I Puritani di Scozia, vol. 2. Вальтер Скотт

I Puritani di Scozia, vol. 2 - Вальтер Скотт


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alla vista d'una banda di masnadieri.»

      E quasi lo invadesse lo spirito dei suoi maggiori; Bothwell! esclamò, Bothwell! e facendo impeto sulla cavalleria de' nemici, impeto sì forte, che di sbalzo uccise tre uomini di propria mano, la costrigneva a ripiegare.

      Ma Burley prevedendo quai conseguenze funeste avrebbe portata alla sua gente una rotta in quel punto, si trasse nelle prime file, e cercando Bothwell lo assalì petto a petto. Ognuno dei due combattenti veniva riguardato come il campion principale di ciascuno de' due drappelli che allor si azzuffavano, la qual circostanza diede luogo ad un avvenimento più facile a incontrarsi ne' romanzi che nelle storie. I soldati di entrambe le parti si soffermarono, come se l'esito di una singolare tenzone dovesse risolvere quello della battaglia. E di tale avviso mostraronsi Bothwell e Burley, perchè dopo brevi istanti di pugna generale, si arrestarono quasi di comune accordo per prendere fiato, e prepararsi a tale duello, ove ciascun dei due si accorgeva d'aver trovato nell'altro un degno competitore.

      »Riconosco in te lo scellerato assassino Burley, sclamò Bothwell brandendo la sciabola e digrignando i denti. Ti sei a me sottratto una volta, ma oggi (e qui aggiunse un giuramento che non oserei tampoco ripetere) quest'oggi o sospenderò alla sella del mio cavallo la tua testa posta a prezzo di tant'oro quant'ella pesa, o il mio cavallo se n'andrà senza padrone.»

      »Sì: disse Burley, lanciando un feroce sguardo sopra Bothwell, sì: io sono quell'Iohn Balfour, quell'istesso da cui avesti parola che s'ei giugneva a rinversarti non ti rialzavi più mai. Ti ricordi del giorno della rassegna?»

      »Ebbene! la morte o mille marchi d'argento!» e ciò esclamando Bothwell menò sull'altro un colpo di sciabola.

      »La spada di Gedeone è con me1,» gridò Burley parando il colpo, e a sua volta assalendo l'altro.

      Forse una pari tenzone non s'era ancor vista. Stava in entrambi i combattenti eguale vigoria di corpo, eguale coraggio, eguale arditezza; nè l'uno nè l'altro cedeva di maestria nel maneggio dell'armi e nel governo de' corridori. Ognun fece all'altro molte ferite fino allor non mortali. Ma andata in ischeggie la sciabola di Bothwell, gli fu addosso impetuosamente Burley che afferratolo per la bandoliera, lo scavalcò, e fu egli parimente trascinato dal peso del nemico in tale caduta. Accorsero in aiuto di Burley gli altri compagni, che i dragoni si sforzavano a rispignere, onde la pugna si fe' generale. Più d'una volta i cavalli passarono su i corpi de' due combattenti inveleniti oltre ogni dire l'un contro l'altro, e studiosissimi scambievolmente di darsi morte. Finalmente il piede d'un cavallo avendo fracassato il braccio destro a Bothwell, e Burley rialzandosi, costui di feroce gioia infiammato passò attraverso al corpo dell'altro la sciabola. Bothwell disarmato ebbe anche una volta il tempo di sorgere.

      »Trionfa sciagurato, gli disse. Tu versasti sangue di re2

      »Muori, soggiunse trafiggendolo una seconda volta Balfour, muori, cane avido di sangue! muori come vivesti senza fede, senza speranza…»

      »E senza paura». Il pronunziar tai parole fu l'ultimo sforzo vitale per Bothwell. Cadde in quell'atto e immantinente spirò.

      Il selvaggio Burley calpestò co' piedi il nemico trafitto; indi salito sul cavallo medesimo di Bothwell rimasto presso de' combattenti, galoppò in soccorso de' suoi partigiani, cui la caduta del sergente inspirò nuovo coraggio, come depresse la fiducia de' dragoni. Il successo quindi di quella pugna non fu più ne dubbioso nè disputato. Una parte de' Reali rimase uccisa, l'altra si diede a fuggire sbandatamente ver la palude. Ma Burley ordinò di non inseguirla, deliberato d'operare contro Claverhouse quel medesimo strattagemma che questi contro di lui ordinò. Spedito un uomo a cavallo che divulgasse a tutto il campo la notizia del buon successo ottenuto, mandò un ordine generale a' suoi di attraversare la fossa e attaccar battaglia su tutti i punti. Indi corse di galoppo col suo corpo d'armati per far impeto sull'ala destra degli inimici.

      In questo mezzo Claverhouse fe' il possibile per richiamar l'ordine fra suoi, venuti, com'è naturale, in tutto quello scompiglio che è l'effetto solito delle pugne intraprese contro regola e tornate con isvantaggio. I cacciatori da lui posti entro le macchie non si stavano dal molestare il nemico con un fuoco regolare e ben ordinato, perchè Claverhouse aspettava sempre di vedere le conseguenze della fazione da lui ordinata a Bothwell per movere indi contro i Puritani il restante del reggimento.

      In quell'istante gli si presentò innanzi un dragone coperto di sudore e di sangue, e il cui cavallo, col non potere tirar fiato dava a divedere che non era venuto di passo.

