Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848. Antonio Vismara

Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848 - Antonio Vismara


Скачать книгу
col senno, col consiglio, cogli scritti che diffondeva dovunque, coll'esempio di virtù private e cittadine mantenne vivo per molti lustri il fuoco di libertà negli animi italiani.

      Riepilogando i fatti di quell'anno, noi vediamo le sette politiche, dissenzienti nei mezzi, armonizzare tutte nello scopo;—quello di rovesciare il tarlato trono di re Ferdinando;—di cui eran accusa le fallite promesse, le condanne capitali e gli esigli, l'insolenza del militare, la burbanza de' ministri, la corruzione generalizzata. Cominciò disegno di attuazione di sommossa nel 12 gennajo di quell'anno, ma venne scoperta perchè Giuda, che si era appiccato, aveva lasciati nepoti, ed uno si rivelò in un congiurato che ogni cosa scoprì all'autorità, la quale popolò le galere di coloro ch'eran sfuggiti al carnefice. Ma nel sangue e nei bagni non si soffocano i principii, e l'idea nazionale ripullulò più prosperosa dovunque: da ciò nuovi arresti, nuovi procedimenti, nuove condanne, nuove fatiche al boja: quarantatre furono i condannati nella congiura di Monteforte!

      La scintilla rivoluzionaria si diffuse allora per tutta Italia, e noi imprendiamo a narrare la storia della rivoluzione milanese.

      IL 18 MARZO

      Gli estremi si toccano, dice un antico adagio; talchè come dalla licenza è generata la tirannide, così il despotismo estremo conduce a libertà.

      Così fu di Milano nel 1848:—oppressa da un governo che voleva ritenerla schiava:—stretta a ferreo giogo:—bavagliata onde non parlasse:—soffocata onde non facesse udir neppure i suoi gemiti,—Milano sofferse, ma non cadde;—ebbe soffocata nella strozza la voce della libertà, ma ella seppe mantener vivo il sentimento liberale ne' più reconditi recessi del cuore....

      Sorvegliato ogni suo atto, non poteva spezzar le catene che la cingevano;—ma essa non diffidò di quella superiore Provvidenza che veglia sui diritti dell'uomo ed a suo tempo ne rivendica l'oltraggiata esistenza:—sofferse molto,—ma perseverò,—e perseverando maturò i tempi e le occasioni ad una rivoluzione grandiosa, eroica, nella quale un pugno di uomini del popolo, inermi, disuniti, seppe annodarsi e, nuovi Spartani alle Termopili, seppe combattere un'armata numerosa, ben armata, bene organizzata de' suoi oppressori.

      Il marzo 1848 doveva incarnare le aspirazioni de' Milanesi:—doveva dare alla storia un soggetto eroico da registrare … La rivoluzione di Sicilia, quella di Francia, quella pure di Vienna ingagliardiva gli sforzi de' Milanesi ad una riscossa:—Milano era stata abbandonata dalle principali autorità, e sol vi rimanevano Radetzky e Torresani; capo l'uno del militare, direttore l'altro della polizia; entrambi fermamente determinati a soffocare nel sangue cittadino ogni tentativo di rivolta.

      I tempi che faceansi grossi, grossi; gli avvenimenti che si incalzavano con prodigosa rapidità, forzarono la mano al tedesco imperatore a promettere concessioni, e nel mattino del 18 marzo pubblicavasi il seguente:

AVVISO

      «La Presidenza dell'I. R. Governo si fa un dovere di portare a pubblica notizia il contenuto di un dispaccio telegrafico in data di Vienna 15 corrente, giunto a Zilli lo stesso giorno ed arrivato a Milano jeri sera».

      Sua Maestà I. R. l'imperatore ha determinato di abolire la Censura e di far pubblicare sollecitamente una legge sulla stampa, non che di convocare gli Stati dei Regni Tedeschi e Slavi, e le Congregazioni centrali del Regno Lombardo Veneto. L'adunanza avrà luogo il più tardi il 3 del prossimo venturo mese di luglio.

M. HARTLI. R. Ispettore al telegrafoMilano, il 18 marzo 1848Il VicepresidenteCONTE O'DONELL

      I Milanesi non prestaron fede però alle puniche promesse di un governo che aveva sempre mancato alla fede data al popolo; e d'altra parte la concessione non corrispondeva alle aspirazioni del paese all'indipendenza dallo straniero.

      Contrapposto all'avviso governativo vedevansi affisse sui muri della città e diffuse pei negozii le seguenti:

Domandedegli italiani della Lombardia

      «Proclamiamo unanimi e pacifici, ma con irresistibile volere, che il nostro paese intende di essere italiano, e che si sente maturo a libere instituzioni.

