Un’Impresa da Eroi . Морган Райс
padre…”
“Silenzio!” urlò, un grido così stridulo da fendere l’aria. “Con te ho finito. Eccoli che arrivano. Fatti da parte. E farai bene a comportarti come si deve, mentre sono qui.”
Il padre fece un passo in avanti e con una mano spinse Thor da parte, come un oggetto che fosse meglio non vedere. Il suo palmo nerboruto colpì il petto di Thor.
Si sollevò un forte rimbombo e la gente del villaggio si riversò dalle case, allineandosi lungo la strada.
Una nuvola di polvere avanzava, annunciando l’arrivo della carovana, e un attimo dopo infatti erano lì: una dozzina di carrozze ad un cavallo che avanzavano con il rumore di un potente tuono.
Giunsero al villaggio come un esercito, fermandosi accanto alla casa di Thor. I loro cavalli stavano fermi sul posto, scalpicciando e sbuffando. Ci volle un bel po’ di tempo perché la nuvola di polvere calasse a terra, e Thor cercò ansiosamente di sbirciare di soppiatto le loro armature, i loro armamenti. Non aveva mai visto l’Argento così da vicino prima d’ora, e il cuore gli batteva forte.
Il soldato sul primo cavallo smontò dal suo stallone. Eccolo lì, un vero, effettivo membro dell’Argento, ricoperto di cotta di maglia luccicante, una lunga spada alla cintura. Sembrava sulla trentina, un vero uomo, la barba corta, cicatrici sulla guancia e il naso ingobbito dalla battaglia. Era l’uomo più considerevole che Thor avesse mai visto: largo il doppio degli altri, con un espressione in volto che ne lasciava intendere la forza.
Il soldato saltò giù in mezzo alla strada sporca e i suoi speroni tintinnavano mentre si avvicinava alla fila di ragazzi.
Da un capo all’altro del villaggio stavano decine di ragazzi, sull’attenti e pieni di speranza. Far parte dell’Argento significava una vita di onori, battaglie, fama, gloria, ma anche di terre, titoli e ricchezze. Significava la migliore sposa, la terra di prima scelta, una vita di gloria. Significava onore per la tua famiglia, ed entrare nella Legione era il primo passo.
Thor aveva studiato le grandi carrozze dorate, e sapeva che potevano portare solo un certo numero di reclute. Era un grande regno, e loro avevano tanti paesi da visitare. Sussultò, rendendosi conto che le sue possibilità erano ancora più remote di quanto si fosse immaginato. Avrebbe dovuto battere tutti questi altri ragazzi – molti di loro combattenti notevoli – oltre ai suoi tre fratelli. Iniziò a scoraggiarsi.
Thor riusciva a malapena a respirare mentre il soldato camminava in silenzio, osservando le schiere di speranzosi. Iniziò dall’estremità opposta della strada, poi proseguì lentamente in senso circolare. Thor conosceva tutti gli altri ragazzi, ovviamente. Sapeva anche che alcuni di loro segretamente non ambiva ad essere scelti, sebbene le loro famiglie volessero mandarceli. Avevano paura, sarebbero stati dei soldati di scarso valore.
L’orgoglio di Thor gli bruciava dentro. Sentiva di meritare di essere scelto, tanto quanto ciascuno di loro. Solo perché i suoi fratelli erano più vecchi, più grandi e più forti non significava che lui non dovesse avere il diritto di stare lì ed essere scelto. Si sentiva bruciare di odio nei confronti di suo padre, e quasi avvampò quando il soldato gli si avvicinò.
Il soldato si fermò, per la prima volta, di fronte ai suoi fratelli. Li guardò dall’alto in basso, e sembrò colpito. Allungò una mano, afferrò uno dei loro foderi e lo strattonò, come per metterne alla prova la resistenza.
Sorrise.
“Non hai ancora usato la tua spada in battaglia, vero?” chiese a Drake.
Thor vide Drake nervoso per la prima volta nella sua vita. Deglutì.
“No, mio signore. Ma l’ho usata molte volte nelle esercitazioni, e spero di…”
“Nelle esercitazioni!”
Il soldato rise fragorosamente e si voltò verso gli altri soldati, che gli fecero eco, sghignazzando in faccia a Drake.
Drake arrossì. Era la prima volta che Thor vedeva Drake imbarazzato: di solito era Drake a mettere gli altri in imbarazzo.
“Bene, allora dovrò sicuramente dire ai nostri nemici di avere paura di te, te che brandisci la tua spada nelle esercitazioni!”
Il gruppo di soldati rise di nuovo.
Il soldato si voltò poi verso gli altri fratelli.
“Tre ragazzi dello stesso stampo,” disse, grattandosi la barbetta sul mento. “Può tornare utile. Siete tutti di buona stazza. Però non ancora collaudati. Avrete bisogno di molto allenamento, se volete essere all’altezza.”
Fece una pausa.
“Credo che si possa trovare del posto.”
Fece un cenno verso l’ultima carrozza.
“Entrate, e fatelo in fretta. Prima che cambi idea.”
I tre fratelli di Thor scattarono verso la carrozza, raggianti. Thor notò che anche suo padre era radioso.
Lui invece era desolato, mentre li guardava andare.
Il soldato si voltò e proseguì verso la casa successiva. Thor non riuscì più a trattenersi.
“Signore!” gridò.
Suo padre si voltò e gli lanciò un’occhiataccia, ma a Thor non interessava più.
Il soldato si fermò, la schiena rivolta verso di lui, e lentamente si voltò.
Thor fece due passi in avanti, il cuore che gli batteva all’impazzata, e spinse il petto in fuori più che poteva.
“Non mi avete considerato, signore,” disse.
Il soldato, sorpreso, guardò Thor dall’alto in basso, come se si trattasse di uno scherzo.
“No?” chiese, e scoppiò a ridere.
Anche i suoi uomini risero. Ma Thor non se ne curò. Questo era il suo momento. Ora o mai più.
“Voglio entrare a far parte della Legione!” disse Thor.
Il soldato si avvicinò a Thor.
“Tu? Ora?”
Aveva un aspetto divertito.
“Hai compiuto il quattordicesimo anno?”
“Certo signore. Due settimane fa.”
“Due settimane fa!”
Il soldato sghignazzò, e cos fecero gli uomini dietro di loro.
“In questo caso i nostri nemici sicuramente tremeranno al solo vederti.”
Thor si sentiva bruciare per l’affronto. Doveva fare qualcosa. Non poteva permettere che finisse così. Il soldato gli voltò le spalle per andarsene, ma Thor non poteva accettarlo.
Fece un passo avanti e urlò: “Signore! Sta facendo un errore!”
Un sussulto di orrore si diffuse tra la folla, mentre il soldato si fermava e si girava lentamente. Ora si stava facendo più serio e accigliato.
“Stupido ragazzo,” disse suo padre, prendendo Thor per le spalle, “Torna dentro!”
“No!” gridò Thor, divincolandosi dalla presa di suo padre.
Il soldato avanzò verso Thor, e suo padre si ritrasse.
“Sai qual la punizione per l’insulto all’Argento?” disse il soldato seccamente.
Il cuore di Thor gli martellava nel petto, ma sapeva che non poteva più tornare indietro.
“La prego di perdonarlo, signore,” disse suo padre. “È un ragazzino e…”
Il soldato si voltò nuovamente verso Thor.
“Rispondimi!” disse.
Thor deglutì, incapace di parlare. Non era così che le cose dovevano andare nella sua testa.
“Insultare l’Argento significa insultare