Una Amore Cosi’ Grande . Sophie Love

Una Amore Cosi’ Grande  - Sophie Love


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essere fresca e riposata per il lavoro. Nelle ultime settimana era stata di umore pessimo, ma sperava che quel nuovo atteggiamento positivo sarebbe durato fino all’indomani.

      Si ritrovò davanti al cartello con le indicazioni per la metropolitana. Mentre si dirigeva verso la stazione, sentì una vibrazione nella tasca. Il suo cellulare. Lo tirò fuori.

      Con sua sorpresa, era un messaggio da Cristiano. Le parve che il suo cuore si fermasse mentre lo apriva.

      Chiunque tu sia, lascia in pace Cristiano. Ormai ha voltato pagina.

      Keira fissò il messaggio, sbattendo le palpebre per lo shock. Non veniva affatto da Cristiano, ma da qualcuno che stava usando il suo cellulare. Una nuova ragazza?

      Le si torse lo stomaco. Tutta la positività della serata sembrò improvvisamente svanire e disperdersi. Come era possibile che l’avesse già dimenticata? Dopo tutte quelle conversazioni che avevano avuto sul fatto che lui voleva uscire solo con donne con cui si vedeva sposato. Quante ce ne dovevano essere perché ne avesse già trovata una, in quel breve lasso di tempo? Essere un buon partito ai suoi occhi non doveva significare molto, in fondo. Quindi era stata raggirata?

      Si rinfilò di scatto il telefono in tasca. Furibonda, si affrettò lungo le scale della metropolitana e dentro il treno in sosta. Sprofondò nel sedile e fissò l’oscurità fuori dal finestrino.

      Aveva la mente in subbuglio, immersa in un’analisi accurata di ogni singolo secondo che lei e Cristiano avevano passato insieme, alla ricerca di un nuovo significato, di nuovi indizi nei momenti della loro relazione.

      Ma più ci pensava e più la sua rabbia si acquietava. Invece di continuare a soffermarsi sul peggior scenario che la sua mente potesse inventarsi (che Cristiano le avesse mentito sulla difficoltà con cui apriva il suo cuore) riuscì a calmarsi e a tornare in sé. A volte le relazioni di ripiego erano le migliori. Lui era stato il suo ripiego dopo Shane e il tempo che avevano passato insieme era stato magnifico. Forse quella nuova donna era solo il suo ripiego, piuttosto che la sua prossima moglie. Forse lo aveva imparato da Keira, che a volte andava bene stare con una persona solo perché lo si voleva, piuttosto che perché si avevano dei piani a lungo termine.

      Ripensò alle parole di sua madre, a proposito del fatto che ogni relazione fosse un’opportunità per imparare e crescere, per avanzare e migliorarsi. Era possibile che Cristiano stesse facendo lo stesso. E Keira riusciva a percepire, in maniera quasi tangibile, che per lei era così. Piuttosto che aggrapparsi alla sua rabbia, al suo ego ferito, le era servito solo il tempo che aveva impiegato la metro a partire per lasciarli andare.

      Scese dal treno e tornò al livello della strada, uscendo dalla stazione della metropolitana più saggia di quanto fosse stata al suo ingresso. Quando era salita sul vagone era stata furiosa, ma all’uscita era sollevata. Quella era davvero la fine. Era il momento di andare avanti, una volta per tutte.

      CAPITOLO QUATTRO

      Keira bussò con le nocche sulla porta dell’ufficio di Elliot. Era aperta, me lei sentiva lo stesso il bisogno di essere educata.

      “Buongiorno, Keira,” disse l’uomo, voltandosi per guardarla. “Entra, entra.”

      La donna entrò, accomodandosi sulla sedia davanti a lui. Era sempre intimidita dall’ufficio di Elliot, come se fosse stata una scolaretta di fronte al preside.

      “Va tutto bene?” domandò Elliot, abbassando lo sguardo per incontrare il suo.

      Keira deglutì il groppo alla gola che le veniva sempre quando doveva parlare con il capo. “Sì. A dir la verità volevo scusarmi.”

      “Per cosa?” domandò Elliot, accigliandosi.

