Il piacere dell'onestà. Luigi Pirandello

Il piacere dell'onestà - Luigi  Pirandello


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Oh Setti, la mia figliuola ne morrà!

      Maurizio. Ma no, signora, vedrà che…

      Maddalena. Ne morrà! Se pure non commetterà prima qualche sproposito! Io ho condisceso troppo, capisco. Ma fidavo… fidavo che Fabio fosse più prudente… – Voi aprite le braccia? – Eh si, non resta più, difatti, che aprire le braccia, chiudere gli occhi e lasciare che la vergogna entri.

      Maurizio. Ma no, non dica così, signora! Se si sta provvedendo…

      Maddalena (coprendosi il volto con le mani). No… voi, voi non dite così, per carità! E’ peggio. Ah, credetemi, Setti, è rimorso, ora, ciò che in me non fu altro, prima, che debolezza. Ve lo giuro!

      Maurizio. Lo credo bene, signora.

      Maddalena. Ma non potete comprendere! Siete uomo, voi, e non siete neanche padre! – Non potete comprendere che strazio sia per una madre vedere la propria figliuola avanzarsi negli anni, cominciare a perdere il primo fiore della giovinezza… – Non si ha più il coraggio di usare quel rigore che la prudenza consiglia… dico di più, che l’onestà comanda! – Ah, l’onestà, che scherno, caro Setti, in certi momenti! Non possono più parlare le labbra di una madre, che – bene o male – è stata nel mondo… ha amato… – quando gli occhi della figliuola si volgono a lei quasi a implorare pietà! – Per non concederla apertamente, fingiamo di non accorgerci di nulla; e questa finzione e il nostro silenzio diventano complici, finché si arriva… si arriva a questo punto! Ma io speravo, ripeto, che Fabio fosse prudente.

      Maurizio. Eh… ma la prudenza, signora mia…

      Maddalena. Lo so! lo so!

      Maurizio. Se avesse potuto, lui stesso…

      Maddalena. Lo so… lo vedo… è come impazzito anche lui, poverino! E se non fosse stato quel galantuomo che è, credete che tutto questo sarebbe accaduto?

      Maurizio. Fabio è tanto buono!

      Maddalena. E lo sapevamo infelice, separato da quella sua moglie indegna! Vedete, questa, proprio questa ragione, che avrebbe dovuto impedire che si arrivasse fino a questo punto, è stata pur quella d’arrivarci! – Non siete sicuro voi – ditemelo in coscienza – che Fabio, se fosse stato libero, avrebbe sposato la mia figliuola?

      Maurizio. Oh, senza dubbio!

      Maddalena. Ditemelo, ditemelo in coscienza! Per carità!

      Maurizio. Ma non lo vede lei stessa, signora mia, come ne è innamorato? in che stato si trova adesso?

      Maddalena. E’ vero? è vero? – Non potete credere quanta consolazione dia anche un piccolo attestato, in un momento come questo!

      Maurizio. Ma che dice mai, signora! che pensa! Io ho per lei, per la signorina Agata il massimo rispetto, la più sincera e devota considerazione.

      Maddalena. Grazie! grazie! .

      Maurizio. La prego di credermi! Non mi sarei mai, altrimenti, interessato tanto.

      Maddalena. Grazie, Setti. E credete, quando una donna, una povera giovine ha atteso per tanti anni, onestamente, un compagno per la vita, e non lo trova, e alla fine vede un uomo che meriterebbe tutto l’amore, e sa che quest’uomo è stato maltrattato, amareggiato, offeso iniquamente da un’altra donna – credete, non può resistere all’impulso spontaneo di dimostrargli che non tutte le donne sono come quella: che ce n’è pure qualcuna che sa rispondere all’amore con l’amore e apprezzare la fortuna che quell’altra ha calpestato.

      Maurizio. Eh, si! Calpestato, povero Fabio! Dice bene, signora. Non se lo meritava.

