Destinata . Морган Райс
vista. Lei guardò attraverso una fessura nel legno, e vide abbastanza da scorgere la folla correre in fondo alla navata, apparentemente dirigendosi verso di lei.
“Da quella parte!”gridò il prete. “Il vampiro è fuggito di là!”
L'uomo indicò la porta laterale, e la folla si precipitò nella direzione indicata, e tornò a disperdersi nella notte.
Dopo diversi secondi, l'infinito sciame di corpi uscì rapidamente dalla chiese, e infine, tornò tutto silenzioso.
Il prete chiuse la porta, serrandola dietro di loro.
Lei poteva sentire i suoi passi, mentre si dirigeva verso di lei, e Caitlin, tremando dalla paura, con la mano fredda, aprì lentamente la botola.
Luì spostò la tenda e la guardò.
Le tese una mano gentile.
“Caitlin,” lui disse, e sorrise. “Ti stiamo aspettando da molto tempo.”
CAPITOLO DUE
Roma, 1790
Kyle era immerso nell'oscurità e respirava a fatica. C'erano poche cose al mondo che odiava più degli spazi confinati, e quando si mosse al buio e sentì la pietra che lo copriva, si ricoprì di sudore. Era intrappolato. Non vi era nulla di peggio per lui.
Si abbassò e con il pugno fece un buco proprio nella pietra. Si ruppe in tanti pezzi, e si coprì gli occhi accecati dalla luce del giorno.
Una cosa che Kyle odiava più dell'essere intrappolato, era essere in posizione tale da avere il sole proprio di fronte, specialmente senza alcuna protezione per la pelle. Saltò rapidamente fuori dalle macerie e si riparò dietro un muro.
Kyle respirò profondamente e diede un'occhiata alle vicinanze, disorientato, mentre si toglieva la polvere dagli occhi. Questo detestava del viaggiare nel tempo: non sapeva mai esattamente dove si sarebbe ritrovato. Erano secoli che non ci provava, e ora non l'avrebbe fatto se non fosse stato per la sua infinita spina nel fianco, Caitlin.
Non era servito molto tempo, dopo che lei aveva lasciato New York, per far sì che Kyle comprendesse che la sua guerra era solo parzialmente vinta. Con lei ancora tra i piedi, e sulle tracce dello scudo, si rese conto che non avrebbe mai potuto riposare in pace. Era stato sul punto di vincere la guerra, di schiavizzare l'intera razza umana, di diventare l'unico leader della razza vampira. Ma lei, quella patetica ragazzina, glielo stava impedendo. Fino a quando ci fosse stato lo scudo in circolazione, lui non avrebbe potuto assumere il potere. Lui non aveva altra scelta che rintracciarla e ucciderla. E se questo significava tornare indietro nel tempo, allora lo avrebbe fatto.
Respirando affannosamente, Kyle estrasse rapidamente una protezione per la pelle, e vi avvolse braccia, collo e torace. Si guardò intorno, e realizzò di essere in un mausoleo. Sembrava romano, dalle incisioni. Roma.
Non ci era stato da secoli. Aveva sollevato troppa polvere colpendo il marmo, e questa rimaneva sospesa nell'aria del mattino, rendendo difficile trovare una conferma alla sua intuizione. Prese un profondo respiro, si tenne forte e saltò fuori.
Aveva ragione: era a Roma. Guardò fuori, vide i cipressi italiani e fu certo che non poteva essere altrove. Si rese conto che era in cima al Foro Romano, la sua erba verde, le sue colline e valli ed i monumenti in rovina si ergevano dinnanzi a lui in una gentile pendenza. Ciò gli riportò dei ricordi alla mente. Aveva ucciso molte persone in quel posto, in passato quando era ancora utilizzato, ed era anche stato quasi ucciso lui. Sorrise a quel pensiero. Era il suo genere di posto.
Ed era il posto perfetto in cui atterrare. Il Pantheon non era così distante, e nell'arco di pochi minuti, sarebbe stato davanti ai giudici romani del Gran Consiglio, il suo covo più potente, e ricevere tutte le risposte di cui necessitava. Presto avrebbe saputo dov'era Caitlin, e se tutto fosse andato bene, avrebbe ottenuto il permesso di ucciderla.
Non che ne avesse bisogno. Era solo cortesia, l'etichetta dei vampiri, si trattava di seguire una tradizione vecchia di migliaia di anni. In genere si chiedeva sempre il permesso di uccidere, quando ci si trovava in un territorio altrui.
