Sperduti nel buio: Dramma in tre atti. Bracco Roberto
Buona notte, signore! Grazie e a ben rivederla. (Indicando un avventore che aspetta in piedi) Emilia, vedi qua che paga.
(svogliatamente esegue.)
Professore, un galoppo finale non ce lo regalate?
(immediatamente attacca un galoppo.)
(al suo amico:) Ci siete, voi, don Lorenzino?
Sì, ci sarei, ma, mio caro don Achille, è tardi.
Appena le due.
E alle sette in punto devo trovarmi al Cimitero: sono di guardia io alla sala di deposito.
Un giretto solamente.
(Nunzio suona stringendo il tempo. I due uomini, un po' per la musica vertiginosa, un po' per gli urti della gente che se ne va, si confondono in tentativi vani.)
(al 2º Avventore, che s'avvia per uscire:) I miei complimenti, signore. E non dubiti, chè mendichi qua non faranno più apparizione. Già, se io fossi il governo, con la debita civiltà e considerazione, li impiccherei tutti!.. A rivederli, signori… Buon riposo!..
(che è l'ultima ad uscire ed è sola, passando per vicino la coppia, batte lievemente con la mano sulla spalla di Don Lorenzino) A rivederci, don Lorenzino!
Maestro! Maestro!.. (Va verso il Cieco per insegnargli il tempo, cadenzandolo con le mani.)
(s'interrompe.)
(a Ida:) Io non vi conosco.
Non importa. Può essere che mi rivedrete presto.
E dove?
(uscendo) Al Cimitero: nella sala di deposito.
Be'!
(riattacca il galoppo.)
(riafferrando per la vita Don Lorenzino e cercando di prendere l'aire) Questo è il momento: taran, taran, taran…
(a mezza voce, assestando un pugno sul dorso di Nunzio) E finiscila, che non c'è più nessuno!
(cessando di suonare) M'era parso che…
(bruscamente) Che t'era parso, imbecillissimo?!
(non sentendo più la musica, siedono, aspettando che ricominci.)
(discende dalla pedana, e resta con gli occhi spalancati, senza sguardi, senza colore, senza lucentezza, con l'espressione vaga e tetra di due simboli del vuoto.)
(sul comptoir, sonnecchia.)
(non si cura dei due uomini e comincia in fretta a sbarazzare i tavolini, riunendo bicchieri e bottiglie vuote sulla credenza, posando qualche bottiglia di liquore, qualche piatto di pasticcini sul comptoir.) Così non si può marciare in avanti. Si scombussola tutto il macchinario, e l'onore del locale diventa schifosissimo! Parlo con te, professore dei miei stivali! L'avventore paga il suo denaro, e vuole trovarci il suo tornaconto, che è nostro dovere di fornire.
(in tono pigro, sbadigliando) Se non hai amor proprio tu, ne abbiamo noi.
(umile) Le canzonettiste le ho accompagnate sempre abbastanza bene.
Le canzonettiste cantano con le gambe, e ognuno è buono ad accompagnarle con qualunque sinfonia. Ma la musica danzante? Là si vede il cervello del maestro! E tu la musica danzante non la sai maneggiare. E mi lasci anche il pianoforte aperto, animale! Non lo sai che se ci entra l'aria, si sfiata e perde ogni particolarità?
(rimonta sulla pedana, chiude il pianoforte e ridiscende.)
(ora smorza i lumi, lasciandone solo uno acceso. Si toglie la giacca e mette le sedie sui tavolini per poi spazzare.)
(che è rimasto finora stupidamente imbambolato) Dunque, professore, questo galoppo?
(pone una sedia capovolta sul tavolino presso cui sono seduti i due uomini.)
(a Franz:) Che c'è?
(continuando a sollevare seggiole) Si fa pulizia e poi si va a cuccia.
Non c'è più musica?
Sicuro! (Affaccendatissimo) Domani sera.
Curioso! (A Don Lorenzino:) Dobbiamo andare?
Per forza.
(mettendosi lentamente il cappello a tuba e una breve mantellina a pipistrello) E il nostro professore non viene?
Il professore resta qui.
(con la stessa calma di Don Achille si mette un cappelluccio floscio e un lungo paltò.)
(a Franz:) Già, intendo… (Si tocca gli occhi con un dito come per indicare d'aver capito che Nunzio è cieco.) Voi fate una bell'azione!.. Bravo! Bravo!.. (Si avvia.)
(mettendo una mano sulla spalla di Nunzio con curiosità gaia) Cieco nato?
(con un cenno della testa risponde di no.)
(seguendo Don Achille) Eh eh! Quanti brutti scherzi fa la natura!
(passando dinanzi ad Emilia si tolgono il cappello) Signora! – Signora!
(dorme.)
Buona notte, Franz.
Buona notte, Franz.
(abbreviando) Buona passeggiata! Buona passeggiata!
(I due escono.)
SCENA III
Che si possano rompere le gambe! (Apre in dentro l'uscio di vetro della bottega, e socchiude dal di fuori i battenti di legno.) Nunzio, vattene a letto. (Accende due mozziconi di steariche in due piccoli candelieri che sono sul comptoir. Si rivolge intanto a Emilia:) E tu, non lo vedi che sto sfacchinando come al solito? Metti almeno a posto sulle scansie questi liquori, questi pasticcini; lavami quei bicchieri…
Ho sonno. Sono stanca.
Di che? Se non fai mai niente!
Secondo te.
(portando in giro uno dei due mozziconi accesi procede alla pulizia. Cava fuori dal retrobottega una scopa, un recipiente d'acqua e una manata di segatura.) Stai di giorno e di notte su questo pulpito come un pappagallo sulla pappagalliera.
Lo vuoi tu che io ci stia.
Non sei buona che a pettinarti e metterti il negrofumo sotto gli occhi.
(senza alterarsi, mollemente) E anche questo serve alla bottega! Non è forse per la bottega che ti sei ammogliato un'altra volta?
(con