Non Resta Che Ricominciare. Emmanuel Bodin

Non Resta Che Ricominciare - Emmanuel Bodin


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dubbio che l’autista aveva perso il controllo scivolando dopo una frenata troppo tardiva. Attorno all’incidente, una folla si agitava. Guardando la carrozzeria dell’auto completamente schiacciata, un brivido di freddo glaciale scosse il mio corpo. Avevo visto che nessuno era ferito, eppure quest’immagine cosi reale si accompagnava ad una sensazione di disagio, sensazione che non provavo vedendo un incidente in un film in cui avevo la consapevolezza che era tutto finto. Un ingorgo si era già formato. Dietro l’autobus, le automobili erano bloccate. Un tentativo collettivo di retromarcia era stato messo in atto, mentre il conducente e l’automobilista redigevano il verbale dell’incidente. Chi suonava il clacson, chi pattinava e in aria volavano anche alcuni insulti. Per i bambini la neve è il paradiso. Per gli adulti la vita quotidiana si trasforma in un inferno. Fortunatamente, in me sonnecchia ancora un’anima di bambina, anche se devo accettare la mia condizione di donna indipendente. Ѐ impossibile rimanere totalmente una ragazzina. La vita ti colpisce e ti richiama all’ordine. Dobbiamo lavorare per vivere senza, il più delle volte, poterci concedere, la possibilità di trovare un lavoro o un’attività in linea con il nostro sviluppo individuale. Anche se alcuni riescono a conciliare le due cose, per la società capitalista questa non è una priorità. I soldi devono circolare, entrare da una parte, uscire dall’altra… lasciando, al passaggio, una scia di prestiti per l’eccessivo consumo. Nessuno si accontenta di risparmiare per acquistare in seguito ciò che gli fa piacere. Questo modo di procedere è tuttavia portatore di una reale gratificazione; un godimento integro. Invece, quando ci si ritrova coperti di debiti, a forza di offrirci “gingilli” o “aggeggi”, la vita può generare delle difficoltà insormontabili se un cambiamento brusco interviene dall’oggi al domani. Le porte della sfortuna si aprono per voi, provocando un grave dissesto economico… Non mi contraddiranno i clochard di Parigi, in costante aumento, che hanno perso tutto e di cui i poteri pubblici si disinteressano.

      Più avanti, nel viale principale, il traffico non sembrava più incasinato. Del sale era stato sparso sulle strade e sui marciapiedi. Solo le vie più piccole subivano ancora l’umore variabile della stagione.

      Mentre andavo verso la metro Montparnasse, incrociai dei giovani che invitavano i passanti a unirsi ai loro giochi. Avevano un impianto audio che diffondeva la musica con toni bassi. Si divertivano a scivolare sulla neve, e a effettuare acrobazie. Scattai alcune foto per conservare una traccia di questo momento, tuttavia, rifiutai la proposta di unirmi a loro.

      Sono andata fino a Montmartre. Adoro questo quartiere romantico per le lunghe passeggiate degli innamorati. Questo luogo è per me pieno di ricordi. Era qui che Franck aveva organizzato il nostro primo appuntamento. Ѐ stato qui che mi ha sedotta e conquistata. Un po’ più lontano c’era il parco delle collinette Chaumont, che era stato il teatro dei nostri deliziosi momenti di passione.

      In mancanza di un uomo galante, decisi di fare una passeggiata da sola sulla strada innevata.

      Malgrado le cadute che sopraggiungevano frequentemente, si rialzavano coraggiosamente per tentare una nuova discesa. Ho immortalato questi momenti felici e cominciavo a prendere gusto per la magia della fotografia. Mentre contemplavo le immagini che avevo scattato, ho capito ciò che Franck aveva tanto amato in quest’arte: questo sguardo osservatore, voyeur, ladro di intimità. Scatta al momento giusto e non un secondo dopo perché faresti solo una brutta foto.

      Più l’arte è personale, più cela ricchezze. Si allontana così dall’oggetto da fagocitare, oggetto che vivrà solo per un tempo limitato prima di essere condannato all’oblio.

      Ho immortalato il Sacro-Cuore ricoperto dal suo manto immacolato, poi ho preso la direzione del parco. Partendo da qui, mi restava circa un’ora di cammino per arrivarci. Bisogna essere un po’ pazzi per decidere di percorrere questa distanza con un tempo simile. Almeno, avrei avuto molte cose da contemplare e tutta una serie di comportamenti umani da osservare, pensai.

      C’erano dei venditori di castagne che si riscaldavano le mani, al caldo del fuoco che si liberava da una stufa rialzata su un carrello del supermercato certamente rubato.

      I mercanti, come fuggitivi, dovevano nascondersi alla minima apparizione di un poliziotto. Per colpa di un lavoro in nero da cui lo Stato – questa vacca grassa che bisogna nutrire – non trae alcun profitto.

