Hela Si Prende Una Vacanza. Rebekah Lewis
Hela Si Prende Una Vacanza
Questo è un lavoro di finzione. Nomi, personaggi, imprese, luoghi, eventi e accadimenti sono prodotti dell'immaginazione dell'autore o utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o morte o eventi reali è puramente casuale.
Edito da Sandra Sookoo
Copertina di Victoria Miller
Tradotto da Monja Areniello
Copyright © 2019 di Rebekah Lewis
Tutti i diritti riservati.
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Stampato negli Stati Uniti d’America
www.Rebekah-Lewis.com
Dedica
"Vaste, fredde e vuote erano le sale della Regina delle Nevi".
Prologo
La fortezza di Hel, Niflheim.
Il ghiaccio era cristallizzato sui pilastri della stanza del trono di Hela mentre lei guardava il petto di Níðhöggr alzarsi ed abbassarsi, mentre il grande drago del gelo giaceva addormentato alle radici di Yggdrasil. La sua compagnia era così noiosa che persino un drago aveva rinunciato al suo unico compito: rosicchiare le radici che lo legavano a questo regno – e ora dormiva. Hela non poteva incolpare la creatura, perché lei non riusciva a sopportare il suono del suo ritmo mentre vagava nella fortezza che suo padre, Loki, e gli Æsir avevano costruito per lei.
"È un grande onore avere un proprio regno da governare come desideri", aveva detto Loki. "Persino a Thor non è stato offerto un simile regalo ed è costretto a rimanere su Asgard con il resto di noi".
Hela non era sicura che la parola regalo descrivesse la situazione così bene. Era più simile ad una prigione. Una punizione per il suo status. Certo, lei era in parte gigante per nascita, ma a differenza dei suoi fratelli bestiali Jörmungandr e Fenrir, poteva trasformarsi indifferentemente da dea a mortale grazie al suo aspetto e alla sua altezza. Dal momento che i giganti erano inclini alla natura violenta, gli Æsir non si fidavano di lei nonostante il fatto che Hela non avesse mai schiacciato un insetto che avesse osato volare troppo vicino a lei, nelle rare occasioni in cui qualcosa strisciava così in basso su Yggdrasil. Invece, mentre tutti quelli che lei conosceva erano costretti a vivere insieme, lei era stata cacciata e intrappolata in un mondo di ghiaccio, oscurità e morte. Dove temeva sarebbe diventata fredda e inflessibile come il gelo che la circondava, come se lei già non lo fosse. Anche la sua pelle e le sue labbra avevano assunto una tonalità bluastra dal freddo che sentiva ma non soffriva.
"Cosa ha fatto oggi mia figlia passeggiando per le sale di Helheim?"
Con un sussulto, Hela si girò e vide suo padre appoggiato a uno dei pilastri ghiacciati con le braccia incrociate sul petto. La sua tunica e i pantaloni di pelle nera si stagliavano dietro di lui contro il bianco pallido e blu della sua fortezza.
Non osava dimostrare la sua eccitazione nell'avere qualcuno con cui parlare. Loki trovava il suo desiderio di interazione alquanto sgradevole. Non adatto alla regina dei morti. Invece, lei cercò di sembrare il più disinvolta possibile. "Niflheim".
Loki si accigliò. "Hela … Quante volte te lo devo dire? Se vuoi invocare paura e rispetto, il nome del tuo regno dovrebbe essere audace. Dargli un nome per te stessa".
Sempre lo stesso argomento. Era stato lui a nominare la fortezza Hel, cercando di riferirsi a Niflheim come Helheim. Perché lui non aveva rispettato il suo desiderio di stare da sola? "Non desidero invocare paura e rispetto, preferirei lasciare questo regno ed esplorare gli altri otto". Come riusciva a vivere in un mondo di morte fredda e raffinata e bramare calore e luce, non lo sapeva. Sognava di vivere la vita come le anime che si avventuravano attraverso le sue sacre sale. Per capire perché la imploravano per una seconda possibilità. Perché i mortali e le divinità volevano che lei infrangesse le leggi della natura e rilasciasse un'anima a Midgard o Asgard o da qualunque regno provenisse. "Almeno uno di loro, Uno qualsiasi di loro".
