un diploma del 13 ottobre 1292, diè larga autorità a perdonare e ricevere omaggi in Aragona a Eustachio di Conflans, governatore di Navarra e a Giovanni di Burlas; negli archivi del reame di Francia, J. 715, 15, e J. 587, 17.

85

Raynald, Ann. ecc., 1291, §. 59; e 1293, §§. 15 e 16.

86

Annali Genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 601.

87

Bart. de Neocastro, cap. 119.

88

Montaner, cap. 179.

89

Bart. de Neocastro, cap. 119.

Raynald, Ann. ecc. 1292, §. 14 a 19.

Questa deliberazione della repubblica non si legge negli annali genovesi; ma gli altri fatti che vi si narrano la rendon probabilissima e forse necessaria, come la riferiste il Neocastro, aggiugnendo con grande esattezza gli stessi nomi del podestà e de’ capitani che son registrati ne’ detti annali sotto quell’anno.

Nel Capmany, Memorias, etc., tom. IV, docum. 6, si leggono le istruzioni date da Giacomo di Barcellona a 3 Aprile 1292, a Oberto di Volta suo legato in Genova. Il re d’Aragona si lagnava di armamenti fatti contro di lui, di qualche ostilità commessa in mare, e de’ commerci interrotti con la Sicilia; e chiedea che si assicurassero le amichevoli comunicazioni. Copie di queste istruzioni furon mandate a cinque fratelli Doria, tre Spinola, due Volta, due Escatrafico, Niccolò Fiesco, e Manuele Zaccaria.

90

Ann. genovesi, in Muratori, R. I. S., tom. VI, pag. 603, 604, 605.

91

Bart. de Neocastro, cap. 120.

Gio. Villani, lib. 7, cap. 145.

92

Raynald, Ann. ecc., 1291, §§. 56, 58, 59.

93

Gio. Villani, lib. 7, cap. 119, 121, 151.

94

La penuria di danari e debolezza del governo di Napoli in questo periodo, si scorgon da parecchi diplomi del 1292–94, nel citato Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 91, 102. 111, 115, 131, 132, 149.

Carlo chiedea danari per la guerra o col pretesto della guerra. Levò una nuova colletta che si chiamava il Terzo. Ibid., pag. 91 a 131.

95

Nic. Speciale, lib. 2, cap. 18.

96

Bart. de Neocastro, cap. 121, 122, 123.

Nic. Speciale, lib. 2, cap. 19.

Montaner, cap. 159, 160, non senza anacronismi e altre differenze. Ei scrive queste scorrerie dianzi l’impresa di Giacomo nel 1289; fa depredar prima delle Isole e della Morea, anche Tolomitta e i mari d’Egitto, e poi Patrasso e Cefalonia, di che non fan motto gli scrittori siciliani. Costui e Speciale portano in Terra d’Otranto l’affronto con Guglielmo Estendard, che il Neocastro dice avvenuto alle Castella, ed io così anche ho scritto, per parermi il Neocastro diligentissimo in questo periodo. Delle minacce della nostra flotta su le coste pugliesi nella state del 1292, portan testimonianza tre diplomi nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. II, pag. 95, 98.

97

Bart. de Neocastro, cap. 123, 124.

98

Si ritrae da tutti gli autori citati in questo capitolo; e assai vivamente dal soprannome di regina della santa pace, che dier gli Aragonesi e’ Catalani a Bianca, figliuola di Carlo II, quando si maritò con Giacomo per effetto di questo bramato accordo. Montaner, cap. 182.

99

Queste occulte cagioni, che trascinarono Giacomo divenuto re d’Aragona ad abbandonare o tradir la Sicilia collegandosi co’ suoi nimici, si ritraggono qua e là da tutte le autorità citate nel presente capitolo; e massime dal Surita, Ann. d’Aragona, lib. V, cap. 1 a 10.

100

Bart. de Neocastro, cap. 118.

Alle parole di questo istorico do piena fede quanto all’ottimo governo di Federigo luogotenente, perch’egli avea interesse a mostrarsi giusto e zelante del ben pubblico; e che il fosse stato, il provano ancora il fatto del popolo che lo esaltò al trono, e i suoi medesimi atti nei primi tempi del regno. Non mi è parso ricordar la lapide di Girgenti del 1293, pubblicata dal Testa, op. cit., docum. 4, ove Federigo è chiamato Juris amator, perchè i grandi, o buoni o pravi, non patiron penuria mai di si fatte parole, nè v’ha testimonianza istorica più fallace che le lodi a principi contemporanei.

Per le poesie di Federigo l’Aragonese si vegga il Quadrio, Storia e ragione d’ogni poesia, correggendolo solo in questo, che attribuisce tai versi a Federigo III di Sicilia detto il Semplice, non a Federigo II. Veggasi ancora il docum. XLIV.

101

Veggasi un diploma di Carlo II, dato di Napoli il 29 settembre 1300, pubblicato dal Buscemi, Vita di Giovanni di Procida, docum. 8, cavato dal r. archivio di Napoli, nel quale si legge per Giovanni di Procida: Sane per conventiones inhitas???? super reformatione pacis inter nos et magnificum principem dominum Jacobum Aragonum regem illustrem, nunc filium nostrum carissimum, tunc hostem pubblicum, nobisque molestum tamquam per duces belli inter alia fuit conventum: Quod Joannes de Procida rebus tunc humanis perfruens ad certa bona stabilia in regno Sicilie que per culpe contatagium contra majestatem, etc… perdiderat restitueretur in integrum ex nostro beneficio principali, etc.

102

Diploma del 20 marzo 1293, dal r. archivio di Napoli, registro dì Carlo II, segnato 1290, A, fog. 164, citato ne’ Discorti di D. Ferrante della Marra, Napoli, 1641, pag. 155.

Sì può sospettare che non ad altro effetto fossero stati mandati in Sicilia, sotto specie di consultare con Giovanni di Procida per gravi lor malattie, quasi mancando al tutto i medici nel reame di Napoli, Gualtiero Caracciolo e Manfredo Tomacello, come si scorge da’ diplomi del medesimo archivio, citati dal Marra nello stesso luogo.

Duolmi non aver potuto nè pubblicare nè leggere per tenore il detto importantissimo diploma del 20 marzo 1293, perchè quel registro fu distrutto in una delle sommosse che recaron tanto guasto agli archivi pubblici di Napoli. Per altro non è da dubitare della esattezza della citazione, quando se ne trovano fedelissime mille e mille altre del Marra, e io stesso studiando que’ registri, ho veduto una infinità di diplomi segnati certo da lui, perchè toccavano uomini della propria famiglia o d’altre affini. Costui, che avrebbe potuto fabbricare una base saldissima alle istorie della alla patria, durò sì penosa fatica per tesser la genealogia di tutte le famiglie nobili imparentate con la propria!

Danno argomento di somiglianti pratiche in Sicilia nel 1294 altri diplomi, l’uno dato d’Aquila a 3 ottobre ottava Ind. anno 10 di Carlo II, ch’è salvocondotto per quaranta di ad Arnaldo de Mairata,


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