L'Ascesa Di Mercurio. Rebekah Lewis

L'Ascesa Di Mercurio - Rebekah Lewis


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      L’ASCESA

      DI

      MERCURIO

      LE AVVENTURE DI HERMES

      PARTE UNO

      REBEKAH LEWIS

      Questa è un'opera di finzione. Nomi, personaggi, attività commerciali, luoghi, eventi e incidenti sono o prodotti dell'immaginazione dell'autore o utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o morte o eventi reali è puramente casuale.

      Copyright © 2015 di Rebekah Lewis

      Tradotto da Monja Areniello

      Edito da Jayne Wolf

      Cover Design di Victoria Miller

      Tutti i diritti riservati. Questo libro o parte di esso non può essere riprodotto o utilizzato in alcun modo senza l'espressa autorizzazione scritta dell'editore, ad eccezione dell'uso di brevi citazioni in una recensione del libro.

      Stampato negli Stati Uniti d’America

      Originalmente pubblicato da Breathless Press.

      www.Rebekah-Lewis.com

      ––––––––

      DEDICA

      ––––––––

      Hermes mi ha promesso che avrei potuto volare in giro in groppa a Pegaso se gli avessi dedicato questo romanzo.

      Sto ancora aspettando di farlo.

      Sommario

       Copyright Pagina

       CAPITOLO UNO

       CAPITOLO DUE

       CAPITOLO TRE

       CAPITOLO QUATTRO

       CAPITOLO CINQUE

       CAPITOLO SEI

       CAPITOLO SETTE

       CAPITOLO OTTO

       CAPITOLO NOVE

       CAPITOLO DIECI

       NOTE DELL’AUTRICE

       SULL’AUTRICE

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      CAPITOLO UNO

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      "Hermes!"

      Pessimo tempismo. Hermes si fermò quando riconobbe la voce. Solo una persona poteva racchiudere così tanta disapprovazione e giudizio in sole due sillabe. Sfortunatamente, la voce apparteneva all'unica dea nella quale non era disposto a imbattersi. Preparandosi, lui si voltò e la affrontò.

      Hybris, la dea dell'arroganza, gli lanciò un'occhiataccia, con le braccia incrociate e tacchi a spillo rosso sangue che picchiettavano impazientemente. I suoi lunghi capelli scuri ondeggiavano in modo innaturale nella brezza. Lei non si scompose; ricadde in una posizione perfetta, senza che un capello fosse fuori posto. Le donne umane devono odiarla.

      Un adolescente mortale, a qualche metro dietro di lei, diede una gomitata al suo amico che rideva in modo odioso. "Fratello ... Penso che quella bella ragazza abbia appena detto a quel tizio che lui le ha attaccato l'herpes!" Il suo amico rimase a bocca aperta mentre fissava la schiena di Hybris.

      "Tenete i vostri commenti per voi, per favore", mormorò Hermes mentre si lanciava in volo.

      Nel giro di tre secondi, le ali tatuate intorno alle sue caviglie si estesero dalla sua carne e lui si avvicinò ai ragazzi, colpì la loro testa e poi tornò nel punto preciso di prima. Missione compiuta, le appendici piumate bianche svolazzarono contro la sua pelle, affondando di nuovo in essa e lasciando il contorno scuro come unica prova visibile della loro esistenza.

      "Era necessario?" Hybris fece un sorrisetto mentre gli umani strofinavano i loro crani e cercavano di alzare se stessi e i loro skateboard da terra. "Avresti potuto creare un danno cerebrale a quei poveri ragazzi".

      "Come se davvero ti importasse. Pensavano che tu avessi detto herpes. Mi ha fatto incazzare".

      "A loro difesa, il tuo nome è diverso per una lettera da herpes. È divertente. Dovrò ricordarmi di chiamarti così quando mi fai incazzare. Il che succede spesso". Sentì il bisogno di aggiungere qualcos’altro. "Come adesso".

      "Possiamo uscire dalla strada popolata? Ho bisogno di bere alcolici e di una vasca idromassaggio se devo ascoltare qualunque cosa tu sia venuta qui ad insinuare". Le afferrò il braccio e la tirò contro il suo petto. Il centro di una strada di Los Angeles piena di turisti e paparazzi non era la migliore location per il loro inevitabile scontro. Il suo sussulto di sorpresa lo fece sorridere mentre la sollevava nel suo abbraccio e si allontanò troppo velocemente perché gli umani sottostanti se ne accorgessero. Prima che la dea avesse qualcosa da dire sul suo comportamento da macho, Hermes scese nel patio posteriore della sua casa privata sulla spiaggia di Malibu.

      Per capriccio, lui lasciò cadere Hybris nella piscina, nella zona poco profonda.

      Sembrava perfetto.

      Lo schianto che fece ritornando in superficie per prendere aria fu sorprendentemente più forte e meno aggraziato di quello che aveva fatto quando era entrata. Sinceramente, non c'era mai stato suono di indignazione più bello.

      "Figlio di puttana!"

      "Ora questo è grave, non credi? Mia madre non c'entra niente".

      Hybris si lanciò fuori dalla piscina e tentò di buttarcelo dentro, ringhiando mentre lo attaccava. Hermes cercò di sfuggirle e lei quasi cadde di nuovo.

      "Potrei farlo tutto il giorno, ma arriva al punto. Che cosa ho fatto questa volta? Tagliarmi i capelli troppo corti? Indossare troppe infradito in inverno? Portare un costume da bagno alla moda? Ogni volta che ti presenti c'è sempre qualcosa che non va". La sua semplice presenza gli ricordava cose che aveva dato per scontato tanto tempo prima. La sua vista lo faceva soffrire, costringendolo a distogliere lo sguardo, fingendosi distratto. Sapere cosa gli aveva fatto le avrebbe fatto solo che piacere.

      Hybris scosse l'acqua dal suo corto prendisole nero, un accostamento assurdo. I prendisoli dovevano essere solari, estivi. Il nero non era nessuna di quelle cose, ma nemmeno lei. Hybris personificava la sensualità. Lei aveva perso una delle sue scarpe nel fondo della piscina. Rendendosene improvvisamente conto, lei allungò la mano e rimosse l'altra, borbottando sul fatto che si erano rovinate e la lanciò sopra la sua testa. Hermes si abbassò, ma la finestra dietro


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