Vampiri Gemelli. Amy Blankenship
dolcemente. Allora le leccò lievemente il collo, facendo scivolare la lingua fino alla sua bocca.
“Ti voglio.” le sussurrò, imponendo una lieve violenza alle sue labbra per convincerle ad aprirsi. Poi la baciò con passione.
Kyoko chiuse gli occhi e si lasciò andare. Non era la prima volta che Tasuki le rubava un bacio…ma non era mai stato così appassionato come quella sera. Si ribellò debolmente alla sua violenza…ma poi lo lasciò fare.
Tasuki gemette, assaporando la dolcezza delle labbra di Kyoko. Le sue braccia scivolarono attorno alla sua piccola vita, e la sollevò leggermente, tenendola intrappolata tra lui e l'auto. Premette più forte la gamba contro il suo inguine e si dondolò contro di lei. Quando Kyoko ricambiò il bacio, l’eccitazione di Tasuki salì alle stelle.
Kyoko sentì una delle mani di Tasuki spostarsi dalla spalla alla nuca, e affondare tra i suoi capelli ramati. Era felice che suo nonno non fosse tra i piedi, perché voleva che quella cosa continuasse. Per la prima volta desiderò saltare sulla macchina di Tasuki e proporgli di portarla a casa sua per passare la notte insieme.
Stava quasi per dirglielo, quando lui fece scorrere lentamente la mano dal ginocchio fino alla sua coscia…e poi più su, avvicinandosi pericolosamente alla sua vagina.
Cosa avrebbe provato, svegliandosi nel letto accanto a Tasuki dopo una notte d’amore? Avrebbero riso e scherzato come facevano di solito? O lui le avrebbe preparato la colazione…prima di prenderla di nuovo? C'erano così tante domande che la stuzzicavano e a cui avrebbe voluto dare risposta…e questo era un altro dei motivi per cui stava per dirgli che sarebbe andata a casa con lui.
Proprio mentre si stava lasciando andare al piacere, uno strano brivido le gelò la schiena…costringendola a divincolarsi dalle braccia di Tasuki. Aveva dovuto farsi forza per uscire dalla prigione delle sue cosce e costringerlo a farsi da parte, ma aveva la pessima sensazione che qualcuno li stesse spiando. Ci volle così tanta determinazione da parte sua, che sentì il ventre contrarsi dolorosamente.
Per un attimo rimasero immobili a guardarsi in faccia, respirando affannosamente. Poi Kyoko chiuse gli occhi, chiedendosi se anche lui avvertisse quella violenta pulsazione alle cosce.
Per tre volte aprì la bocca per parlare, ma non trovò il coraggio. Alla fine con voce tremante disse:. "Vai a casa Tasuki, starò bene." Tasuki fece una faccia talmente triste che per un attimo Kyoko pensò di rimangiarsi tutto. Ma il suo senso di disciplina prevalse. “Non mi succederà niente, te l’assicuro!” aggiunse, con forza.
Tasuki strinse i denti, ma non gli andava di costringerla. Era un po’ deluso, ma comunque quella sera aveva fatto un grande passo avanti nella sua conquista. Così decise di interpretare quell’ennesimo palo come una piccola vittoria. "Va bene, ma la prossima volta sarò io a portarti a casa." Ovviamente intendeva …casa SUA e, nello specifico, nel SUO letto!
Kyoko si mise in bella vista sotto un lampione per rassicurare Tasuki. Lui esitò, poi provò a raggiungerla, ma quando furono a pochi passi l’uno dall’altra lei gli fece intendere con lo sguardo che era meglio che non ci provasse, così lui fece dietro front e si avviò verso l'auto.
Era un po’ preoccupato per lei, e di nuovo si voltò a guardarla. Kyoko scorse un lampo di ansia nei suoi meravigliosi occhi ametista, e il cuore le fece un balzo.. Sapeva che era confuso ma non poteva farci niente. Non era la serata adatta per amoreggiare... o sarebbero stati entrambi in pericolo. Gli sorrise giocosamente, gli fece ciao ciao con la manina e gli gridò di non preoccuparsi.
Ormai sconfitto, Tasuki le sorrise di rimando e salì in macchina; poi le passò davanti e la salutò col clackson mentre prendeva la direzione di casa. Non riusciva a sentirsi tranquillo. Si girò di nuovo a guardarla…per assicurarsi che stesse bene…come se qualcosa lo costringesse a farlo. Aveva la strana sensazione di stare per perdere la sua Kyoko.
Non appena l’auto di Tasuki svoltò l’angolo, Kyoko smise si sorridere e si concentrò sulla sua mano. Immediatamente un dardo spirituale le apparve nel palmo. Bene: quella era l’unica arma in grado di difenderla davvero!