Ma se avessero rifiutato, non si sarebbe arreso. Questo gli avrebbe reso la vita difficile, ma avrebbe ucciso chiunque si fosse trovato sulla sua strada.
Kyle respirò profondamente nell'aria romana, e si sentì a casa. Era passato fin troppo tempo da quando era tornato. Era stato troppo coinvolto dalla città di New York, nella politica dei vampiri, in uno spazio e tempo moderni. Questo era più il suo stile. Potè vedere dei cavalli a distanza, le strade sporche, e si chiese se fosse nel secolo XVIII. Perfetto. Roma era urbana, ma ancora rozza, le sarebbero occorsi altri 200 anni di fatica.
Appena Kyle si diede un'occhiata, vide che era sopravvissuto al viaggio indietro nel tempo piuttosto bene. In altri viaggi, aveva patito molto di più, e gli ci era voluto più tempo per riprendersi. Ma non stavolta. Si sentiva più forte che mai, pronto ad agire. Sentiva che le ali gli si sarebbero spalancate subito, per volare direttamente verso il Pantheon se solo avesse voluto, e dato vita al suo piano.
Ma non era ancora pronto. Non andava in vacanza da tanto tempo, e gli piaceva essere tornato lì. Voleva esplorare un po' la zona, per vedere e ricordare come doveva essere stato stare lì.
Kyle percorse la collina con la sua incredibile velocità, e, nel giro di men che non si dica, era fuori dal Foro e per le strade movimentate ed affollate di Roma.
Si meravigliò del fatto che, persino 200 anni prima, Roma fosse affollata come potrebbe essere oggi.
Kyle rallentò il passo, una volta mescolatosi con la folla, camminando insieme ad essa. Era una massa di umanità. L'ampio corso, ancora sporco, conteneva migliaia di persone, ognuna delle quali correva in ogni direzione. Conteneva anche cavalli di ogni forma e dimensione, insieme a carretti trainati da cavalli, carri e carrozze. Le strade erano appestate dall'odore dei corpi e del letame dei cavalli. Ora Kyle ricordò la mancanza del servizio idraulico, la mancanza dei servizi igienici—il tanfo dei tempi passati. Gli dava la nausea.
Kyle si sentì spinto in ogni direzione, mentre la folla diventava più grande, sempre più grande, persone di tutte le razze e classi brulicavano da ogni dove. Si meravigliò delle vetrine primitive, che esponevano vecchi cappelli italiani alla moda. Si meravigliò dei ragazzini vestiti di stracci, che correvano verso di lui, mostrandogli pezzi di frutta da vendere. Alcune cose non erano cambiate.
Kyle s'incamminò lungo un viale stretto e squallido, uno che rammentava bene, sperando che tutto fosse proprio come appariva una volta. Fu felice di scoprire che era così: dinnanzi a lui, c'erano dozzine di prostitute, poggiate contro le pareti, e lo chiamavano mentre camminava.
Kyle fece un grosso sorriso.
Appena si avvicinò ad una di loro —una donna robusta e prosperosa, dai capelli tinti di rossi e troppo trucco sul viso – questa gli si fece incontro e gli accarezzò il viso con la mano.
“Hey, ragazzone,” lei disse, “vuoi divertirti? Quanto hai?”
Kyle sorrise, appoggiò il braccio intorno a lei, e la diresse verso un vicolo laterale.
Lei lo seguì contenta.
Non appena svoltarono l'angolo, lei disse, “Non hai risposto alla mia domanda. Quanti soldi hai—”
Fu una domanda che non avrebbe mai terminato.
Prima che potesse terminare la frase, Kyle aveva già infilato i canini nel suo collo.
Lei provò a urlare, ma lui le tappò la bocca con la sua mano libera, e la spinse più vicino a sè, bevendo e bevendo. Lui sentì il sangue umano scorrergli nelle vene, e si sentì euforico. Si era sentito così assetato, disidratato. Il viaggio nel tempo lo aveva spossato, e questo era esattamente ciò che gli serviva per ristorare il suo spirito.
Appena sentì il corpo della donna perdere vita, succhiò ancora e ancora, bevendo più di quanto avesse bisogno. Alla fine, si sentì completamente dissetato, e lasciò il corpo senza vita cadere a terra.
Appena si diresse per uscire, un uomo grosso, con la barba, senza un dente, si avvicinò. Estrasse uno stiletto dalla sua cintura.
L'uomo