l’Ascesa . Морган Райс
Xan non rispose per un momento o due. Si mosse invece nella stanza, sistemando alcune cose attorno a un macchinario.
“Intendono guardare ancora nelle nostre teste, Kevin,” disse Chloe, terrorizzata all’idea. “Useranno ancora quelle cose con i tentacoli.”
“Non su di te,” disse Puro Xan con voce quasi sprezzante. “Ti sarai abbastanza intrigante da dissezionare e rimettere insieme. La tua mente è piuttosto interessante, ma non tanto da continuare a lavorarci.”
“Non potete vivisezionare Chloe!” gridò Kevin, lottando contro la gravità che lo imprigionava. Per quanto si dimenasse per liberarsi, la forza lo teneva attaccato alla cornice. La pressione lo teneva sdraiato, come se avesse avuto un peso di piombo schiacciato contro il petto.
“Noi facciamo quello che ci pare e piace,” disse Puro Xan. “Se questo è l’uso migliore che possiamo fare della donna per il bene dell’Alveare, allora è ciò che accadrà. Saremo generosi però. Potrai decidere ciò che le succederà.”
“Allora scelgo che non venga vivisezionata!” disse Kevin.
“Dopo che avremo finito,” disse Puro Xan. “Dopo che ti sarai unito al nostro Alveare.”
“Cosa?” disse Kevin scuotendo la testa. “Non se ne parla.”
L’alieno gli si avvicinò, i dispositivi con i tentacoli pronti alla mano.
“Il tuo cervello ha delle capacità che l’Alveare richiede,” disse Puro Xan. “Quindi verrai con noi.”
L’alieno lo fece suonare come un fatto innegabile, come se fosse semplicemente il modo in cui andava il mondo. Fece suonare l’idea ovvia e naturale, come dire che l’acqua è bagnata, o che il sole è caldo. Ma non c’era niente di naturale nelle cose con i tentacoli che Puro Xan teneva in mano.
“E allora?” chiese Kevin, più che altro perché ogni occasione per ritardare la situazione gli appariva come una buona idea. “Intendete trasformarmi in un Puro come voi? Perderò tutti i capelli e mi verranno quegli occhi assurdi?”
Magari, se Kevin fosse riuscito a infastidire abbastanza l’alieno, lo avrebbe potuto distrarre da ciò che intendeva fare. Ovviamente poi quello avrebbe potuto decidere di fargli cose totalmente peggiori, ma in quel momento a Kevin non veniva in mente niente di peggio che essere trasformato in uno di loro.
“Non appartieni ai Puri,” disse Puro Xan. “Ma puoi essere trasformato in uno dell’Alveare. Diventerai un nostro emissario, uno dei nostri prescelti. Dovresti essere felice dell’onore che ti riserviamo.”
“Pensate che per Kevin sia un onore avere il cervello invaso?” chiese Chloe.
“Non sarà un’invasione,” disse Puro Xan. “Kevin ci accoglierà. Accetterà di diventare uno di noi.”
“Perché dovrei accettare?” chiese Kevin. “Perché non lo fai e basta, visto che intendi comunque farlo, invece di continuare con i tuoi giochetti?”
L’alieno parve quasi offeso, anche se Kevin dubitava che potesse provare anche quella emozione. Dubitava che potesse provare qualsiasi cosa.
“Noi non facciamo nessun giochetto,” disse. “I cervelli della nostra specie sono delicati però, e ci serve che il tuo sia intatto per i compiti che l’Alveare ha in serbo per te. Se ti ribelli troppo durante il processo, c’è la possibilità che il tutto resti… danneggiato.”
“Mi ribellerò di certo,” promise Kevin. “Morirei piuttosto che fare qualsiasi cosa per aiutarvi.”
L’alieno rimasse fermo a fissarlo, apparentemente non comprendendo ciò che aveva appena detto. Guardò Kevin con un leggero cipiglio, piegando la testa di lato come se stesse ascoltando qualcosa che solo lui riusciva a sentire. Kevin aveva la sensazione che stesse cercando di capirlo, per decidere nel frattempo il da farsi.
“La tua affermazione è da sciocchi,” disse Puro Xan. “Cedere è a tuo totale vantaggio. Così potrai continuare ad esistere.”
