Il Risveglio Del Killer. Блейк Пирс
i miei strumenti.”
In effetti, era vero. Sugli strumenti da lavoro, fin dall’infanzia, suo padre le aveva insegnato più di quanto la maggior parte dei ragazzi normalmente apprendesse nel corso di una vita intera. E la dentellatura della ferita di Ogden aveva l’esatta forma della punta arrotondata di un comune martello.
La ferita era troppo grande per essere stata opera, ad esempio, di un martello da lavoro.
Inoltre, ci sarebbe voluto un martello più pesante per assestare un solo colpo mortale.
Un martello a granchio o uno strappachiodi, immaginò. Uno o l’altro.
Poi, disse a Dominic: “Mi chiedo come il killer sia entrato qui.”
“Oh, lo so io” il partner replicò. “Ogden non chiudeva mai a chiave la porta, persino quando non era in casa. Talvolta, la lasciava spalancata anche di notte. Sai come vive qui lungo la riva la gente; sono stupidi e fiduciosi.”
Sam trovò triste il sentire i termini “stupidi” e “fiduciosi” nella stessa frase.
Perché le persone non avrebbero dovuto lasciare le proprie case aperte in una cittadina come Rushville?
Ormai erano anni che non si verificano crimini violenti.
Beh, non saranno più così fiduciosi ora, pensò.
Sam riprese: “La domanda è, chi è stato?”
Dominic scrollò le spalle ed obiettò: “Chiunque sia il colpevole, senza dubbio sembra che Ogden sia stato proprio colto di sorpresa.”
Studiando l’espressione trasfigurata del volto del cadavere, Sam annuì silenziosamente.
Dominic aggiunse: “Immagino che sia stato uno di fuori, non qualcuno di queste parti. Voglio dire, Ogden era una cattiva persona, ma nessuno in città lo odiava così tanto. E nessuno di qui ha le caratteristiche di un assassino. Probabilmente si è trattato di un vagabondo che è venuto e se ne è andato. Dovremmo essere davvero fortunati a prenderlo.”
Quel pensiero fece girare lo stomaco a Sam.
Non potevano permettere che una cosa simile accadesse proprio lì a Rushville.
Proprio non possiamo.
Inoltre, aveva il forte sospetto che Dominic si sbagliasse.
Il killer non era semplicemente un vagabondo di passaggio.
Il suo istinto le diceva che Ogden era stato assassinato da qualcuno che viveva lì intorno.
Prima di tutto, Sam sapeva che questa non era la prima volta che qualcosa del genere accadeva a Rushville.
Ma sapeva anche che ora non era il momento di cominciare a fare ipotesi.
Così invitò Dominic: “Chiama il Capo Crane. E lui chiamerà il coroner della contea.”
L’uomo annuì, prendendo in mano il suo cellulare.
Prima di prendere il suo, Sam si asciugò il sudore che le imperlava fronte.
Si stava già rivelando una giornata calda …
E diventerà molto più calda.
CAPITOLO DUE
Riley Paige respirò a pieni polmoni la fresca aria oceanica.
Era seduta nell’alto porticato di una casa sulla spiaggia dove aveva trascorso l’ultima settimana con il suo compagno Blaine e le loro tre figlie adolescenti. In lontananza, nell’ampia spiaggia, si erano radunati alcuni vacanzieri estivi, mentre altri facevano il bagno. Riley vide April, Jilly e Crystal giocare con le onde. Benché nei pressi ci fosse un bagnino, Riley era contenta di poter tenere sott’occhio le ragazze.
Blaine, sdraiato nell’ampia sedia accanto a lei, interruppe il silenzio: “Allora, sei contenta di aver accettato il mio invito a venire qui?”
Riley gli strinse la mano e rispose: “Molto contenta. Potrei davvero abituarmi a questo.”
“Ci spero” Blaine esclamò, stringendole anche lui la mano. “Quando è stata l’ultima volta che hai fatto una vacanza come questa?”
Quella domanda colse Riley leggermente impreparata.
“Non ne ho idea” rispose. “Immagino, che siano passati anni.”
“Beh, allora dovrai rimediare” Blaine replicò.
Riley sorrise e pensò …
Sì, e abbiamo un’altra intera settimana per farlo.
Fino ad allora tutti si erano davvero divertiti. Un ricco amico di Blaine gli aveva offerto l’utilizzo della casa a Sandbridge Beach per due settimane ad agosto. Quando Blaine le aveva invitate ad andare, Riley si era resa conto di dovere ad April e Jilly il passare più tempo lontana dal lavoro, divertendosi con loro.
In quel momento si sorprese a pensare …
Lo dovevo anche a me stessa.
Forse, se avesse fatto abbastanza pratica in quell’estate, si sarebbe persino abituata a viziarsi.
Al loro arrivo, Riley era rimasta meravigliata dall’eleganza di quel posto, una bella casa su palafitta, con una splendida vista sulla spiaggia dal suo porticato. C’era persino una piscina esterna sul retro.
Erano arrivati giusto in tempo per festeggiare il sedicesimo compleanno di April. Riley e le ragazze avevano trascorso quella giornata a fare shopping a ventiquattro chilometri di distanza, a Virginia Beach, e avevano anche visitato il suo acquario. Da allora, non avevano quasi lasciato quel posto, e le ragazze non sembravano affatto annoiarsi.
Blaine, con gentilezza, liberò la mano di Riley, e si alzò dalla sdraio.
Riley brontolò: “Ehi, dove pensi di andare?”
“A finire di preparare la cena” Blaine rispose. Poi, con un sorrisetto malizioso, aggiunse: “A meno che tu non preferisca andare a mangiare fuori.”
Riley rise a quella piccola battuta. Blaine possedeva un ristorante di classe a Fredericksburg, e lui stesso era uno chef. Da quando erano lì, aveva preparato delle meravigliose cene a base di pesce.
“E’ fuori questione” Riley rispose. “Ora va’ dritto in cucina e mettiti al lavoro.”
“OK, capo” Blaine rispose.
Le diede un rapido bacio e tornò dentro. Riley rimase ad osservare le ragazze divertirsi con le onde per qualche istante, poi iniziò a sentirsi un po’ ansiosa e decise di andare dentro ad aiutare Blaine con la cena.
Ma, naturalmente, sapeva che le avrebbe chiesto di tornare fuori e lasciare che lui si occupasse di cucinare.
Quindi Riley prese il giallo che stava leggendo. Era troppo confusa al momento per seguire appieno la complicata trama, ma si stava godendo la lettura.
Dopo un po’, sentì tutto il proprio corpo contrarsi, e si rese conto di aver fatto cadere il libro al suo fianco. Si era addormentata per alcuni minuti, o era passato più tempo?
Non che le importasse davvero.
Ma la luce del pomeriggio stava svanendo, e le onde stavano incurvandosi più in alto. L’acqua sembrava un po’ più minacciosa, ora che la marea inarrestabile si stava manifestando.
Persino con il bagnino ancora in servizio, Riley si sentì a disagio. Stava per prepararsi ad alzarsi e fare cenno alle ragazze, gridando loro che era ora di uscire dall’acqua, ma sembrava che fossero giunte alla sua stessa conclusione da sole. Erano sulla spiaggia, intente a costruire un castello di sabbia.
Riley fu lieta del loro buon senso: in momenti come quello, quando l’oceano assumeva una tinta nefasta, non sembrava davvero un posto a cui gli esseri umani potessero appartenere. Alcuni abitanti delle profondità erano capaci di violenza terribile, almeno brutale e crudele quanto quella