Beh, forse non Muspelheim, con i giganti del fuoco che desideravano la guerra contro il resto dei nove mondi, soprattutto verso Asgard. Eppure, gli altri …
Loki scosse la testa e si pizzicò la punta del naso tra il pollice e l'indice. "Sei ingenua e inesperta nonostante i molti secoli che hai vissuto". Forse perché nulla cambia mai! Si era risentita di essere stata chiamata inesperta, anche se suonava veritiero. "Un giorno, uscirai da questa impudenza e abbraccerai il tuo diritto di nascita. Tu, tra tutti i miei figli, sei l'unica ad essere trattata con rispetto dagli altri, perché rischieresti di rovinarlo uscendo nel mondo per diventare corrotta?"
Ciò che suo padre non riusciva a capire era che, sebbene lei fosse la sua unica progenie che assomigliava agli altri dei, ciò non la rendeva una di loro. Lo stesso Loki non era Æsir – né lo era lei – ma solo un mezzo dio. Odino lo amava come un figlio, così gli era concesso di vivere ad Asgard nel suo tempo libero. Un privilegio che lui utilizzava per tramare ed ingannare quelli che avevano cura di lui. Un giorno tutto sarebbe caduto a pezzi intorno a lui, ma per il momento lei era gelosa di tutto ciò che lui aveva e a lei mancava. Come la libertà di viaggiare da un regno ad un altro. Vivere e amare tra i mortali. Fare esperienza. Forse desiderava la vita perché la morte era tutto ciò che conosceva. Non desiderava poi così tanto.
Preoccupandosi dell’attuale discussione, Loki chiese: "Di cosa avresti bisogno per essere felice, figlia mia?"
Si girò verso il grande focolare, dove le fiamme azzurre guizzavano mentre parlava senza pensare: "Vivere una vita diversa per un po’". Hela sollevò lo sguardo verso il suo riflesso nei frammenti sparsi di un grande specchio che pendeva sul muro sopra il mantello in milioni di schegge piuttosto che un intero insieme. Era perfetto, visto che il suo spirito si sentiva altrettanto spezzato e dilatato. Aveva bisogno di qualcosa di più. Lo specchio le ricordava anche i mortali di Midgard, così facilmente spezzati che riflettono tanta luce prima di oscurarsi per risiedere qui, con lei, nell'ombra dell’eternità smerigliata.
"Vorrei essere mortale, in questo modo potrei prendere le mie decisioni e vivere come mi piace. Non ho mai richiesto questo regno di morte, non ci sono nata. E’ stato creato perché gli Æsir non sapevano cos'altro fare con me". Certo, i suoi fratelli erano bestie, ma che cosa aveva mai fatto per spaventarli? Era cresciuta senza rabbia, ma l'amarezza rimaneva.
Loki non rispose per lunghi momenti. Così a lungo, infatti, che Hela pensò che se ne sarebbe andato, ma poi posò la mano sulla sua spalla e una gentilezza a cui non era abituata da lui allentò la tensione dei suoi muscoli al contatto. "I mortali sono i più grandi sciocchi di tutti e nove i regni. Perché desideri una cosa del genere?"
Lei incontrò il suo sguardo ancora una volta. I suoi occhi erano di una tonalità di blu tanto più scura e più ricca della sua ombra. Eppure, dove i capelli di Loki erano chiari e dorati, i suoi erano scuri, quasi neri. Erano diversi in tutto, tranne che per il sangue. "Perché non ho mai messo piede fuori da questa fortezza da quando ero piccola, non ho mai avuto la possibilità di vivere, solo servire".
Rilasciando la presa sulla sua spalla, annuì. "Capisco e se dovessi sperimentare la vita mortale e trovarla carente – quale è – torneresti qui a Helheim senza discutere? Interromperesti questa follia?"
Rise nervosamente, torcendosi le mani e grata che l'irrequietezza fosse nascosta dalle lunghe maniche a campana del suo abito grigio chiaro. "Se la trovassi carente, allora sì, ma potrei innamorarmi … vorrei restare se succede". Si passò una mano sulle gonne. "Temo che una semplice prova non sarebbe mai abbastanza se fosse così". Forse non era l'amore che desiderava esattamente, ma un compagno. Eppure … quelli che cercavano di influenzarla per restituire un'anima ai vivi lo facevano sempre per amore. Il concetto era elusivo e la incuriosiva.