Moon Dance. Amy Blankenship

Moon Dance - Amy Blankenship


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      â€œMoon Dance”

      Serie “Legami di Sangue” - Volume Uno

      Author: Amy Blankenship & RK Melton

      A cura di Ilaria Fortuna

      Translated by Alberto Favaro

      Copyright 2012 Amy Blankenship

      English Edition Published by Amy Blankenship

      Italian Edition Published by TEKTIME

      Prologo

      La Foresta Nazionale di Angeles è la dimora di pericolosi puma e di giaguari importati dall’estero che vagano per i suoi vasti boschi. Talvolta, nelle notti limpide, il loro numero aumenta quando i mannari di Los Angeles, o “mutanti” come la tradizione popolare ha imparato a conoscerli, vagano per la terra selvaggia insieme ai loro cugini lontani. É in quelle notti che gli animali veri si nascondono nelle proprie tane mentre i predatori di città invadono i loro territori per cacciare o, in rare occasioni, per risolvere alcune questioni che non possono essere appianate restando tra gli umani.

      Non c’è nulla di più violento di questi combattimenti tra mutanti e, se uno di loro viene ferito, diventano pericolosi sia per gli umani che per le proprie controparti animali. Per proteggere gli umani con cui vivono, le dispute tra mutanti, quando è possibile, avvengono sempre lontano e il posto migliore è nei loro territori originari di caccia.

      Quella notte la foresta è diventata incredibilmente silenziosa quando i due proprietari del club più grande della città sono entrati nel territorio selvaggio, togliendosi i vestiti di dosso per lasciare che l’animale dentro di loro potesse correre liberamente. Quella notte erano alla ricerca della tomba di un vampiro che avrebbe potuto distruggerli entrambi.

      Nella profondità della foresta dove nessun umano poteva udirli, Malachi, il capo di un piccolo clan di giaguari, scattò nell’oscurità verso il suo avversario… un uomo che non avrebbe mai dovuto considerare come suo migliore amico. Il suo obiettivo era un altro mutante, con il sangue del puma che scorreva nelle sue vene, Nathaniel Wilder... suo socio in affari negli ultimi trent’anni.

      Malachi irruppe nella radura per trovare Nathaniel ad attenderlo lì, in piedi, nella sua forma umana. Dunque, facendo soltanto un paio di passi, si trasformò, tornando anche lui alla sua forma umana. Entrambi erano pericolosi a prescindere da ciò in cui si trasformavano. Da umani erano atletici, con muscoli d’acciaio tesi sotto la pelle. I mutanti invecchiavano lentamente ed entrambi sembravano essere poco più che trentenni, sebbene fossero ben oltre i cinquanta.

      Se fosse stato un film di Hollywood, ci sarebbero voluti parecchi minuti per assistere ad una trasformazione grottesca, ma questa era la realtà e, in questa radura, non c’erano mostri con la bava. La nudità non era un problema per un mutante e la luna splendeva su di loro come un riflettore attraverso un varco tra le nubi temporalesche.

      â€œNon c’è bisogno di arrivare a questo.” disse Nathaniel mentre restava al proprio posto, cercando di parlare al suo amico in modo ragionevole. “Ascoltami! É stato trent’anni fa e le cose sono cambiate... Io sono cambiato.”.

      â€œTrent’anni pieni di bugie!” tuonò Malachi, e la sua voce risuonò in tutta la radura. Il suo sguardo si volse verso il punto in cui aveva seppellito Kane e sentì le lacrime pungenti accumularsi nei propri occhi. “Per colpa tua l’ho relegato sottoterra... per colpa tua l’ho abbandonato per trent’anni!”

      â€œNon posso permettere che tu lo disseppellisca, Malachi! Sai cos’accadrebbe se tu lo facessi.” Nathaniel lo guardava nervosamente, mentre Malachi fissava con insistenza la tomba dell’uomo che una volta era il suo migliore amico. Non lo aveva mai capito. Kane era un vampiro ed era pericoloso.

      Erano due le ragioni che impedivano la collaborazione tra giaguari e puma... Kane, e la meravigliosa, disonesta e ingannevole moglie di Malachi, Carlotta. Nathaniel l’aveva amata per primo. Non avrebbe voluto che finisse in quel modo ma, alla fine, aveva risolto il problema in un impeto di gelosia... prendendo due piccioni con una fava.

