Novelle umoristiche. Albertazzi Adolfo
che ora stava peggio, gli raccomandava di mangiare senza complimenti, di mangiar tutto e mormorava:
– Si direbbe che costui non è avvezzo che agli estratti e ai peptoni chimici.
Infatti ogni incitamento divenne inutile, perchè l'altro diede a conoscere che non solo era sazio, ma che aveva mangiato troppo. Sempre cortese, dopo, dimandò:
– Stomaco?.. Pancia?..
– Ahi! – rispose Polla, a cui l'ebbrezza soltanto era cessata, non il male.
Per passare il tempo e arricchire la sua cultura l'uomo volante cominciò allora a toccare questa o quella cosa, rallegrato o stupito dalla forma di esse e dai nomi che ai suoi atti di richiesta gli diceva Polla.
– Catino… Già… per lavarsi; e quella, sì, la brocchetta dell'acqua… Sedia! si chiama sedia!.. Il letto, appunto, da dormire! Questo?.. Comò!; da tenervi i vestiti… chi ne avesse!
A che l'altro, con prontezza di lingua e di memoria, riepilogando:
– Catino per lavarsi; brocchetta dell'acqua; sedia; letto da dormire; comò da tenervi i vestiti chi ne avesse.
Era proprio un brav'uomo, oltre che bello; e da qualunque parte fosse giunto, per l'ingegno che aveva non poteva essere che un socialista. Pertanto, in un momento di tregua, l'ospite declinò il suo nome.
– Io ho nome Polla, e voi?
– Nome… Polla? – Non aveva compreso.
– Mi chiamo così! – Poscia, a spiegarsi meglio, finse che uno lo chiamasse «Polla!», e finse di rispondere: «Eh?»
– Io ho nome Edon! – esclamò l'altro avendo compreso bene.
– Fortunatissimo, caro Edon, di offrirvi la mia ospitalità e i miei servigi! – Polla disse, mentre gli prendeva e gli stringeva la mano; senza prevedere che dopo questo atto l'altro correrebbe al catino a lavarsi. Certamente in quel paese non usavano salutarsi in tal modo contrario all'igiene.
… Ripreso l'esercizio di nomenclatura e di lingua vi s'intrattenevano da quasi un'ora, quando Edon, non avendo peranche finito di ridere a veder Polla che accendeva una candela, s'abbandonò sul letto e in puro italiano lamentò:
– Oh che male allo stomaco! Oh che male alla pancia!
Era vero. Come aveva imaginato Polla, egli non era uso che ai cibi chimicamente ridotti, e aveva fatta un'indigestione grave di quel poco cibo nostrano.
Entrambi giacquero perciò fraternamente addolorati, eppur lieti di cominciare a intendersi e di poter chiacchierare? con le interruzioni di gastrici ohi ed ahi! Nè è meraviglia se già prima d'addormentarsi Polla ebbe appreso come Edon veniva da un luogo ove tutti gli abitanti volavano, e come era stato rapito dal vento. E poichè i giornali avevano preannunciato un ciclone in viaggio dall'Atlantico, giustamente il socialista pensò che l'amico proveniva da una qualche terra d'America; la quale, abbondando di ciottoli ch'erano smeraldi, rubini, diamanti e pezzi d'oro, doveva essere l'Eldorado.
III
… – E perchè fuggire da un paese come l'Eldorado?
– Ero infelice – mestamente rispose Edon, e rilevò gli occhi dal vocabolario italiano-volapuk che Polla, la mattina, gli aveva portato a casa e da cui egli in due ore aveva imparato quanto linguaggio basterebbe a certi eruditi professori per uso domestico se non universitario.
Alla risposta dell'amico, Polla s'intenerì. Non potendo credere che in un paese dove per le vie e per i campi tutti potevano raccogliere di quei tali ciottoli, ci fossero divisioni di classi, nè che dove gli uomini volavano ci fossero tiranni e mancasse la libertà, pensò che qualche terribile sventura, fuori dell'ordine economico e politico, avesse colpito l'uomo a lui caro, ormai, più che un fratello; e si propose di tenerlo allegro, distrarlo in ogni modo e, sopratutto, nascondergli i guai della nostra vita civile. «Edon ha cuore – diceva fra sè – ; ha l'intelligenza di un uomo perfetto; dunque per non affliggerlo con suicidi, delitti, miserie e con le carneficine internazionali e i resoconti dei Parlamenti, abolisco i giornali quotidiani!» Gli premeva insomma che, essendo irreparabile l'ordigno per volare, l'amico non scappasse per ferrovia appena fosse deluso e stanco del vecchio mondo e dopo che si fosse accorto del pregio che vi hanno i diamanti, gli smeraldi, i rubini e anche i pezzi d'oro.
Certo, sarebbe stato meglio per ambedue che Edon non apprendesse mai il potere delle gemme e dei quattrini in cui Polla le convertiva; e da bravo amico Polla ci si provò, recandosi lui solo dai gioiellieri con una o due pietre alla volta e piccine, e pagando di nascosto i conti all'albergo nel quale s'erano trasferiti. Ma presto l'altro volle andare in tram, dove curiosamente vide scambiare i soldi coi biglietti.
– Non usano questi da voi? – chiese l'amico con faccia tosta, mostrandogli le monete.
Edon sorrise; negò col capo; cercò di esporre l'ordinamento economico della sua patria. Ivi i quattrini non usavano più da secoli, perchè vi abbondavano i frutti della terra da cui la scienza chimica traeva e riduceva gli alimenti; vi abbondavano inoltre i prodotti del suolo necessari alle arti e alle industrie, sì che ciascuno viveva secondo il proprio bisogno e secondo il proprio desiderio.
Polla era rimasto intontito, quasi a ricevere un colpo di mazza sulla testa.
– Come? – gridò poi. – Non solo ci avete la realtà dell'ideale socialista, ma anche dell'ideale anarchico!
– Ideale socialista?.. – ripeteva Edon traendo il vocabolario, – Ideale anarchico? – ; e intanto Polla ricorreva alla difficoltà più grande che aveva incontrata ne' suoi studi e nella sua fede.
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