Luna Calante. Ines Johnson

Luna Calante - Ines Johnson


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uscite direttamente dalla lavastoviglie."

      L'affascinante sorriso di Lance si affievolì al suo tono severo. "Sì, signora," disse, e poi le voltò le spalle per rivolgersi a Jordan. "Cosa posso portare a lei e alla signora questa sera, dottor Garcia?"

      Jordan sbatté le palpebre mentre guardava l'uomo, apparentemente preso alla sprovvista dalla domanda che gli era stata posta. "Stavo pensando alla bistecca..."

      Rhetta si schiarì la gola.

      Lo sguardo di Jordan trovò il suo. "O forse, preferirei..." La sua fronte si corrugò e strizzò gli occhi a Rhetta. "Il pollo?"

      Rhetta arricciò il naso.

      Jordan si morse il labbro. Studiò l'espressione di lei come se stesse cercando un indizio sul desiderio del suo cuore, o meglio del suo stomaco. Dopo trenta secondi, si arrese. “Cosa suggeriresti, cara?”

      "Perché non provi il salmone con le verdure?" suggerì Rhetta. "Sarà più digeribile per il tuo stomaco. E la consistenza della carne non richiede l'uso di un coltello da bistecca, il che ti eviterà di avere bisogno di altre posate."

      Lance alzò un sopracciglio verso Jordan. Jordan evitò di proposito lo sguardo dell'altro uomo.

      "Prenderò l'insalata di pollo con le patate. Per favore, assicurati che le patate siano croccanti e che il pollo sia cotto in olio d'oliva, non in olio vegetale." Rhetta prese il menu di Jordan, lo mise sotto il suo e li porse entrambi a Lance. "Ti stai segnando tutto, Lance?"

      Lance le sorrise, con una finta educazione tradita dalla smorfia della bocca. "È tutto qui dentro." Si tamburellò il dito sulla testa prima di abbassarla e girarsi per dirigersi verso la cucina. Mentre si allontanava, Rhetta lo sentì borbottare sottovoce, ma non riuscì a capire nessuna delle parole.

      “Sospetto che avremo un po' di starnuti e qualche colpo di tosse sulla nostra cena” disse Jordan mentre guardava Lance tornare verso le cucine.

      Rhetta guardò accigliata il suo accompagnatore. "Cosa vuoi dire?"

      Jordan aprì la bocca per spiegare, ma poi sembrò ripensarci. Invece, giocherellò con il tovagliolo che lei aveva appena ripiegato con cura per lui.

      "Ah," sospirò Rhetta. "Ho dimenticato di dire a quell'idiota di prendere anche dei tovaglioli puliti."

      "Rhetta," iniziò Jordan. "C'è qualcosa di cui voglio parlarti. Anzi, una cosa che voglio chiederti."

      Rhetta sbirciò oltre la spalla di Jordan, guardando Lance mentre si asciugava il sudore dalla fronte, stringeva la mano al vecchio signor Kornacki e poi afferrava ancora una volta la brocca dell'acqua. Decise in quel momento di rinunciare all'acqua offerta con la cena. In effetti, aveva intenzione di prendere Jordan per un braccio e marciare con lui fuori da lì finché Sarah non fosse tornata e avesse riportato le norme igieniche in quel luogo.

      "È solo che... Beh, stavo pensando... Siamo stati insieme per così tanto tempo... e, ho pensato che forse, forse era il momento per..."

      Tutta l'attenzione di Rhetta tornò su Jordan. Si sedette dritta sulla sedia. Ecco. Stava finalmente per farlo.

      “Beh, vai avanti,” disse.

      Jordan si tirò il colletto della camicia bianca, pulita e ben stirata. Indossava la cravatta che lei gli aveva regalato per festeggiare i loro tre mesi insieme. Per quell'anniversario, le aveva regalato un braccialetto. Al loro anniversario dei sei mesi, le aveva regalato degli orecchini abbinati. Era rimasto solo l'anello.

      Rhetta guardò l'orologio. Sapeva che sarebbe successo, ma non se lo aspettava prima del loro nono mesiversario. Jordan era effettivamente in anticipo, il che era un po' fastidioso.

      Se avesse saputo che lui le avrebbe fatto la proposta quella sera, non avrebbe indossato quel vestito. Sicuramente non avrebbe scelto quel ristorante. E Jordan sarebbe stato molto meglio con il suo blazer blu, per un momento come quello, invece di quello marrone che indossava. Oh, bene. Doveva solo gestire la situazione.

