Un Mare Di Scudi . Морган Райс
i silenzio e Reece era sopraffatto da emozioni contrastanti: non aveva idea di cosa dire.
Ripensò al fatidico momento in cui i loro occhi si erano incontrati vicino al lago. Aveva mandato via il suo seguito sentendo il bisogno di stare solo con lei. Gli altri erano stati riluttanti a lasciarli – soprattutto Mati che conosceva bene la loro storia – ma Reece aveva insistito. Stara era come una calamita che attirava Reece e lui non voleva avere nessuno attorno. Aveva bisogno di tempo per stare con lei, di parlarle, di capire perché lo aveva guardato con gli stessi occhi innamorati che anche lui sentiva di avere nei suoi confronti. Doveva capire se tutto ciò era vero e cosa stesse loro accadendo.
Il cuore di Reece gli batteva forte in petto mentre camminavano: non sapeva da dove cominciare né come proseguire poi. La sua mente razionale gli gridava di voltarsi e tornare indietro, di stare più alla larga possibile da Stara, di prendere la prossima nave e tornare alla terraferma senza pensare più a lei. Di tornare a casa dalla sua futura sposa che lo stava fedelmente aspettando. Dopotutto Selese lo amava e anche lui amava Selese. E il loro matrimonio si sarebbe celebrato di lì a pochi giorni.
Reece sapeva che era la cosa saggia da fare. La cosa giusta da fare.
Ma la sua parte logica era sopraffatta da innumerevoli emozioni, da passioni che non riusciva a controllare e che si rifiutavano di obbedire alla sua mente razionale. Erano passioni che lo costringevano a stare lì, al fianco di Stara, e a camminare con lei attraverso quei prati. Era l’incontrollabile parte di se stesso che non aveva mai compreso e che lo aveva guidato per tutta la sua vita a fare le cose di impulso, seguendo il suo cuore. Non lo aveva sempre portato verso le decisioni migliori, ma questa forte vena gli scorreva dentro e lui non era sempre capace di controllarla.
Mentre camminava accanto a Stara, Reece si chiedeva se anche lei stesse provando le sue stesse sensazioni. I dorsi delle loro mani si sfioravano mentre camminavano e lui era certo di poter scorgere un leggero sorriso ai lati della bocca di lei. Ma il volto di Stara era difficile da leggere, lo era sempre stato. La prima volta che l’aveva incontrata, da bambini, ricordava di essere rimasto colpito, incapace di muoversi e di pensare a qualsiasi altra cosa che a lei per giorni e giorni. C’era qualcosa nei suoi occhi trasparenti, qualcosa nel suo portamento, così fiero e nobile. Era come un lupo che lo fissava ipnotizzandolo.
Da bambini sapevano che una relazione tra cugini era proibita. Ma la cosa non sembrò mai turbarli. C’era qualcosa tra loro, qualcosa di così forte – di troppo forte – che li tirava uno verso l’altra nonostante quello che il mondo intero avrebbe potuto pensare. Da bambini giocavano insieme, da subito migliori amici, scegliendo la loro reciproca compagnia tra tutti gli altri cugini o amici. Quando andavano in visita alle Isole Superiori, Reece si ritrovava a trascorrere ogni momento a lei, e lei lo ricambiava correndo al suo fianco, attendendo a riva per giorni e giorni fino al suo arrivo.
All’inizio erano stati solo migliori amici, ma poi, crescendo, in una fatidica notte, sotto le stelle, tutto era cambiato. Nonostante i divieti la loro amicizia si era trasformata in qualcosa di più forte, di più grande di loro, e nessuno di loro fu più in grado di resistere.
Reece aveva lasciato le Isole sognando di lei, distratto a tal punto da cadere in depressione, affrontando notti insonni per mesi. Vedeva il suo volto ogni notte e desiderava nient’altro che non esistessero un oceano e una legge di famiglia a dividerli.
Sapeva che lei provava lo stesso: aveva ricevuto innumerevoli lettere da parte sua, portate da un esercito di falchi, nelle quali Stara gli esprimeva tutto il suo amore. Lui le aveva risposto, anche se non in maniera ugualmente eloquente.