      »Ebbene! quai notizie abbiamo Holliday? (chiese il colonnello, che conoscea di nome tutti gli uomini del suo reggimento) ov'è Bothwell?»

      »Morto, rispose Holliday, e più d'un valoroso in sua compagnia.»

      »Il re ha dunque perduto un prode soldato, soggiunse colla solita sua indifferenza Claverhouse. Il nemico, non ne dubito, avrà compito egli il giro della palude.»

      »Sì, e con una grossa banda di cavalleria comandata da Burley, da quel diavolo incarnato che uccise Bothwell.»

      »Zitto là! lo interruppe Claverhouse, zitto là! vi proibisco il dirlo a chichessia. – Maggiore Allan, è duopo ritirarsi, la necessità ne costringe a tale partito. – Lord Evandale, richiamate i cacciatori, ed ordinate il reggimento in tre corpi. Allan comanderà il primo, voi rimarrete al centro, io starò al retroguardo, per tenere cotesti malandrini in faccende sintantochè abbiam raggiunto di nuovo lo spianato della montagna. Non perdete tempo. Vedo in moto tutta la loro linea, e certo or s'accingono a traversare il fossato.»

      »E che diverrà intanto di Bothwell e del Suo squadrone?»

      »Silenzio!» il colonnello interruppe Evandale, indi fattosegli all'orecchio: »Bothwell, disse, sta adesso al servigio d'un altro padrone. – Su via, miei signori! non abbiam tempo da perdere, ordinate il reggimento. Una ritirata, nol nego, è cosa nuova per noi, ma ne verrà il giorno di ricattarci.»

      Allan ed Evandale si preparavano ad eseguire tale comando, allorchè una porzione de' Puritani avendo già superata la fossa, movea, mandando grida spaventevoli contro i Reali. Claverhouse raccolse attorno di sè coloro ch'ei conoscea per li più valorosi, e a capo d'essi fece impeto su questo antiguardo nemico, parte uccidendone e parte rispingendone verso la fossa, che intanto era stata varcata da tutta la fanteria Puritana. Allora Burley incominciò l'assalto sulla sua destra, e Haxton di Bathillet a capo del suo squadrone di cavalleria faceva altrettanto sulla sinistra.

      Il maggiore e lord Evandale in veggendo che il colonnello e la sua poca truppa stavano per essere inviluppati, misero a banda le idee di ritirata, e ordinarono ai propri corpi il marciare in avanti per torgli d'impaccio. Ma si fatto comando non venne generalmente eseguito. I soldati avean già visti i preparamenti d'una ritirata, e molti di loro non vollero essere gli ultimi ad operarla; quindi il declivo della collina scorgeasi tutto coperto di fuggiaschi, i quali non pensavano che a mettersi in sicurezza.

      Non poterono dunque raggiugnere il colonnello se non se con un piccolo drappello d'uomini risoluti, che unirono i propri agli sforzi di lui per coprire la ritirata de' fuggitivi. Non fuvvi mai occasione in cui Claverhouse avesse dovuto far mostra d'intrepidezza cotanta. Egli era capo di tutti i fuochi da esso ordinati; e poichè il suo cavallo nero, e il pennacchio bianco lo additavano meglio ai nemici, ed era inoltre il principale scopo dell'odio loro, ei vedea ciascun colpo indirigersi contro di lui, e udiva le palle che gli fischiavano parallelamente alle orecchie senza dare a scorgere nè inquietudine nè turbamento. E non avendo egli riportata veruna ferita, i Puritani che il credean fatto invulnerabile dal demonio, asserivano di veder le palle, allorchè lo colpivano, tornare addietro a guisa di gragnuola ripercossa ad una rupe di granito. Altri, convinti che il ferro ed il piombo non avessero forza sopra di lui, rompevano le proprie monete d'argento per caricarne gli archibusi.

      Claverhouse combattea pertanto con tutti gli svantaggi che vanno uniti ad una ritirata in disordine; poichè gli era stato impossibile l'instituire una linea di battaglia; onde quella pugna avea piuttosto l'apparenza d'una mischia, in mezzo a cui ciascuno combattea dal sito ove il caso lo avea collocato. Le file de' dragoni si diradavano ad ogn'istante, e quai rimanevano morti, e quai si davano alla fuga.

      Tanto


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<p>1</p>

Anche prima di Walter Scott tutti gli scrittori drammatici (e in certo modo ai drammatici appartengono i romanzieri) se sonosi attenuti alla verità nel mettere in azione i Puritani, loro han sempre attribuito questa specie di scritturale linguaggio; e il nostro Alfieri, allorchè introduce Lamorre a rimproverare Maria Stuarda rendutasi cattiva moglie, lo fa esclamare

»Oh nuova

»Figlia d'Acab! già l'urla orride sento,

»Già di rabidi cani ecco ampie canne,

»Cui tuoi visceri impuri esser den pasto.»

N. del T.

<p>2</p>

Fra i tanti pregi drammatici e pittoreschi di Walter Scott, sommo è pur quello di non dimenticare mai in qualunque circostanza della lor vita i caratteri attribuiti ai suoi personaggi. Bothwell, che come diceva Claverhouse a pag. 170 del primo tomo stava sempre a cavallo de' suoi antenati, a cavallo d'essi spira l'ultimo fiato. – N. del T.