Papà Prende Le Redini. Kelly Dawson

Papà Prende Le Redini - Kelly Dawson


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      Papà prende le redini

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      di

      Kelly Dawson

      Copyright © 2016 by Stormy Night Publications and Kelly Dawson

      Copyright © 2016 by Stormy Night Publications and Kelly Dawson

      Tutti I diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o copiata in alcun modo e sotto alcuna forma, sia essa elettronica o meccanica, compreso per fotocopia, registrazioni, o qualsiasi altra modalità di raccolta dati, senza il permesso esplicito dell’autore o dell’editore.

      Pubblicato da Stormy Night Publications and Design, LLC.

      www.StormyNightPublications.com

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      Dawson, Kelly

      Papà prende le redini

      Cover del libro di Oliviaprodesign

      Sommario

       Copyright Pagina

       Papà prende le redini

       Capitolo Uno

       Capitolo Due

       Capitolo Tre

       Capitolo Quattro

       Capitolo Cinque

       Capitolo Sei

       Capitolo Sette

       Capitolo Otto

       Capitolo Nove

       Capitolo Dieci

       Capitolo Undici

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      Questo è un libro per adulti. Le sculacciate e tutti gli altri giochi di natura sessuale che vengono descritti in questo libro sono frutto di fantasia, e rivolte ad un pubblico adulto.

      Traduzione di Patrizia Barrera

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      Capitolo Uno

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      "Mi hanno dato il lavoro, Annie!" esclamò Bianca trionfante e agitando le mani in aria, entrando nel salotto di casa sua, dove sua sorella era accomodata sulla poltroncina di pelle La-Z-Boy, una coperta di lana colorata sulle ginocchia, e una rivista aperta sul tavolino da caffè accanto a lei. "Inizio domani!"

      Annie le sorrise. "Sono contenta - ero convinta che ti avrebbero presa."

      "Devo ringraziare il signor Lewis, Tom; all’inizio era un po’ riluttante, mi ha anche preso in giro per il fatto che sono una ragazza, ma alla fine ha accettato di darmi una possibilità, a differenza di tutte le altre stalle in giro che ho contattato."

      "Sarai bravissima, Bee. - mormorò Annie - Hai un’abilità innata coi cavalli. Solo, stai attenta che la tua sindrome di Tourette non si metta in mezzo ai tuoi sogni." Sospirò lievemente e si accasciò sulla sedia; lo sforzo di parlare l'aveva esaurita.

      "Non sanno della mia Tourette." confessò Bianca.

      Annie si alzò di scatto. "Che cosa? Non gliel'hai detto? E perché?"

      Bianca si strinse nelle spalle. "Sai com'è, Annie. – disse - Nessuno si preoccupa di capire la mia malattia, danno tutti per scontato che ne sanno abbastanza, e solo perché i media ultimamente ne hanno parlato.”

      Annie annuì leggermente. "Hai ragione, Bee, ma devi dirglielo! Cerca di fargli capire cosa significa per te. Fai in modo di parlargliene, in modo che non dovrai stare continuamente in ansia. Magari non faranno nemmeno caso ai tuoi tic, ma devi dirglielo." C’era un velo di preoccupazione, nella voce di Annie e Bianca sapeva che sua sorella aveva ragione. Era passato molto tempo da quando la sindrome di Tourette le aveva rovinato la vita, ma sapeva quanto poteva rivelarsi dannosa. Sospirò.

      "Va bene, Annie, glielo dirò." promise. Poi le rivolse un sorrise. "Sai, è quasi divertente. Sei tu la vera malata, eppure eccoti qui, a proteggermi." Bianca allungò la mano per prendere quella di sua sorella, e la strinse delicatamente. La presa di Annie era molto debole, e lei stessa era tanto fragile. Ma il suo sorriso era pieno di calore.

      "Ci siamo sempre protette a vicenda, Bee; abbiamo sempre vissuto l’una per l’altra.”

      "Come farò ad andare avanti senza di te, Annie.. – mormorò tristemente Bianca – Mi mancherai tanto."

      "Non sono ancora morta, Bee." disse Annie con fermezza. Ma entrambe sapevano che era solo questione di tempo: la prognosi di Annie non era buona. Le era stato diagnosticato un cancro terminale tre anni prima e, sebbene avesse combattuto coraggiosamente, era chiaro che ormai il suo corpo non ce la faceva più. A soli venticinque anni, quindici mesi meno di Bianca, Annie era l’ombra di se stessa. La ragazza, un tempo così vivace, si era ridotta a uno scheletro, quasi calva per i danni di una inutile chemioterapia, e incapace di fare due passi da sola prima di essere sopraffatta dalla debolezza e dai conati di vomito.

      Bianca si sedette sul divano accanto alla poltrona di Annie, e si mise comoda per passare la serata con sua sorella. Ora che la malattia era progredita così tanto e così rapidamente, ad Annie non piaceva più stare da sola, e il loro padre maniaco del lavoro di sicuro proprio in quel momento stava affogando i suoi dispiaceri nell'alcool al pub dietro l’angolo. Benché se ne fosse andata di casa quando loro erano solo due bambine, la loro madre aveva fatto un mezzo tentativo di tornare nelle loro vite quando aveva scoperto che Annie era malata, ma Bianca non glielo aveva permesso. Provava solo rancore per la donna che le aveva abbandonate da piccole, lasciandole da sole col padre per rifarsi una vita con lo yogi guru con cui aveva una storia, e andandosene con lui in India per “ritrovare se stessa.” Bianca ignorava se poi ci fosse riuscita, ma dal canto suo andandosene aveva perso per sempre le sue figlie. Annie era più comprensiva di Bianca, ma anche lei non aveva mai perdonato quella stupida donna che le aveva lasciate per così poco.

      Con il padre che lavorava fuori casa tutto il giorno, era toccato a Bianca di prendersi cura di Annie. C’erano delle volontarie della chiesa locale che venivano a farle compagnia un paio


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