Prima Che Afferri La Preda . Блейк Пирс

Prima Che Afferri La Preda  - Блейк Пирс


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trovava a un'ora e mezza da Kingsville, con sede ad Arlington. Piuttosto che tornare a Washington per poi probabilmente dover tornare a Kingsville, Mackenzie andò nella sua stanza al motel e fece una serie di chiamate. Dieci minuti dopo, stava chiamando su Skype il coroner che aveva esaminato i corpi di Malory Thomas e Kenny Skinner. Il corpo di Kenny Skinner non era ancora completamente pronto per essere valutato, quindi ciò rendeva le cose un po’ più difficili.

      Ciononostante, Mackenzie non rinunciò a chiamare. L'uomo che rispose era qualcuno con cui Mackenzie aveva lavorato un paio di volte in altri casi, un uomo di mezza età con i capelli grigi e ispidi di nome Barry Burke. Era bello vedere un volto familiare dopo la mattinata che aveva avuto. Non riusciva ancora a togliersi dalla mente il pianto e le grida disperate di Pam Skinner dopo che aveva lasciato la loro casa.

      "Ehilà, agente White”, disse Burke.

      "Buondì. Allora, ho sentito che non c'è molto che possiamo ottenere dal corpo di Kenny Skinner, giusto?”

      "Temo di no. Brutto da dire, ma il corpo è messo male. Se mi dice cosa sta cercando di preciso, posso metterlo in cima alla lista.”

      "Eventuali graffi o lividi nuovi. Segni che possa essere stato coinvolto in una colluttazione.”

      "D’accordo. Quindi... presumo abbia bisogno di sapere lo stesso per Malory Thomas, giusto?”

      "Esatto. Ha qualcosa per me?"

      "Forse sì. Odio ammetterlo, ma quando ci arriva un corpo che è ovviamente un suicidio, ci sono alcune cose che scendono immediatamente in fondo alla nostra lista di priorità. Quindi sì... abbiamo trovato qualcosa su Malory Thomas che, in tutta onestà, potrebbe non essere nulla. Ma se sta cercando graffi...”

      "Cos'ha?" lo incalzò.

      "Un secondo e le mando una foto" disse. Cliccò per un po’ e poi l'icona a forma di graffetta comparve nella finestra di Skype, indicando un allegato.

      Mackenzie cliccò e un file JPEG si aprì sul suo schermo. Si vedeva il palmo della mano destra di Malory Thomas.

      Mackenzie ingrandì l'immagine e vide subito a cosa si riferiva Burke. Tra la prima e la seconda falange di tre delle dita c'erano tagli e abrasioni molto evidenti. I tagli sembravano molto irregolari e, anche se non erano insanguinati, erano al tempo stesso piuttosto impressionanti. C'erano due grossi graffi sulla parte superiore del palmo della mano che sembravano abbastanza recenti. Infine, c’era un segno a mezzaluna nella parte carnosa del palmo. Per qualche ragione, era quello che spiccava maggiormente. Era peculiare, e di solito significava che era un indizio importante.

      "Questo la può aiutare?" volle sapere Burke.

      "Non lo so ancora" ammise Mackenzie. “Ma è più di quello che avevo un minuto fa."

      "Anche questo potrebbe essere degno di nota... un secondo." Burke si allontanò dalla scrivania per circa dieci secondi, poi tornò nell’inquadratura. Aveva in mano un piccolo sacchetto di plastica. Dentro c'era quello che sembrava un pezzo di corteccia d'albero. Lo avvicinò alla webcam e Mackenzie vide un pezzo di legno largo circa due centimetri e mezzo lungo quattro.

      "Ce l’aveva tra i capelli", spiegò Burke. “L'unica ragione per cui l'abbiamo trovato interessante è perché era l'unico tra i suoi capelli. Di solito, quando qualcosa del genere si trova su un corpo, in particolare nei capelli, ce n'è una buona quantità. Trucioli di legno, pacciamatura, cose del genere. Invece questo era l'unico pezzo.”

      "Ho una richiesta strana", disse Mackenzie. “Può scattare una foto di e inviarla alla mia email?"

      "Ehi, questa è una delle richieste meno strane che ho ricevuto questa settimana. Sono i vantaggi del mestiere, sa...”

      "Grazie per ora", disse Mackenzie. “Ha idea di quando sarà in grado di esaminare meglio Kenny Skinner?"

      "Spero entro poche ore."

      "Spero di tornare a Washington stasera. La contatterò quando sarò di ritorno, sperando che sia pronto nel frattempo.”