      “Per il mio comportamento delle ultime settimane, da quando sono tornata dalla Francia. Non sono stata molto in forma.” Una volta iniziato a parlare, voleva togliersi quel peso dallo stomaco, e le parole le scivolarono in fretta dalle labbra. “E lo so che finora ho evitato di scegliere la location per il nuovo incarico; credo solo che mi servisse del tempo dopo Cristiano. Ero preoccupata, capisci? Un altro incarico, un altro cuore spezzato. Ma avrei dovuto essere sincera invece di evitare l’argomento, quindi mi dispiace.” Prese un profondo respiro e poi sorrise, soddisfatta di aver dato finalmente voce alle sue ansie.

      “Oh,” rispose lui, un po’ perplesso. “In realtà non me ne ero accorto.”

      Keira aggrottò le sopracciglia. “Davvero? Ma mi hai scritto praticamente una email al giorno per chiedermi dove volevo andare per il prossimo articolo.”

      Elliot scrollò le spalle. “Io mando moltissime email, Keira. Guarda, te ne sto scrivendo una mentre stiamo parlando. Immagino che ora non ce ne sia più bisogno.” Cliccò qualche tasto e poi incrociò le braccia guardandola.

      Ci fu una lunga pausa. Keira sbatté le palpebre. “Beh, che cosa c’era scritto nella email?”

      “Oh, giusto,” disse Elliot, ritornando all’argomento. “Era a proposito del tuo prossimo incarico all’estero.”

      “Il mio…” Keira si prese un istante per comprendere a pieno il significato di quelle parole. Strinse gli occhi. “Vuoi dire che hai deciso dove sarà?”

      Avrebbe dovuto consultarla! Era quello l’accordo a cui erano arrivati, che avrebbe scelto lei le sue mete da quel punto in avanti. Elliot l’aveva accettato. Come poteva rimangiarsi la sua promessa?

      “Beh, ho chiesto il tuo parere,” rispose semplicemente l’uomo. “E non l’ho ricevuto, quindi ho chiesto a Heather di procedere e di prenotare qualcosa in ogni caso. Questo è un ambiente che si muove in fretta, Keira. Se le persone non mi rispondono, non posso stare fermo ad aspettare per sempre.”

      Sembrava completamente distaccato, ma Keira si sentiva tradita. Non solo sfruttava il suo cuore per l’intrattenimento del pubblico, ma tornava persino indietro sugli accordi presi? La frustrazione ribollì dentro di lei.

      “Dove vi mandi?” chiese con tono secco.

      Elliot controllò l’orologio. “Te lo dirò alla riunione con lo staff.” Poi batté le mani. “Andiamo.”

      A Keira girava la testa dopo la discussione con il capo. Non era andata affatto come si era aspettata. Guardò Elliot che usciva dall’ufficio, con la mente in subbuglio. Che si fosse dimenticato del loro accordo? O forse non gliene importava proprio. E Nina? Almeno lei avrebbe dovuto evitare di procedere senza il consenso di Keira! In teoria era sua amica, doveva essere dalla sua parte, ma man mano che era salita tra i ranghi al Viatorum, aveva iniziato a schierarsi sempre più dalla parte di Elliot.

      Frastornata, si alzò e seguì Elliot fuori dalla stanza, e nella vicina sala conferenze. Gli altri scrittori iniziarono a entrare, con il caffè in mano, per accomodarsi. Keira si accorse che c’erano altri nuovi volti tra di loro. Era stata tanto reclusa nel proprio ufficio nelle ultime settimane che non l’aveva nemmeno notato, né si era presa la briga di parlare con nessuno di loro. Si sentì in colpa. Non era passato tanto tempo da quando era stata lei la nuova arrivata, disperatamente bisognosa di parole rassicuranti e di amicizia. Decise a metterci più impegno.

      “Come sta andando oggi?” chiese al gruppo di novellini, dirigendo la domanda verso una giovane donna con una lunga treccia e un anello nel setto nasale.

      La ragazza sbatté le palpebre, come se fosse sconvolta dall’attenzione rivoltale da Keira. “Bene,” rispose con uno squittio stridulo. “È il giorno delle assegnazioni, quindi non vedo l’ora di sapere quale sarà il mio prossimo incarico.”

      Il resto del gruppo si limitò ad annuire. Uno di loro arrossì persino. Era la prima volta che Keira aveva quell’effetto su altre persone. Era facile dimenticare che ormai aveva un ruolo di grosso rilievo, che era una scrittrice che si palesava alle riunioni per poi svanire dall’ufficio per intere settimane. Probabilmente pensavano di lei quello che un tempo Keira aveva pensato di Elliot, o di Lance. Era una sensazione molto singolare.

      “Io sono Keira, a proposito,” disse, tendendosi


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