“Tanto morirò comunque,” disse Kevin, pensando per un momento a quando il dottore gli aveva diagnosticato la sua malattia, dicendogli quanto poco tempo gli restasse da vivere. “Pensi che le tue minacce mi importino?”
L’alieno lo fissò per un altro momento o due, e di nuovo Kevin ebbe la sensazione che stesse ricevendo consigli dagli altri della sua specie.
“Possiamo salvarti,” disse, lasciando cadere lì le parole come pesi di piombo.
Lo shock di quell’affermazione assalì Kevin come una secchiata di acqua fredda. I migliori scienziati che la Terra avesse da offrire avevano tentato di aiutarlo, fallendo. Ora questi alieni gli stavano offrendo di farlo stare bene come se non fosse niente.
“Stai mentendo,” rispose. Doveva credere che stessero mentendo. “Hai già mentito su tante cose. Pensi che ti crederò?”
Pensò a tutti i modi in cui avevano mentito per indurlo ad aiutarli con la loro invasione della Terra. Gli avevano detto di essere dei rifugiati provenienti da un altro pianeta e in cerca di salvezza. Gli avevano raccontato che erano loro quelli che stavano sfuggendo alla distruzione, non coloro che l’avevano causata.
“Hai visto quello che possiamo fare,” disse Puro Xan. “Possiamo manipolare la carne in modi che la tua mente umana non può neanche immaginare. I Puri dell’Alveare sono preservati in maniera quasi indefinita. Abbiamo ogni motivo per volerti in vita. Potremmo guarirti, se appartenessi all’Alveare.”
Cosa poteva dire Kevin di fronte a quel genere di tentazione? Era tutto ciò che aveva desiderato dal momento in cui il dottore gli aveva detto quello che gli stava succedendo. Quando era stato all’istituto della NASA, aveva segretamente sperato che uno degli scienziati lì potesse trovare un qualche modo per aiutarlo, per far fermare tutti i tremori e il dolore. Aveva pensato di poter dare praticamente ogni cosa pur di stare di nuovo bene. Fu uno sforzo enorme per lui ora scuotere la testa.
“Se devo morire impedendo quello che volete, allora è quello che farò,” disse. Lo intendeva sul serio. Voleva vivere, aveva sperato in una cura, ma ormai aveva avuto un sacco di tempo per accettare quello che gli stava succedendo. Se morire poteva aiutare a fermare gli alieni… beh, non voleva, ma l’avrebbe fatto.
“E cosa mi dici delle altre cose che l’Alveare ha da offrirti?” gli chiese Puro Xan. “Ci dicono che la vostra specie dà importanza a genitori e amici. In quanto appartenente a noi, potresti decidere cosa fare di coloro che controlliamo.”
Kevin deglutì, pensando a sua madre, pensando a Luna. C’erano così tante persone che conosceva sulla Terra, ora così lontana da non essere più visibile sullo schermo. Se avesse potuto aiutarli… no, se gli alieni volevano qualcosa da lui, questo non li avrebbe aiutati per niente.
“E poi c’è la questione della tua amica qui,” disse Puro Xan. “Come ho detto, in quanto appartenente all’Alveare, potresti determinare il suo destino. Se non lo fai, la donna subirà degli esperimenti, proprio davanti ai tuoi occhi.”
Kevin rimase impietrito, spostando lo sguardo da Chloe all’alieno più volte.
“No, Kevin. Non farlo,” disse Chloe. Kevin poteva sentire la sua disperazione. “Lascia che mi uccidano. Che facciano quello che serve!”
Kevin poteva percepire la sincerità nella sua voce, ma… non poteva farlo. Non poteva starsene lì a guardare mentre Chloe moriva. Sapeva che l’avrebbero fatto. C’era qualcosa nel modo freddo e privo di emozione in cui Xan aveva posto la sua minaccia che la rendeva qualcosa di diverso: non esattamente una minaccia, ma più una semplice dichiarazione di ciò che sarebbe successo.
“Ti modificheremo comunque,” disse Puro Xan. “È semplicemente questione di quanto ti ribelli, e di quanto faccia male. Prendi la tua decisione, Kevin McKenzie.”
“Ribellati a loro, Kevin,” disse Chloe. “Non cedere!”
Kevin la guardò, cercando di non pensare a tutte le cose che