      Dopo essersi accordati, interruppero la comunicazione. Mackenzie si mandò via e-mail la foto del palmo della mano di Malory Thomas sul cellulare e poi uscì immediatamente. Pensò ai graffi e a quel segno sulla mano della ragazza, oltre al pezzo di legno. Tutto ciò significava qualcosa... se lo sentiva, come il pezzo di un puzzle che stava per incastrarsi al posto giusto.

      Piuttosto che rimuginarci al motel, pensò che non c'era posto migliore della scena del presunto crimine. Sperava solo che il Miller Moon Bridge apparisse meno tetro alla luce del giorno.

      ***

      Giunta al bivio che portava alla strada sterrata che terminava in un vicolo cieco al Miller Moon Bridge, fu felice di vedere una macchina della polizia della contea già posteggiata lì. Un agente dall'aria annoiata alzò lo sguardo quando la vide accostare. Mackenzie gli mostrò il distintivo, che il poliziotto scrutò attentamente per poi farle cenno di proseguire.

      Nel giro di quattrocento metri, raggiunse il cartello di FINE MANUTENZIONE STATALE. Era a quel punto che la strada diventava nient'altro che ghiaia. Mackenzie procedette lentamente, ascoltando lo scricchiolio del pietrisco sotto gli pneumatici mentre una nuvola di polvere si sollevava al suo passaggio. Un paio di chilometri più avanti, intravide i pilastri bianchi del Miller Moon Bridge, che si innalzavano con un'angolazione inclinata. Dopo una curva, il ponte divenne interamente visibile, sospeso sul letto del fiume nel punto in cui quest’ultimo era più secco. Anche se non sembrava così spettrale alla luce del giorno, la struttura tradiva la propria età.

      Parcheggiò a qualche metro di distanza da dove iniziavano le assi di legno. Cercò di immaginare come fosse guidare un'auto fino all’altra estremità trenta o quarant’anni prima e il solo pensiero la terrorizzò. Iniziò a camminare sulle assi e guardò avanti. C'erano due barriere di cemento alte circa un metro e mezzo tra la fine del ponte e l'inizio di una strada che chiaramente non veniva più utilizzata. Ebbe la sensazione di trovarsi ai confini del mondo, dove tutto finiva.

      Mentre camminava lentamente lungo il ponte, aprì la foto della mano di Malory. Aprì anche l'allegato nell’e-mail che Burke le aveva inviato dopo la chiamata su Skype: la foto del piccolo pezzo di legno, così da avere entrambe le immagini pronte. Non aveva idea di cosa stesse cercando, ma era sicura che lo avrebbe intuito appena lo avesse visto.

      Alla fine non ci volle molto tempo.

      Aveva percorso circa tre metri sul ponte quando notò la disposizione delle travi e delle traverse che correvano lungo i lati. Tutti, naturalmente, passavano sotto, fungendo da sostegno, ma al di là del parapetto bianco che separava il ponte dallo spazio aperto, c'era un montante di ferro che sporgeva di circa sessanta centimetri rispetto al ponte. Era abbastanza largo da permettere a qualcuno di salirci in piedi.

      Guardò in fondo al ponte e contò tre traverse. Andò sul parapetto e si accovacciò per vedere meglio. Il montante davanti a lei ne sosteneva cinque più piccoli, che correvano sotto il ponte. Questi ultimi erano attaccati a quelli più grossi con grandi bulloni. La testa di ogni bullone era una semisfera di metallo liscio, usurata e arrugginita con l'età.

      Mackenzie guardò la foto della mano di Malory, ingrandendo l’impronta impressa nel palmo. Era leggermente circolare, e sembrava corrispondere alla testa dei bulloni.

      Passò con attenzione il dito sul dischetto di metallo. Certo, era liscio; probabilmente serviva a nascondere la testa più tagliente del bullone industriale usato per fissare le traverse. Tuttavia, intorno ai bordi era un po’ ruvido.

      Mackenzie si rimise in piedi e camminò ancora un po’ lungo il ponte, piano. Lo schema si ripeteva: cinque bulloni, le cui estremità erano coperte da semisfere ferro levigato. Poi un po’ di spazio vuoto, prima dei successivi cinque. Contò tre serie di cinque bulloni nel primo pilastro di ferro, e cinque nel successivo.

      Tuttavia, non raggiunse il terzo, che si trovava sull'ultima parte del ponte. A metà della passerella, notò un punto in cui la base di legno del telaio del ponte sporgeva appena oltre la traversa di ferro. Non di molto... forse sette o otto centimetri. Ma tanto bastò a Mackenzie


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