Il giorno in cui le due famiglie MacGil avevano litigato era stato uno dei peggiori nella vita di Reece. Era stato il giorno in cui il figlio primogenito di Tiro era morto, ucciso dallo stesso veleno che Tiro stesso aveva predisposto per il padre di Reece. Eppure Tiro aveva dato la colpa dell’avvelenamento a re MacGil. Lì aveva avuto inizio lo screzio e quel giorno i cuori di Reece e di Stara erano morti. Entrambi i loro padri erano autoritari e ad entrambi era stato proibito di comunicare in qualsivoglia maniera con i componenti dell’altra parte della famiglia. Non erano tornati lì mai più e Reece era rimasto sveglio intere notti in preda all’angoscia, ponendosi domande, sognando, pensando a come poter rivedere Stara. E dalle sue lettere sapeva che anche lei si sentiva allo stesso modo.
Un giorno le sue lettere avevano smesso di arrivare. Reece sospettava che in qualche modo venissero intercettate, ma non lo seppe mai per certo. Sospettò che neanche le sue la raggiungessero. Nel tempo, incapace di andare avanti, Reece aveva dovuto prendere la dura decisione di eliminare il pensiero di lei dal proprio cuore; aveva dovuto imparare a cancellarla dalla propria mente. In momenti particolari il volto di Stara tornava nei suoi ricordi e lui non poteva evitare di chiedersi cosa ne fosse stato di lei. Pensava ancora a lui? Aveva sposato qualcun altro?
Ora, quel giorno, vedendola, tutto gli era tornato alla mente. Reece si rese conto della freschezza con la quale il suo cuore ancora ardeva per lei, come se non si fossero mai separati. Ora Stara era una versione più matura, più piena, addirittura più bella di se stessa. Era una donna. E il suo sguardo era ancora più intenso di prima. In quello sguardo Reece scorgeva l’amore e si sentiva sostenuto nel vedere che lei provava gli stessi sentimenti che lui serbava in cuore per lei.
Reece voleva pensare a Selese. Glielo doveva. Ma per quanti ci provasse, non gli era possibile.
Lui e Stara camminarono lungo la cresta della montagna, entrambi in silenzio, entrambi non sapendo cosa dire. Da dove si poteva cominciare per riempire il vuoto lasciato da tutti quegli anni perduti?
“Ho sentito che ti sposerai presto,” disse Stara alla fine, rompendo il silenzio.
Reece sentì un vuoto nello stomaco. Pensare di sposare Selese gli aveva sempre fatto provare un’ondata di amore ed eccitazione. Ma ora quelle parole, pronunciate da Stara, lo facevano sentire devastato, come se l’avesse tradita.
“Mi spiace,” le rispose.
Non sapeva cos’altro dire. Avrebbe voluto dirle: Non la amo. Ora vedo che è stato tutto un errore. Voglio cambiare tutto. Voglio sposare te.
Ma lui amava Selese. Doveva ammetterlo. Era un diverso genere di amore, forse non intenso come quello per Stare. Reece era confuso. Non sapeva cosa stava pensando o provando. Quale amore era più forte? Si poteva parlare di gradi di intensità quando ci si riferiva all’amore? Quando si ama qualcuno non significa forse che lo si ama, costi quel che costi? Come poteva un amore essere più forte di un altro?
“La ami?” gli chiese Stara.
Reece fece un respiro profondo, sentendosi intrappolato in una tempesta di mozioni e non sapendo come rispondere. Camminarono per un poco mentre lui cercava di mettere ordine tra i suoi pensieri, fino a che fu in grado di rispondere.
“Sì,” rispose angosciato. “Mentirei se dicessi il contrario.”
Reece si fermò e prese la mano di Stara per la prima volta.
Lei si fermò e si voltò a guardarlo.
“Ma amo anche te,” aggiunse Reece.
Vide che i suoi occhi si colmavano di speranza.
“Ami me di più?” gli chiese sottovoce, speranzosa.
Reece rifletté.
“Ti ho amata per tutta la vita,” disse alla fine. “Tu sei l’unico aspetto dell’amore che io abbia mai conosciuti. Tu sei ciò che l’amore significa per me. Amo Selese, ma con te… è come se tu fossi una parte di me. Dentro di me. Come qualcosa senza la quale non potrei esistere.”
Stara sorrise. Gli strinse la mano e insieme continuarono a camminare fianco a fianco. Lei ondeggiava con un lieve sorriso stampato in volto.
“Non puoi immaginare quante notti ho passato sentendo la tua mancanza,” ammise Stara distogliendo lo sguardo. “Le mie parole sono state affidate alle ali di così tanti falchi, solo per essere eliminate da mio padre. Dopo la rottura tra le nostre famiglie, non sono più riuscita a mettermi in contatto con te. Ho addirittura provato una o due volte a sgattaiolare su una nave che mi portasse alla terraferma, ma mi hanno sempre presa.”
Reece si sentì sopraffatto dalle