      «Chiediamo offrendo pace e fratellanza, ma non temendo la guerra:

      «1º Abolizione della vecchia Polizia, e nomina di una nuova, soggetta alla Municipalità;

      «2º Abolizione della legge di sangue ed instantanea liberazione dei detenuti politici;

      «3º Reggenza provvisoria del regno;

      «4º Libertà della stampa;

      «5º Riunione dei Consigli comunali e dei Convocati, perchè eleggano deputati all'assemblea Nazionale, da convocarsi in breve termine.

      «6. Guardia civica sotto gli ordini della municipalità;

      «7. Neutralità e sussistenza guarentita alle truppe austriache.»

      «Alle ore 3 trovarsi alla Corsia de' Servi.»

ORDINE E FERMEZZA«Milano 18 marzo 1848»

      Gli animi eransi esaltati allo scoppio di avvenimenti risoluti e decisivi:—l'agitazione era in ogni petto:—grande la concitazione:—l'ardimento era spartano. Trepidando nell'aspettazione delle ore 3, e l'impazienza dell'animo riversandosi dall'occhi, dalle labbra dal tremito delle membra e dallo stesso respiro, ognuno era sceso per le vie in attesa di quell'ora; talchè verso mezzodì le strade eran tutte gremite di masse popolari, desiose d'azione più che di aspettativa, e, cominciando una voce a parlar di armamenti, divenne voce di tutte quelle masse, le quali risolsero di muoversi verso il palazzo municipale al grido di: Armateci! Dateci la Guardia Civica!

      Il podestà conte Gabrio Casati cercò di calmar l'effervescenza popolare, e persuaderla che nulla egli poteva fare, ed esser d'uopo che il popolo si rivolgesse al Governo:—ma il popolo non s'acquetava alle esortazioni, e finalmente gridava che gli si desse un capo per guidarlo. Il Casati allora si offrì di capitanare personalmente il popolo, e vi si pose in testa insieme ai Corpi municipale e provinciale.

      Imponente fu il procedere per le vie di quella immensa moltitudine acclamante, festante, sventolante in alto moccichini e berretti!… Non erano uomini che camminavano;—era un'onda che si riversava per le strade, l'un l'altro premendo, spingendo, più portati che camminando, tant'era stipata la folla. Il petto loro portava una coccarda; era quella bianca, rossa e verde.

      Giunto il popolo sul ponte di S. Damiano, la guardia del palazzo di Governo, schieratasi nella via, scaricò i fucili contro il popolo:—questi, inasprito all'atto ostile, precipitò furioso verso il palazzo di governo; in un attimo i due granatieri ungheresi di sentinella furon massacrati, gli altri soldati disarmati, il palazzo preso, invaso, rispettandosi scrupolosamente la proprietà. I consiglieri di governo eran fuggiti: alcuni fraternizzarono col popolo: il solo O'Donell, che reggeva il governo in assenza del conte Spaur, erasi barrato nel suo gabinetto e sdegnava scendere a patteggiar col popolo.

      In questo frattempo era sopraggiunto l'arcivescovo e l'arciprete Opizzoni, fregiati essi pure di coccarda tricolore, i quali, acclamati dal popolo, si posero intermediarii fra questo e O'Donell; recatisi da quest'ultimo, assicuraronlo che rispondevano di sua vita e l'indussero a presentarsi sul balcone del palazzo, dal quale, pallido e tremante, spiegando una bianca pezzuola, sclamò al popolo: Farò quello che volete! Tutto quello che volete! E il popolo rispondeva: Abbasso la Polizia! Vogliam Guardia Civica! O'Donell replicava allora: Sì, abbasso la Polizia! Accordata la Guardia Civica! Ma il popolo diffidando delle parole gridò: Lo vogliamo in iscritto. A ciò annuì O'Donell, e, accompagnato in contrada del Monte in casa Vidiserti, egli sottoscrisse i seguenti editti che vennero immediatamente stampati, e pubblicati poche ore dopo dalla Congregazione municipale:

«Milano, 18 marzo 1848

      «Il Vice Presidente, vista la necessità assoluta per mantenere l'ordine, concede al Municipio di armare la Guardia Civica.

«Firmato Conte O'Donell.»

      «La Guardia della Polizia consegnerà le armi al Municipio immediatamente.

«Firmato Conte O'Donell.»

      «La direzione di Polizia è destituita; e la sicurezza della città è


Скачать книгу