      â€œEra il mio migliore amico e non mi ha mai tradito! Sei stato tu a pugnalarmi alle spalle!” Malachi respinse le lacrime di rabbia, allungò una mano e si toccò l’orecchino che indossava, l’orecchino di Kane. Dio, che cos’aveva fatto? Quando aveva visto Kane accanto al cadavere di sua moglie, era rimasto immobile in preda alla confusione, fin quando Nathaniel non aveva confermato che era Kane l’assassino.

      Lei era morta proprio lì in quel campo, così aveva pensato che la sola cosa giusta da fare fosse legare Kane a quel terreno… a quel suolo. Aveva rubato il libro degli incantesimi di Kane e lo aveva usato contro di lui per vendetta.

      Già, Nathaniel aveva ragione su una cosa. La maggior parte dei vampiri erano cattivi… ma c’erano alcune eccezioni e Kane era una di quelle. Ma non c’era niente di più malvagio di ciò che lui stesso aveva fatto. Quella maledizione avrebbe potuto essere spezzata solo dall’anima gemella di Kane.

      Malachi lo aveva trovato divertente, all’epoca, perché Kane era immortale e non aveva ancora incontrato la sua anima gemella. In passato, lui e Kane avevano spesso scherzato sul fatto che una donna del genere non sarebbe mai nata. La sua mente tornò indietro nel tempo al sorriso di Kane per quel discorso, e pensò tra sé ‘Dio dovrebbe avere senso dell’umorismo, per creare una donna che sopporti tutte le sue pagliacciate.’

      â€œÃˆ là sotto da troppo a tempo.” lo avvertì Nathaniel. “Con quella sete di sangue e quella follia che scorre in lui… se liberi Kane adesso, ci ucciderà e basta.”.

      Malachi alzò la testa, lanciando uno sguardo gelido a Nathaniel. “Dovrà uccidere solo me, perché tu sarai già morto.”.

      Dopo questa minaccia, entrambi gli uomini tornarono di nuovo alle loro forme animali.

      *****

      Ai confini del campeggio nel punto più vicino all’enorme riserva, Tabatha King, o Tabby com’erano soliti chiamarla tutti, sedeva sugli scalini del grande camper dei suoi genitori, guardando le stelle che uscivano timidamente da una fitta coltre di nubi. Soffiò via la frangetta dagli occhi, felice che avesse finalmente smesso di piovere.

      Era la prima volta che andava in campeggio e l’ultima cosa che voleva fare era restare chiusa nel camper. Era stata così eccitata per quel viaggio, ed era stata ancora più felice quando le avevano permesso di portare Scrappy, il cagnolino di casa. Aveva dovuto pregarli ma, dopo aver promesso di prendersi cura del suo piccolo amico, un cucciolo di Yorkshire, alla fine aveva avuto la meglio contro i genitori restii.

      In quel momento Scrappy stava abbaiando verso il buio e si dimenava, per il desiderio di inseguire le ombre che avevano attirato la sua attenzione. La bambina rimase senza fiato quando all’improvviso Scrappy si liberò dal guinzaglio e scappò. Lei si alzò sui gradini di acciaio, il cucciolo sfrecciò attraverso una piccola apertura alla base della recinzione, che separava il campeggio dalla riserva di caccia.

      â€œScrappy, no!” urlò Tabby, lanciandosi all’inseguimento del cane. I suoi genitori contavano sul fatto che lei non lo perdesse. Si fermò davanti alla recinzione e fece un respiro profondo osservando l’oscurità degli alberi. “Io non sono una fifona.” si morse il labbro inferiore con determinazione prima di inginocchiarsi per esaminare l’apertura.

      Dopo un paio di tentativi, riuscì ad infilarsi e a passare attraverso lo stesso buco nella recinzione, e cominciò a correre nel bosco seguendo il suono dei latrati in lontananza. “Mi metterai nei guai.” sussurrò con rabbia, poi cominciò a schioccare la lingua sapendo che il cucciolo spesso accorreva sentendo quel rumore.

      â€œTabby, dove sei?”

      Dietro di sé, Tabatha udì sua madre chiamarla, ma era più interessata a riportare il suo cane al campeggio. Scrappy era il suo cucciolo e doveva prendersi cura di lui. Così, invece di rispondere a sua madre o di chiamare il


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