      Maddalena. La ragione dice: – (No, tu non puoi, tu non devi) – non solo nel cuore di lei, ma anche nel cuore di quell’uomo, se è onesto, e in quello della madre che guarda l’uno e l’altra e si strugge. Si tace un pezzo; si ascolta la ragione, si soffoca lo strazio.

      Maurizio. – e alla fine viene il momento —

      Maddalena. – viene! ah, viene insidiosamente! – E’ una serata deliziosa di maggio. La mamma s’affaccia alla finestra. Fiori e stelle, fuori. Dentro, l’angoscia, la tenerezza più accorata. E quella mamma grida dentro di sé: – (Ma siano anche per la mia figliuola, una volta

      sola almeno, tutte le stelle e tutti i fiori!) – E resta lì, nell’ombra, a guardia d’un delitto, che tutta la natura intorno consiglia, che domani gli uomini e la nostra stessa coscienza condanneranno; ma che in quel punto si è felici di lasciar compiere, con una strana soddisfazione anche dei nostri sensi, e un orgoglio che sfida la condanna, anche a costo dello strazio con cui domani la sconteremo! così, caro Setti! – Non posso essere scusata, ma compatita sì. Si dovrebbe morire, dopo. Invece non si muore. Resta la vita, che ha bisogno, per sostenersi, di tutte quelle cose che in un momento abbiamo buttato via.

      Maurizio. Sì, signora. Ecco. E c’è bisogno, innanzi tutto, di calma. Lei riconosce che finora, qua, tutti e tre, lei per un verso, Fabio e la signorina Agata per un altro, avete fatto troppa parte al sentimento.

      Maddalena. Ah, troppa, troppa, sì, troppa!

      Maurizio. Ebbene. Ora bisogna che il sentimento sia contenuto, si ritragga, per dar posto alla ragione, eh?

      Maddalena. Sì, sì.

      Maurizio. Per far fronte a una necessità che non ammette indugio! Dunque… – Ah, ecco Fabio.

      SCENA SECONDA

      Marchese Fabio e Detti.

      Fabio (Entrando dall’uscio a destra, angosciato, disperato, smanioso, alla signora Maddalena). La prego, vada, vada di là! Non la lasci sola!

      Maddalena. Eccomi, sì… Ma pare che…

      Fabio. Vada, la prego!

      Maddalena. sì, si.

      A Maurizio.

      Con permesso.

      Via per l’uscio di destra.

      SCENA TERZA

      Fabio e Maurizio.

      Maurizio. Ma, dico, anche tu cosi?

      Fabio. Per carità, Maurizio, non dirmi nulla! Credi di aver trovato il rimedio, tu? Sai che hai fatto? Te lo dico io! Hai dato soltanto il belletto a un malato!

      Maurizio. Io?

      Fabio. Tu, si! L’apparenza della salute!

      Maurizio. Ma se l’hai chiesto tu stesso! Oh, intendiamoci! Non voglio far mica la parte del salvatore io!

      Fabio. Io soffro, io soffro, Maurizio! soffro per quella povera creatura, è per me una pena d’inferno! E me la dà appunto codesto tuo rimedio, che stimo giusto, e proprio perché lo stimo giusto, capisci? Ma è un rimedio esterno, che può salvare soltanto l’apparenza e nient’altro!

      Maurizio. Non conta più nulla, adesso? Eri disperato, quattro giorni fa, per questa apparenza da salvare! Ora che puoi salvarla

      Fabio. Vedo il mio dolore! Non ti sembra naturale?

      Maurizio. No, caro. Perché cosi non la salvate più! – Dev’essere apparenza? Bisogna che ve la diate! – Tu non ti vedi. Ti vedo io. E debbo scuoterti, per forza, tirarti su… darti il belletto, come tu dici! – Egli è qua, venuto con me. – Se si deve far presto…

      Fabio. Sì, sì… dimmi, dimmi… Ma già, è inutile! – Lo hai prevenuto che non lo faccio padrone


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