Una donna. Bracco Roberto
non l'hanno voluta?
È di lanetta leggera. Fosse roba d'inverno, si troverebbe a vendere facilmente. Ma è robetta di mezza stagione, e siamo in novembre…
(interrompendola) Sta benissimo. Dirò io tutto ciò alla signora. Lasciate lì la veste e non vi date pena. Non è necessario vendere questi stracci… Grazie tante, e addio. (La saluta con la mano, congedandola.)
Ma io non ho fretta. Posso aspettare.
Addio! Addio! Volete farmi il piacere d'andarvene?
Ah!.. ecco la signorina Clelia.
(arriva tutta scalmanata, con in mano un mazzo di fiori sciolti e alcuni cartocci. Giungendo, va difilata a dare un bacio a Mario.) Il portinaio m'ha detto che eri qui, e non so perchè mi son messa a correre per le scale, come se non t'avessi visto da una settimana… Ah!.. non ne posso più. (Pone sopra la tavola i cartocci, mette i fiori in un vaso, e si lascia cadere, trafelata, su una seggiola.)Male! Male, Mario mio! Le cose vanno male! Ma non te ne affliggere…
Si direbbe che vanno bene: hai fatto perfino una provvista di fiori.
Me li ha regalati…
Chi?
Un bel giovanotto. Ah! ah! ah! Saresti capace di crederlo?.. Me li ha regalati la solita vecchietta… Ella sa che io non ci posso stare a lungo senza fiori, come io so che ogni tanto una buona colazione la rende felice!.. (Rivolgendosi ad Angiolina con dissimulazione) E tu, Angiolina, come sei capitata qui? Che vento ti ha portata da questa parte?
È inutile di fingere, cara Clelia: lo so che avevi mandato a vendere anche questa vesticciola di lana… Ti ridurrai come una pezzente da non poter più uscire di casa.
(con un sorriso di bontà) Eh! Chi sa! Non tutti i giorni sono uguali! Bisogna sempre sperare! Ma a te, Angiolina, com'è saltato in mente di dire a Mario la faccenda della veste?
Egli mi rimproverava ch'io fossi venuta, e per giustificarmi…
Intanto, la veste è qui… Perchè?
Perchè, signorina mia bella, se vi contentate di poche lire, io farò un'altra giratina e cercherò di venderla; altrimenti è proprio impossibile.
Poche lire! Come sarebbe a dire? Una cinquantina?
Scherzate! Meno di dieci. Per dieci me l'hanno rifiutata.
Caspita! Mi arricchirò. Beh! Vendila come meglio puoi. Siano pure otto lire. Saranno sempre guadagnate.
(riavvolgendo la veste nel panno bianco e rimettendosela sul braccio) Volevo poi dirvi, se il signorino permette, un'altra cosa… (timida e prudente)riguardante… quell'altro abito…
(schietta) Quale altro abito?
(vorrebbe spiegarsi con gli sguardi) Ma come?! Non vi ricordate?.. (Le si avvicina e le dice all'orecchio:)Vi debbo parlare di premura…
Alzate la voce, donn'Angiolina! Alzate la voce! Qui non c'è bisogno di far tanti misteri, e, soprattutto… non c'è bisogno dei vostri servigi. Voi volete mettermi con le spalle al muro, volete. Non mi fate perdere la pazienza… Ve l'ho fatto capire, sì o no, che mi siete antipatica?
(rimproverando con mitezza) Mario!..
Ih! che maniere!.. Vi ho messo forse la mano nella tasca?
No, non me l'avete messa… (La prende per un braccio conducendola verso la porta) Non me l'avete messa; ma, per ora, andatevene.
(opponendo una lieve resistenza e guardando Clelia come se aspettasse un cenno di risposta)Un momento…
Andatevene… (La tiene sempre pel braccio.)
Ma…
(con un gesto la prega di pazientare.)
Andatevene. (L'accompagna sino alla porta, e glie la chiude in faccia.)
(umilmente) Perchè la tratti così? Che t'ha fatto di male quella poverina?
Non m'ha fatto nulla di male, ma il vederla bazzicare ancora in questa casa mi urta i nervi. La sua presenza mi ricorda troppo la tua vita passata e mi pare che lei possa rimetterti in relazione con tutta quella gente che t'ha rovinata.
(un po' celiando) Veramente, non è quella gente che ha rovinata me; sono io, invece, che, talvolta, ho rovinata quella gente… Intanto, tu credi che io possa lasciarmi adescare da donn'Angiolina? (malcontenta) È strano…
(alquanto irritato) Strano o no, quella femminaccia mi fa paura, ed io ti proibisco di…
(interrompendolo con dolcezza) Non la riceverò più, sta tranquillo. O che vogliamo litigare per donn'Angiolina?.. (Mutando tono) Permettimi, piuttosto, di farti il resoconto della mia giornata. È cominciata benino, sai; ma poi… ahimè!, ho sprecato fiato e tempo.
Sentiamo com'è cominciata.
(cava di tasca una scatolina di sigarette e gliene offre una) Provvisoriamente, fuma una sigaretta.
(pigliandola, la guarda) Perdio! Delle Tocos!
(con solennità burlesca) Bagnate dall'onorato sudore della mia fronte: le ho comprate.
(turbato, le rende la sigaretta) Grazie, io non ne voglio. Io non fumo sigarette di lusso…
(un po' mortificata e anche meravigliata) Credevo che per una volta… Gli è che stamane – ed ecco quel che ti dicevo – ho cominciato col far quattrini. Sicuro! Sono andata dalle Suore, le quali, come di solito, mi hanno accolta festosamente, e subito m'hanno data la buona notizia che il cuscino era stato venduto alla baronessa… Non mi ricordo a quale baronessa, ma insomma era stato venduto.
Il cuscino! Quale cuscino?
Come! Non l'avevi veduto? Non lo avevi ammirato? Già, hai ragione, io l'ho fatto di nascosto perchè non ero certa di riuscire. Ma sono riuscita!.. Era di raso azzurro, sai, chiaro chiaro: una tinta deliziosa; e sull'azzurro spiccavano i rami verde cupo e i fiori di velluto d'un rosa pallidissimo. Modestia a parte, un gusto sopraffino. Pareva un quadro… un quadro tuo! Che bellezza! Che bellezza!
Molte spese, però.
Oh! non molte… (Facendo il conto) Un trentacinque lire: non più.
E le Suore te l'hanno venduto per…
(imbarazzata come una bambina)… Per qualche cosa di meno. Ma guarda: per la prima volta bisogna transigere. Tutto sta a mettersi in carreggiata… Vedrai, vedrai che quattrini!
Sì, sì, vedrò. E che altro hai fatto?
Ero tutta contenta d'aver lucrato… – via lasciamene l'illusione – d'aver lucrato una bella sommetta, e mi sono messa in giro, perchè ho pensato: «profittiamo del buon quarto d'ora.» Avevo stabilito di non ritornare a casa se non avessi conchiuso