Dubbi Amorosi. Pietro Aretino
ietro Aretino
DUBBI AMOROSI
Prefazione
Manifico utriusque ser Agnello,
voi, qui scribere scitis quare, quiae
spesse volte fate col cervello
di Bartolo e di Baldo notomia
e le leggi passate col crivello
nella vostra bizzarra fantasia,
questi dubbi, di grazia, mi chiarite,
ch’oggi in bordello han mosso una gran lite.
Dubbio I
Porzia fedel s’avea fatto chiavare
molt’anni col consenso del marito,
ma perché non potè mai figli fare,
ell’era da ciascun mostrata a dito:
un astuto villan fece chiamare
e fe’ di figli un numero infinito;
or il marito l’ha per vituperio,
utrum possa accusarla d’adulterio?
La legge adulter singulare, testo,
dice ad legem Juliam de adulterio:
quando il marito non accusi presto
la moglie, che gli fa tal vituperio
e sa ch’ella molt’anni in disonesto
modo si dà con altri refrigerio,
più non la può de crimine accusare
e a tutta briglia si può far chiavare.
Dubbio II
Aveva la Martuzza un giorno tolta
la medicina e non potea cacare;
ond’ella avea dolor e pena molta
e quasi tutta si sentia crepare.
Talché temendo di restar sepolta,
un grosso cazzo in cul si fe’ cacciare:
guarì, ma nel guarir gustò sapore.
E’ tenuta di dirlo al confessore?
Tutti i canoni voglion ch’il peccato
se non è volontario non si stima,
e che l’uomo non può dirsi dannato
se non vende a Satan se stesso prima;
unde, quicumque sit, non è obbligato:
decima quinta, quaestione prima,
concludo ch’è peccato veniale
e dirlo al prete poco o nulla vale.
Dubbio III
Avea la Panta, da bisogno astretta,
concessa la sua potta a un giovin saggio,
il qual trovò la via non molto stretta.
Né potè asciutto andar per il viaggio.
Ei mutò strada e andò per la più netta
e dell’altrui domin prese l’omaggio.
Ha l’altrui possession egli turbata
e questa via dev’essergli vietata?
La costumanza della terra mia,
scritta de servitude et in latino,
vuol a chi del passar non ha la via
sia costretto di dargliela il vicino;
e così ancora se distrutta sia
per strano caso o per voler divino.
Itaque dico che non fece male,
perché la via dee aver più vicinale.
Dubbio IV
La Doralice a un medico promese
dargli una chiavatura a tutto pasto
se guarito le avesse il mal francese,
che il fegato e ‘l polmon le aveva guasto.
Quel fe’ tutta la cura a proprie spese,
ma alfin lei si morì fra quel contrasto.
Tenetur ne la figlia, come erede,
dargli la chiavatura ch’egli chiede?
Messer Matteo deciso ha questo punto
e vuol che tai promesse non sien vane,
quand’egli a centotrentatré fu giunto
delle sue decisioni sovrumane;
ove vuol che promissio del defunto
obblighi quell’erede che rimane;
unde tenetur filia, ut volunt jura,
di dargli la promessa chiavatura.
Dubbio V
Un moro avea bisogno d’un ducato
e ad interesse lo volea pigliare;
ad Isabella Padoana andato,
che a questo modo ne solea prestare,
l’ebbe con patto scritto che cacciato
le avesse in cul, fin che l’avea a pagare,
un cazzo, ch’egli avea fuor di misura.
Questa convenzion può dirsi usura ?
Chi dell’impresto sol riceve prego
l’usura è ben dover perché si parta:
ma in questo caso che sia usura nego,
perché con l’infedel si fa la carta.
In capitolo ab illo questo allego,
decima quinta, quaestione quarta,
ov’è che il Papa usura far concede
con quelli che non son di nostra fede.
Dubbio VI
Un prete, ch’alla punta del suo cazzo
aveva un panarizzo da crepare,
gli fu insegnato da un cotal ch’a guazzo
del caldo d’una potta el fesse entrare;
egli a Giulia gentil non per sollazzo
lo mise in potta, ed era sua comare,
sol per non più sentir nel cazzo affanni.
Or qui fece egli ingiuria a san Giovanni?
S’al capitolo quinto voi notate,
decimo quinta, quaestione sesta,
vedrete alfin che Dio la volontate
e ch’il pensier via più riguarda questa
vita, che l’atto di necessitate
e semplicezza far gli uomini desta;
sicché scusar si può quel prete tale,
che di due mali fece il manco male.
Dubbio VII
Due drudi d’Isabella Milanese
per fuggir le question fero contratto:
l’uno la potta e l’altro il cul si prese;
e