Soldato, Fratello, Stregone . Морган Райс
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Jacket image Copyright Ralf Juergen Kraft, used under license from istock.com.
INDICE
CAPITOLO UNO
Tano fu sorpreso di svegliarsi. Da ciò che la regina aveva detto prima che i soldati lo picchiassero fino a fargli perdere conoscenza, si era aspettato che gli tagliassero la gola e la facessero finita così.
Non sapeva se fosse o meno una buona idea che avessero cambiato idea.
Doveva aver perso nuovamente conoscenza, perché si trovò a guardare il sangue che copriva il pavimento nella stanza di suo padre. Poteva ricordare la sensazione provata mentre teneva suo padre tra le braccia, quell’uomo un tempo forte che ora appariva delicato come un bambino. Nei suoi sogni le sue mani erano ricoperte di sangue.
Sbatté le palpebre svegliandosi del tutto e la luce del sole gli fece capire che non si trattava più di un sogno. Ma il sangue era ancora lì. Le sue mani erano ancora rosse e ora Tano non sapeva quanto di quel sangue fosse suo. Poteva sentire la durezza del ferro contro il suo corpo, ma non si sentiva propriamente in catene.
Eppure non riusciva a concentrarsi, e si trovò a chiedersi quanto l’avessero picchiato per portarlo al punto di non poter ricordare. Tornò con la memoria ai momenti in cui guardava suo padre morire, incapace di fare qualsiasi cosa per aiutarlo.
“Dovrai essere in grado di provare la verità, tutta la verità.”
A suo padre era servita tanta di quella forza per pronunciare quelle parole. Era stato così importante per lui, in quel momento, che Tano potesse dare prova di essere il figlio del re. Forse aveva visto un modo per rimediare ad alcuni dei danni che aveva causato nella sua vita. Forse aveva solo visto il danno che Lucio avrebbe potuto scatenare se avesse avuto il vero potere.
Tano gemette al pensiero di tutto questo, mentre la luce del sole filtrava attraverso i suoi sogni, mentre il dolore li respingeva più fisicamente. Ma la voce di suo padre persisteva.
“Cadipolvere. Puoi trovare le risposte di cui hai bisogno a Cadipolvere. È lì che lei è andata dopo che io…”
Neanche nei suoi sogni c’era una conclusione a quelle parole, eccetto il vuoto sguardo degli occhi di suo padre. C’era solo il nome di un luogo, l’accenno a un viaggio che avrebbe potuto dirgli tutto.
Se fosse vissuto abbastanza a lungo per farcela.
La coscienza tornò a lui e il pieno peso del dolore venne con essa. Tano si sentiva come se ogni parte del suo corpo fosse livida fino all’osso. Poteva a malapena sollevare la testa, perché aveva la sensazione di poter cadere a pezzi solo con lo sforzo. Sapeva dall’esperienza cosa significassero le costole rotte, e molti altri punti del suo corpo gli donavano ora la medesima sensazione.
Le guardie che l’avevano picchiato non si erano trattenute pensando a chi lui fosse. Se non altro si sentiva come se l’avessero picchiato più forte proprio per quello, punti dalla levatura del suo supposto tradimento o desiderosi di mostrate che non stavano dalla parte del principe ribelle.
Tano riuscì a mettersi a sedere e si guardò in giro. Il mondo vicino a lui sembrava ondeggiare mentre lo faceva. Per un momento pensò fosse un qualche scherzo del dolore, vertigini causate dai colpi alla testa. Poi si rese conto che si stava veramente muovendo e che le sbarre verticali di ferro gli fornivano un costante punto di riferimento mentre il suo movimento faceva ondeggiare il resto del mondo.
“Una gogna,” mormorò Tano, le parole spesse nella sua gola. “Mi hanno appeso a una gogna.”
Un’altra occhiata lo confermò. Si trovava all’interno di una gabbia fatta come quelle in cui alcune graziose nobildonne tenevano un uccellino, solo che questa era grande a sufficienza per un uomo. A malapena. Le gambe di Tano penzolavano tra le sbarre, anche se ben sospese da terra, grazie alla corta catena che teneva la gabbia legata a un palo.
Oltre si trovava un piccolo cortile recintato. Il tipo di posto che poteva essere usato dai nobili per i loro sport, o dove i servitori potevano riunirsi per compiti non particolarmente piacevoli. Degli scoli in mezzo ai sassi mostravano dove il sangue o altro di peggio poteva essere lavato via.
In un angolo le