      Sapeva che Jordan era quello giusto, quello perfetto per lei. Era un veterinario, un mago con i suoi cani. La differenza di età era giusta, con lui che aveva solo qualche anno in meno, il che era eccellente, dato che Rhetta conosceva in prima persona il famoso detto ‘non si possono insegnare cose nuove ai cani vecchi’.

      Il detto non si addiceva tanto a Rhetta con le sue abilità. Aveva addomesticato molti cani selvatici nel corso della sua vita. Tuttavia, quando si trattava di maschi umani, era difficile mantenere la loro attenzione dal momento in cui iniziavano camminare su due gambe. Con un lupo, non c'era speranza di mantenere il controllo quando invece scopriva di avere quattro zampe.

      Ma Jordan non era un lupo. Jordan era tutto uomo. Beh, tecnicamente era metà maschio e metà lupo. Ma il suo lato da lupo non si era mai manifestato.

      La famiglia di Rhetta non avrebbe mai accettato che lei uscisse con un umano purosangue. Jordan aveva il marchio del lupo quanto bastava per essere accettato. Lo sperava. La sua famiglia non l'aveva ancora incontrato.

      Rhetta, riguardo i cani, diceva sempre che non era l’animale a dover essere addestrato, ma il suo proprietario. E da quel momento, Rhetta sarebbe stata l'orgogliosa proprietaria del dottor Jordan Garcia. Se avesse continuato con la domanda. Ma lui proseguiva a balbettare e a farfugliare rovinando il suo grande momento.

      "Cos'è che vuoi chiedermi, Jordan?" lo incitò Rhetta.

      "Beh, Rhetta, so che forse è presto, ma ormai sono sei mesi che stiamo insieme."

      Erano otto, ma lei decise di non menzionarlo ora che lui sembrava essersi dato una mossa.

      "E quando un uomo lo sa, lo sa.” Lui fece una pausa. La sua mascella cominciò a muoversi di nuovo mentre si mordeva l'interno della guancia.

      "Un uomo sa cosa Jordan?" chiese lei.

      "Un uomo sa quando ha trovato la donna giusta.” Lui fece di nuovo una pausa. Altre rughe gli spuntarono sulla fronte corrucciata.

      Rhetta annuì mentre aspettava. E poi gli diede un'altra spinta. "E tu hai trovato la donna giusta?"

      Jordan annuì, seguendo i movimenti della testa di lei. "Ho trovato la donna giusta con cui passare il resto della mia vita."

      Rhetta fece un respiro profondo, chiudendo brevemente gli occhi in una silenziosa preghiera di ringraziamento alla Dea della Luna. Ecco. Stava accadendo. Guardò fuori dalla finestra per vedere la luna crescente, e, quando lo fece, i suoi occhi si allargarono quando videro quella sagoma curva. Si voltò di nuovo per vedere Jordan che si metteva la mano in tasca e tirava fuori una scatola.

      "Fermati," disse lei.

      Jordan si bloccò con la mano ancora sul suo fianco.

      "Non puoi chiedermelo adesso." Lei indicò l'esterno. "Non c’è la luna giusta."

      Jordan guardò fuori dalla finestra, confuso.

      "Non puoi chiedere a un lupo di sposarti con la luna calante."

      Jordan sbatté le palpebre, la confusione che gli offuscava la vista. "Non sapevo che fossi così superstiziosa."

      Questo fece riflettere Rhetta. Non era superstiziosa di per sé, ma non voleva sfidare i cattivi presagi della luna. Mai. E la Dea della Luna si sarebbe davvero arrabbiata se Rhetta avesse accettato di accoppiarsi per la vita quando Lei non era piena.

      "Non puoi chiedermelo adesso,” disse. "Devi aspettare la luna piena."

      "Ma è domani sera. Io non sarò qui domani sera, ricordi? Devo andare da mia madre."

      Rhetta sospirò. La sua benedetta madre amante del beige, col grembiule allacciato stretto, perennemente malata.

      "Pensavo che non ti piacesse aderire alle usanze degli esseri lunari," disse Jordan.

      In genere lei non lo faceva. Preferiva i modi umani di muoversi nel mondo invece di quelli aggressivi, superstiziosi e arretrati dei suoi antenati licantropi.

      "Non mi importa in che modo facciamo le cose.


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