Bramata . Морган Райс
si asciugò una lacrima, all'angolo dell'occhio.
“Ricordi la tua offerta dell'altro giorno? Di vedere il prete?”
La madre annuì.
“Mi piacerebbe andarci. Possiamo andarci insieme? Oggi dopo la scuola?”
La madre si aprì in un sorriso, sembrando sollevata.
“Certo che possiamo, tesoro.”
Abbracciò Scarlet di nuovo. “Ti voglio bene. Non dimenticarlo mai.”
“Anch'io ti voglio bene, mamma.”
CAPITOLO CINQUE
Scarlet andò a scuola in anticipo, per la prima volta da anni. I corridoi non brulicavano ancora di ragazzi, tanto che le sembrava di camminare una città fantasma, mentre raggiungeva il proprio armadietto. Era abituata ad entrare più tardi, quando il posto era pieno di studenti, ma oggi, dopo quell'incubo, si era sentita troppo agitata per restarsene seduta a casa ad aspettare. Aveva anche controllato la sua pagina Facebook e l'account Twitter, notando l'assurda quantità di attività che i post di Vivian e delle sue amiche avevano provocato, ed era così ansiosa di scoprire come la scuola avrebbe reagito, che aveva pensato di andare prima a scuola, confidando che, in qualche modo, questo l'avrebbe aiutata a respingere il tutto. Quanto meno, arrivando prima, si sentiva in qualche modo sicura, in qualche modo preparata.
Ma, naturalmente, sapeva che non tutto sarebbe andato per il meglio. Presto quei corridoi si sarebbero riempiti di moltissimi ragazzi, che si sarebbero divisi in gruppetti, l'avrebbero fatta sentire in minoranza, l'avrebbero guardata e avrebbero fatto commenti a voce bassa. Tra loro, forse, anche Blake. Si chiese se poteva essersi spinto fino a raccontare a tutti del loro appuntamento. Aveva spiegato che cosa era accaduto? Aveva detto a tutti che lei era una sorta di fenomeno da baraccone?
Quell'idea l'aveva talmente nauseata, che aveva persino saltato la colazione quella mattina. Avrebbe dovuto affrontare la questione, e si chiese quante centinaia di ragazzi avevano seguito i post — e che cosa pensassero tutti di lei. Una parte di lei voleva rannicchiarsi e morire, scappare via e lasciare quella città, per non tornarvi più.
Ma in realtà non sapeva che cosa sarebbe accaduto; perciò si rese conto che sarebbe stato meglio mostrarsi coraggiosa e affrontare la questione.
Quando aprì il suo armadietto e prese i libri che le servivano per le lezioni del giorno, si rese conto di quanto fosse rimasta indietro nei compiti. Anche questo non era affatto da lei. Gli ultimi due giorni erano stati così folli, tutto era stato così diverso dal solito. A peggiorare le cose, le dava anche fastidio la luce del mattino che filtrava dalle finestre, e si rese conto di avere un tremendo mal di testa, cosa che non aveva mai avuto prima di allora. Si ritrovò a coprirsi gli occhi in un corridoio particolarmente luminoso e si chiese di nuovo se avesse qualcosa che non andava. Era ancora malata forse?
Scorse i suoi vecchi occhiali da sole lì, sulla mensola in alto all'interno del suo armadietto, e decise di prenderli e indossarli all'interno dell'edificio, per tutta la giornata. Ma sapeva che questo avrebbe attirato ancora più attenzioni sgradite.
Come un'onda di marea, i corridoi cominciarono a riempirsi di ragazzi, provenienti da ogni direzione. Lei diede un'occhiata al suo cellulare e si accorse che la prima lezione sarebbe cominciata tra pochi minuti. Fece un respiro profondo e chiuse l'armadietto.
Aveva notato sul cellulare l'assenza di sms e riprese a pensare di nuovo a Blake, al giorno precedente. A quando lei era corsa via. Si chiese di nuovo che cosa poteva aver raccontato agli altri. Aveva davvero detto di tutte quelle cose brutte? Che lui l'aveva scaricata? O che era stata Vivian a intervenire? Che cosa pensava davvero il ragazzo di lei? E perché non aveva risposto al suo sms?
Aveva pensato, naturalmente, che il silenzio fosse una risposta. Che lui, infastidito, aveva smesso di provare interesse per lei. Ma avrebbe voluto almeno una risposta, mentre controllava di nuovo il suo cellulare, solo per essere sicura di quale fosse la realtà — anche soltanto per dirle che non era interessato. Lei odiava non sapere.