Aveva costretto Tasuki a tornare a casa da solo per metterlo al sicuro: era da quando erano usciti dalla biblioteca che sentiva un pericolo nell’aria, come se ci fosse qualcuno in agguato nell’ombra. In quel momento le parve di sentirsi uno sguardo gelido addosso, che le fece accapponare la pelle dal terrore. Si maledisse, per aver lasciato che Tasuki le facesse abbassare la guardia. Era colpa sua, non del suo amico!
Tasuki l'aveva aiutata a combattere i demoni quasi dal principio. Qualche tempo fa lei gli aveva persino procurato un'arma e sembrava che lui fosse davvero portato. Gli aveva insegnato molte prese mortali, in grado di aiutarlo a vincere in un qualsiasi combattimento, tuttavia…se Tasuki fosse stato ferito o peggio non se lo sarebbe mai perdonato!
Gli aveva mentito quando aveva detto che suo nonno sarebbe venuto a prenderla. La verità era che suo nonno non sapeva nemmeno che si trovava fuori. Ma doveva tagliare con le avances di Tasuki e spedirlo a casa, prima che il demone che li stava seguendo potesse approfittare del…loro stato di eccitazione e ucciderli. Ora che sentiva di amare Tasuki, desiderava proteggerlo ancora di più!
Se il demone li avesse attaccati mentre erano ancora insieme, di sicuro lui l’avrebbe aiutata a combattere. Ma negli ultimi tempi aveva fatto degli orribili incubi su di lui: lo aveva visto azzannato da un demone e sapeva che i suoi sogni non mentivano. Era in pericolo di morte, e questo le aveva tolto il sonno. Se Tasuki fosse stato morso e si fosse trasformato in uno dei demoni che erano soliti combattere…come avrebbe potuto trovare la forza di ucciderlo? Perché quello sarebbe stata costretta a fare…e non era affatto piacevole.
Tirando un grosso respiro si avviò lentamente a piedi verso casa…a circa un’ora di marcia da lì. Chi o cosa le stesse inseguendo avrebbe avuto tutto il tempo di mostrarsi.
Camminò per un paio di isolati senza che nessun mostro l’attaccasse. Dopo un po’ Kyoko iniziò a stizzirsi. Provò perfino a eccitare il demone, scostandosi i capelli di lato per esporre la nuca, quasi offrendosi su un piatto d’argento, ma a quanto pare il demone voleva prenderla per sfinimento. Questo la fece irritare ancora di più, perché era maledettamente stanca e non vedeva l’ora di chiudere la partita.
Di sicuro Tasuki era già arrivato a casa e le aveva telefonato, com’erano rimasti d’accordo. O almeno sperò che lo avesse fatto. La sua mente era ancora sotto l’eccitazione di quando lui l’aveva intrappolata contro la macchina, e le aveva piazzato la gamba tra le cosce, il che la fece gemere di frustrazione. Se quel maledetto demone avesse avuto il coraggio d’importunarla, lo avrebbe presi a calci in culo!
Camminando camminando, si trovò in un quartiere che non aveva mai visto, e avvertì il ringhio cupo di un cane in lontananza. La sua mente si allertò: sapeva quanto i cani odiassero i vampiri! Probabilmente avevano capito che, se un vampiro non riusciva a sgozzare una vittima umana…si sarebbe rassegnato a nutrirsi del sangue di un cane. I capelli le si drizzarono sulla testa quando al ringhio seguì un acuto guaito…come quello che emette un cane ferito a morte!
Poi il guaito si affievolì e infine cessò…e Kyoko capì che la povera bestia aveva smesso di respirare.
Con i sensi allertati, posò i libri a terra e fece finta di allacciarsi le scarpe. “Si comincia…” mormorò allegramente, come se si trattasse di una cosa da nulla.
Era convinta che il demone l’avrebbe attaccata da dietro, perché per la maggior parte erano dei codardi, e non gradivano che la vittima avesse la possibilità di difendersi. Ecco perché si era messa in quella posizione: con i suoi quarantotto chili di peso e la corporatura minuta, una fanciulla umana non avrebbe avuto speranza di salvarsi. Ma lei non era una ragazza qualsiasi.
Alzò gli occhi al cielo quando non successe niente. Riprese a camminare guardandosi per bene attorno, per capire dove si nascondesse il suo presunto assalitore…e alla fine lo vide. C’era un bambino dall’altra parte della strada, con un cane morto ai suoi piedi. La pelle e i capelli del bambino erano bianchi come la neve, ma anche da quella distanza poteva vedere che i suoi occhi erano neri…come la notte più profonda.
Che