Ombre di occaso. Alfredo Oriani

Ombre di occaso - Alfredo Oriani


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       Alfredo Oriani

      Ombre di occaso

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066070274

       VOX CLAMANS

       PROLOGO

       IL MELODRAMMA

       IL MISTERO DELL'ANARCA

       ANDRÉE

       AL MARE, AL MARE

       DALLA LAGUNA

       LA BANCAROTTA DELLA SCIENZA

       IL DUCA DI REICHSTADT

       PASQUA

       L'ADDIO

       CHECCO

       IL MARITO CHE UCCIDE

       LA VERGINE

       LA TESTA DI BISMARCK

       LA POESIA DEL DOLORE

       EPILOGO

       Indice

      Anch'egli è morto.

      L'ultima volta, che lo salutai alla stazione di Bologna, la notte estiva era cupa; grosse nuvole si spostavano grevi nel cielo senza stelle, l'aria stagnava. Eravamo venuti a piedi per la nuova via della vecchia città, quasi deserta a quell'ora ma vivamente illuminata sotto i portici alti e sonori. Come sempre, egli parlava ammonendo, mentre a me pareva di sentire nell'aria, al disopra delle nostre teste, avvicinarsi qualche altra tristezza. Eppure la sua parola aveva la consueta limpidità quasi di alba, quando nel chiarore del giorno nascente traspare come la luce di un altro mondo lontano, e le prime voci della terra somigliano al murmure di una preghiera.

      — Bisogna credere, bisogna credere — ripetè due o tre volte, e il suo largo gesto si appuntò dinanzi a noi nella notte, verso qualche cosa che ci aspettava.

      Infatti egli aveva sempre creduto la sua meta vicina, e la mia più alta ma egualmente sicura attraverso tutti i pericoli e gl'inganni della via. Una fede ardeva in lui col quieto splendore di una lampada, rischiarando l'opera della vita già piena di risultati: aveva molto amato e pensato, combattuto, sofferto e vinto per sè e per i suoi senza che dall'anima una sola speranza gli si involasse per sempre. Come quei minatori che sfondano un monte perchè le locomotive possano oltrepassarlo, ed avanzano per le sue tenebre con una instancabile fiducia alla luce, mentre gli ostacoli raddoppiano ad ogni passo le sfide dell'impenetrabilità e le minacce della morte, era proceduto lentamente e fortemente dissimulando nella calma della costanza la sicurezza del pensiero. Perchè, in questa convulsa fretta della vita presente, egli era ancora un gran signore di altri tempi, che sapeva già la propria strada ed accettandone le inevitabili deviazioni moderne, serbava intatto in se medesimo il privilegio di tale fortuna. Invano questa sembrò sul principio compiacersi ad imporgli la prova della degradazione, così difficile per coloro nei quali l'orgoglio antico della famiglia accumulò le ripugnanze al lavoro volgare, che consuma il tempo e l'ingegno nell'assidua conquista di tutti i piccoli modi della vita, giacchè il suo spirito con mirabile modernità aveva prima della prova scoperto il segreto di rinnovare l'avito primato nel carattere stesso dell'epoca nuova. Così nel mezzo di ogni democrazia, nei tribunali e nei comizi, egli apparve il nuovo signore, che accetta la parità di ogni idea e di ogni funzione, sapendo di potere sempre in esse superare il volgo ieri ammalato di odio, oggi triste d'invidia contro qualunque virtù, dalla quale scenda il comando o si rilevi una qualche bellezza.

      Non ancora vidi in altri più pronto accordo di alterezza patrizia e di facile consuetudine, mentre la sua opera medesima di avvocato, nel dissidio degli interessi e nella gara della loro difesa, sembrava renderne impossibile il modo. Ma egli non era nato a questo, nè vi sarebbe a lungo rimasto, se la morte non avesse improvvisamente chiuso nel proprio enigma profondo la conquistatrice, ancora segreta, potenza del suo ingegno.

      Io e pochi altri amici della prima giovinezza lo conoscemmo subito ed intero: come alcuni di noi, egli aveva voltato le spalle a tragici dolori della fanciullezza, ma camminava già sicuro nella esperienza precoce, senza chiedere all'aurora più di quanto può dare: l'incanto fresco dell'aria sotto il cielo sereno, coi profumi che salgono lievi fra le canzoni della terra, dall'erbe e dall'acque sorridenti nel brivido del sole. Egli non era triste al pari di me; non aveva la nostalgia del passato e quell'impazienza dolorosa dell'avvenire, che toglie ogni gioia al presente, consumando indarno le forze migliori della sua preparazione. Mentre noi veleggiavamo nel sogno, stranieri e superbi su la folla dentro la quale solamente è la via della vita, egli ci ammoniva col fine sorriso di una ironia ancora piena di speranze, ed esercitava sopra noi tutti l'impero di una guida. Il suo cuore, diventato più largo nelle prime difficili prove, aveva perduto per sempre ogni credulità, ma serbava intatta la fede; il suo ingegno, invece di battere le ali verso le lontananze o le altezze senza cima del pensiero, ascoltava e guardava dappresso colla acuta curiosità che penetra e non dimentica più, accetta tutte le rivelazioni per scegliere tra esse, indovina e compone, giudica, indulge e consola senza arrestarsi lungo la via, perchè chiunque la trovi deve esservi seguito.

      Ma nel suo spirito nato a signoreggiare non erano le impazienze della vanità. Al pari di tutti gli eletti egli aveva il dono della simpatia, senza la quale non vi può essere elezione; sapeva piegarsi dinanzi alle cose e resistere agli uomini colla istintiva virtù, che misura in ogni atto tutte le forze di un'anima per vincerla dove natura già l'inclina; e quindi dalla sua parola fluiva una strana seduzione. Non era oratore nè scrittore; intendeva le più recondite bellezze dell'arte, ma non avrebbe potuto ripeterle; la sua parola lucida ed acuta passava attraverso le più folte difficoltà come un raggio illuminando senza ferire; la sua alta e massiccia figura pareva di atleta, e il suo spirito aveva quella grazia lieve, che attenua la sconfitta e la vittoria di un imprevidibile accordo. Ovunque, in mezzo al popolo, dove più irritate ridono le passioni, nelle assemblee e nei comitati, fra gli elettori e gli eletti; altrove, nei circoli mondani o politici, fra principi del sangue o dell'ingegno, della finanza e del governo, alti nella potenza o nella solitudine; dinanzi al moderno patriziato femminile, così vario nella sua monotonia e difficile nell'effimera superiorità della sua bellezza, egli era, come fra noi, il gran signore moderno, che ha imparato tutta la vita oltrepassandone ogni classe, e può colla


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