Come se tutto ciò non bastasse, non poteva fare neanche a meno di smettere di pensare a Sage. Il loro incontro, di fronte a casa sua, era stato così misterioso. Si pentì di essere andata via da lui, e avrebbe voluto avere qualche momento in più per parlargli, e porgli delle altre domande. Il suo sogno l'aveva mandata fuori di testa, in ogni caso, e non riusciva a capire perché lui le fosse rimasto così impresso nella mente, persino più di Blake.
Si sentiva così confusa. Con Blake, era come se pensasse a lui in modo cosciente; con Sage, era come se non potesse evitarlo — pensava a lui che lo volesse o meno, e non comprendeva i forti sentimenti che nutriva per lui. Abbastanza stranamente, sebbene conoscesse Blake da anni, in qualche modo, si sentiva più vicina a Sage. Quel che la preoccupava più di ogni altra cosa era che questo non aveva alcun senso. Scarlet odiava non comprendere — specialmente se si trattava di questioni di cuore.
“Oh mio Dio, Scarlet?” giunse la voce.
Non appena chiuse il suo armadietto, vide Maria lì, che la guardava come se stesse guardando una nota celebrità.
“Non vieni mai qui così presto! Ti ho inviato un milione di messaggi ieri sera! Che cosa è successo? Dov'eri? Stai BENE?”
Scarlet si sentì sopraffare dal rimorso; era stata troppo sconvolta per rispondere a tutti i suoi sms. Avvertì anche un nuovo senso di nervosismo riguardo a Maria, dati i suoi sentimenti per Sage. Dopotutto, Maria le aveva detto chiaramente di essere ossessionata per Sage. Scarlet temeva che, se Maria avesse scoperto che aveva parlato con lui la sera precedente — di fronte alla sua stessa casa— sarebbe andata fuori di testa. L'amica, infatti, era molto possessiva, quasi territoriale si potrebbe dire, con i ragazzi: pensava sempre che qualsiasi ragazzo su cui posava gli occhi fosse suo — indipendentemente che la persona in questione sapesse o no della sua esistenza. E, se qualcuno si metteva sulla sua strada, anche accidentalmente, diventava il suo nemico principale. Sapeva essere perfida in tal caso — e non avrebbe mai potuto perdonare e dimenticare. Maria era quel tipo di persona e si sarebbe comportata così, che si trattasse della sua più cara amica o di un nemico mortale.
“Scusa,” Scarlet rispose. “Sono crollata prima del solito. Non mi sentivo bene. E non potevo gestire tutta la faccenda di Facebook.”
“Accidenti, io la odio,” Maria disse. “Vivian. Che serpente. Chi crede di essere? Ho postato sulla sua bacheca e anche su quella delle sue amiche. Le ho messe al loro posto, per averti preso in giro.”
Scarlet apprezzò molto il sostegno di Maria — il che la fece sentire persino più in colpa per aver parlato con Sage. Avrebbe voluto proprio dirle tutto, spiegarle che cosa era accaduto con Sage— ma lei stessa non riusciva a spiegare l'accaduto. E temeva che, se solo avesse fatto un accenno, Maria avrebbe reagito davvero male.
“Sei la migliore,” Scarlet disse, mentre l'abbracciava per ringraziarla.
Le due camminarono fianco a fianco, lungo i corridoi, che si stavano riempiendo rapidamente; la confusione andava sempre aumentando, mentre camminavano fino all'altra estremità della scuola, per la loro prima lezione insieme.
“Voglio dire, il suo fegato,” Maria disse. “Innanzitutto, ti ha rubato il ragazzo. Poi, ha postato tutto. Ti ha appena minacciato. Ed è gelosa. Sa semplicemente che sei la ragazza migliore.”
Scarlet si sentì leggermente meglio, sebbene provasse una leggera tristezza all'idea di aver perso Blake. Specialmente in quelle circostanze. Tutto ciò che voleva era una possibilità per spiegare a Blake, per dirgli che, qualunque cosa fosse accaduta vicino al fiume, quella non era lei. Ma non sapeva davvero come spiegarsi. Che cosa poteva dirgli? Aveva creduto di esserci ben riuscita nel suo sms. E lui non le aveva mai risposto.
“Hei ragazze,” giunse la voce.
Le due amiche furono raggiunte da Jasmin e Becca. Scarlet sentì il loro sguardo su di lei, e stava cominciando a diventare paranoica per tutta quell'attenzione.
“Ciao,” Scarlet rispose, mentre