Una Ragione per Correre . Блейк Пирс

Una Ragione per Correre  - Блейк Пирс


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lei?” indicò la moglie.

      “Perché vuoi stare con una come lei?” chiese Avery.

      “La amo.”

      Avery strinse le labbra e gli lanciò uno sguardo di sfida.

      “Questo ti sembra amore?”

      La domanda sembrò turbarlo sinceramente. Con le sopracciglia aggrottate, spostò lo sguardo da Avery alla moglie e poi di nuovo ad Avery.

      “No,” disse, e abbassò la pistola. “Non è così che si ama.”

      “Ti dico una cosa,” disse Avery. “Dammi la pistola e lascia che questi ragazzi ti portino dentro con calma, e ti faccio una promessa.”

      “Che promessa?”

      “Prometto che verrò a vedere come stai e mi accerterò che tu sia trattato bene. A me non sembri una cattiva persona, Fernando Ramirez. Sembri solo qualcuno che ha avuto una vita difficile.”

      “Non ne hai idea,” disse.

      “No,” fu d’accordo lei. “Non ce l’ho.”

      Gli tese una mano.

      Lui lasciò andare l’ostaggio e le consegnò la pistola. Immediatamente la moglie scattò attraverso il cortile e corse verso la salvezza. Il poliziotto aggressivo che era stato pronto ad aprire il fuoco si avvicinò con un’espressione rabbiosa di gelosia malamente trattenuta.

      “Ora me ne occupo io,” sbuffò.

      Avery lo guardò fisso negli occhi.

      “Fammi un favore,” sussurrò. “Smettila di comportarti come se fossi migliore della gente che arresti e trattalo come un essere umano. Potrebbe esserti d’aiuto.”

      Il poliziotto arrossì per la collera e sembrò pronto ad avanzare e a distruggere l’atmosfera tranquilla che Avery aveva creato. Fortunatamente il secondo agente aveva raggiunto l’uomo ispanico e lo stava trattando con gentilezza. “Ora la ammanetterò,” disse piano. “Non si preoccupi. Mi accerterò che venga trattato come si deve. Deve leggerle i suoi diritti, va bene? Ha il diritto di rimanere in silenzio…”

      Avery indietreggiò.

      L’aggressore ispanico alzò lo sguardo. I due si fissarono negli occhi per un istante. Lui le fece un cenno di gratitudine con il capo e Avery rispose allo stesso modo. “Prima dicevo sul serio,” ribadì, per poi girarsi e andarsene.

      Ramirez aveva un grande sorriso sul volto.

      “Merda, Avery, è stato davvero sexy.”

      Quel flirt turbò Avery.

      “Mi fa schifo quando i poliziotti trattano i sospettati come animali,” disse, e si voltò per guardare l’arresto. “Scommetto che si potrebbero evitare metà delle sparatorie di Boston con un po’ di rispetto.”

      “Forse se ci fosse un commissario donna come te al comando,” scherzò lui.

      “Forse,” rispose, e rifletté seriamente sulle implicazioni.

      Il suo walkie-talkie si attivò.

      Sopra i rumori di fondò si udì la voce del capitano O’Malley.

      “Black,” disse. “Black, dove sei?”

      Lei gli rispose.

      “Sono qui, Capitano.”

      “D’ora in avanti tieni il telefono acceso,” disse lui. “Quante volte te lo devo dire? E vai al Boston Harbor Marina su Marginal Street, a East Boston. Abbiamo un problema.”

      Avery si accigliò.

      “East Boston non è il territorio dell’A7?” chiese.

      “Non importa,” rispose il capitano. “Molla qualsiasi cosa tu stia facendo e vai là il più in fretta possibile. C’è stato un omicidio.”

      CAPITOLO DUE

      Avery raggiunse il Boston Harbour & Shipyard vicino al Callahan Tunnel, che univa il North End a East Boston. La marina era su Marginal Street, proprio lungo l’acqua.

      Il posto brulicava di poliziotti.

      “Porca miseria,” commentò Ramirez. “Che diavolo è successo qui?”

      Avery entrò lentamente sulla marina. Auto della polizia erano parcheggiate in maniera casuale, insieme a un’ambulanza. Gruppi di persone che volevano usare le loro barche in quel luminoso mattino si aggiravano nei dintorni, chiedendosi che cosa avrebbero dovuto fare.

      Parcheggiò ed entrambi uscirono mostrando il distintivo.

      Oltre il cancello principale e l’edificio c’era un grande molo, da cui spuntavano due pontili in una forma a V. La maggior parte della polizia era assiepata attorno all’estremità di uno dei due pontili.

      All’orizzonte si stagliava il capitano O’Malley, vestito in abito scuro e cravatta. Era impegnato in un’intensa discussione con un altro uomo in uniforme da poliziotto. A giudicare dai gradi sul petto, Avery immaginò che l’altro uomo fosse il capitano dell’A7, il dipartimento che gestiva tutta East Boston.

      “Guarda quello,” Ramirez indicò l’uomo in uniforme. “È appena uscito da una cerimonia o cosa?”

      Gli agenti dell’A7 gli lanciarono delle occhiatacce.

      “Che cosa ci fa qui l’A1?”

      “Tornate al North End!” gridò qualcun altro.

      Il vento colpì Avery in faccia mentre camminava lungo il pontile. L’aria era salata e piacevole. Si strinse la giacca in vita perché non si aprisse con l’aria. Le violente raffiche di vento stavano mettendo Ramirez in difficoltà, continuando a scompigliargli i capelli perfettamente pettinati.

      A lato del pontile spuntavano delle banchine ad angolo perpendicolare, ed erano tutte piene di barche. Sull’altro lato erano allineate altre imbarcazioni: motoscafi, costose navi a vela e grossi yacht.

      Una banchina separata formava una T con l’estremità del pontile. Un unico yacht di media grandezza era ancorato al suo centro. O’Malley, l’altro capitano e due agenti stavano parlando, mentre un team della Scientifica passava al setaccio la barca e scattava delle foto.

      O’Malley aveva lo stesso aspetto arcigno di sempre: capelli tinti di nero tagliati corti e un volto da ex pugile, corrucciato e rugoso. Strizzava gli occhi per il vento e sembrava turbato.

      “Eccola, è qui,” disse. “Dalle una chance.”

      L’altro capitano aveva un’aria regale e maestosa: capelli brizzolati, un volto magro e uno sguardo imperioso sotto le sopracciglia corrugate. Era molto più alto di O’Malley e sembrava non riuscire a credere che l’altro capitano o qualche esterno stesse sconfinando nel suo territorio.

      Avery salutò tutti con un cenno.

      “Che succede, capitano?”

      “È una festa?” sorrise Ramirez.

      “Togliti quel sorriso dalla faccia,” sibilò l’imponente capitano. “Questa è la scena di un crimine, giovanotto, e mi aspetto che la tratti come tale.”

      “Avery, Ramirez, questo è il Capitano Holt dell’A7. È stato tanto gentile da…”

      “Gentile, un cazzo!” sbottò lui. “Non so che cosa abbia in mente il sindaco, ma se crede di potere pestare i piedi alla mia divisione, non ha capito un accidente. Ti rispetto, O’Malley. Ci conosciamo da molto tempo, ma questo è inaudito e tu lo sai. Come ti sentiresti se entrassi nell’A1 e cominciassi a dare ordini?”

      “Nessuno vuole prendere il controllo su niente,” disse O’Malley. “Credi che mi piaccia? Abbiamo già abbastanza lavoro dalle nostre parti. Il sindaco ci ha chiamato entrambi, non è così?


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