      Appena misi piede nel parco, l’impressione di trovarmi nel mezzo di un paesaggio da cartolina mi invase. Ebbi come la sensazione di non trovarmi più a Parigi. Un velo chiaro ricopriva leggermente gli alberi senza oscurare completamente la corteccia naturalmente scura. Nelle foto che scattavo, il bianco dominava, invadeva, contrastava e tappezzava ogni centimetro quadrato di prato o di ghiaia. Questa mescolanza di bianco e nero dava una forza ed un equilibrio all’insieme, quasi a ricordare l’ineluttabile dualità che guida le nostre vite e il mondo. La foto porta in sé una risposta: per compensare anche il minimo male, il bene deve prevalere. La moltitudine di fiocchi offriva un tocco di grigio che nascondeva gli edifici sullo sfondo e sembrava suggerire che nulla era tutto chiaro o scuro, le due tinte dovevano completarsi l’un l’altro per esistere. Al tempo stesso ombre tristi, universi morti, colori opachi, ma la visione assomigliava a un vero capolavoro di composizione.

      I bambini si divertivano sotto lo sguardo benevolo dei loro genitori. I più grandi modellavano pupazzi di neve, mentre i più piccoli guardavano la polvere bianca sulle loro mani schiacciarsi e dissolversi a contatto con la pelle. Stavo ancora scattando istantanee di tutti quei momenti quotidiani.

      Alcuni percorsi erano proibiti. Altri erano stati delimitati. Alcune affissioni segnalavano un pericolo potenziale superando la demarcazione. Non potendo avventurarmi nei meandri del parco, decisi di tornare a casa. Questa uscita mi ha permesso di sensibilizzarmi alla fotografia. Forse ci saranno delle belle sorprese? In caso contrario, almeno, mi sono divertita, senza soffermarmi troppo sul passato.

      Una volta al caldo, ho trasferito le immagini sul mio tablet. Le ho guardate una ad una con attenzione e cancellato quelle che mi sembravano venute male, poco chiare o sfocate. Constatai che avevo molto da imparare. Ovviamente, non ero una professionista.

      Per Natale, ho inviato una email a Franck. Gli auguravo di passare delle piacevoli feste in famiglia. In questo periodo, andava generalmente dai suoi genitori, accompagnato da suo figlio. Ancora una volta non ricevetti alcuna risposta. Non ha nemmeno sentito il bisogno di ringraziarmi, mentre negli anni precedenti avevamo scambiato qualche parola. Da quando Franck mi sapeva in Francia, agiva come se stesse cercando di rendersi impenetrabile a qualsiasi mio tentativo di intromissione nella sua vita privata. Sylwia certamente aveva avuto un ruolo in questa presa di distanza. Dal momento che non voleva scrivermi, spettava a me comportarmi cosi finché non si sarebbe degnato di darmi sue notizie. Ben triste speranza è quella di cercare di riconquistare un ex che abbiamo volontariamente abbandonato lasciandolo affranto.

      Ho ricevuto notizie da Franck nel mese di gennaio. Mi augurava un felice anno nuovo e mi ha detto che la sua storia con Sylvia si era conclusa pochi giorni prima di Natale. La mia insistente presa di contatto aveva accelerato la loro rottura e riacceso in lui il desiderio di rivedermi. Tuttavia, s’interrogava, si faceva molte domande, temendo persino l’incontro. La magia di un tempo risplenderà ancora? L’ansia era per me altrettanto grande, ma il desiderio ha preso il sopravvento. Alla fine del messaggio, mi domandava dove e quando…? Cosa potevo rispondergli dopo che mi aveva messo davanti un muro di indifferenza? Avevo pensato di programmare la mia vita in modo diverso. Ed ecco che si ripresentava…

      Prima di fissare un appuntamento, ho preferito discuterne con i miei colleghi. Avevano opinioni piuttosto divergenti, mi raccomandavano di ignorarlo o di lasciarlo languire nello stesso modo in cui si era comportato con me. Un altro mi consigliò di provarci, sostenendo che questo appuntamento era forse la mia occasione. Erano confusi come me e alla fine non mi furono d’aiuto. Dal mio arrivo in Francia, non c’era stato nessun uomo nella mia vita. Avevo solo pensato a lui. Ho quindi accettato di vederci. Nel messaggio seguente, mi offriva una cena al ristorante. Ha confessato che voleva «chiarire la situazione tra di noi». Non ho affatto colto il significato di questa frase. Cosa dovremmo chiarire? Ci piacciamo ancora? L’incantesimo funzionerà ancora? Sentivo che il nostro incontro non aveva necessariamente una prospettiva felice.

      Avevamo fissato un appuntamento per il


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