Il Quartiere Perfetto. Блейк Пирс
una terapeuta comportamentale, era una consulente criminale di grande rispetto che un tempo lavorava a tempo piano nel dipartimento di polizia di Los Angeles. In certe occasioni offriva ancora il suo servizio.
La Lemmon aveva usato la sua considerevole influenza per raccomandare Jessie e farle ottenere il permesso di entrare nell’ospedale di stato di Norwalk in modo da intervistare il serial killer Bolton Crutchfield, come parte del suo lavoro da laureanda. E Jessie sospettava anche che la dottoressa avesse giocato un ruolo importante nella sua accettazione nel programma accademico nazionale dell’FBI, che generalmente arruolava solo maturi investigatori del luogo, e non neolaureati senza praticamente alcuna esperienza pratica.
“È così,” rispose la dottoressa Lemmon. “Ma questo lo possiamo risparmiare per un altro giorno. Ti andrebbe di discutere di come ti senti per essere stata raggirata da tuo marito?”
“Non direi di essere stata del tutto raggirata. Dopotutto, grazie a me lui è in prigione e tre persone che altrimenti sarebbero morte, inclusa me stessa, sono ancora operative. Non mi prendo nessun credito per questo? Dopotutto sono stata io a capire tutto alla fine. Non penso che i poliziotti ci sarebbero riusciti.”
“Questo è un buon punto. Dal tuo atteggiamento, suppongo che non farai fatica ad andare avanti. Parliamo di tuo padre?”
“Davvero?” chiese Jessie incredula. “Dobbiamo andare lì adesso? Non possiamo parlare dei problemi che ho avuto nell’appartamento?”
“Mi viene da pensare che siano collegati. Dopotutto, non è quello il motivo per cui la tua coinquilina non può dormire, per gli incubi che ti portano a urlare in piena notte?”
“Lei non sta giocando pulito, dottoressa.”
“Lavoro solo sulle cose che mi dici, Jessie. Se tu non volessi farmelo sapere, non ne avresti parlato. Posso dare per scontato che i sogni si riferiscano all’uccisione di tua madre per mano di tuo padre?”
“Sì,” rispose Jessie mantenendo un tono eccessivamente spigliato. “Il Boia dell’Ozark potrebbe anche essere finito sottoterra, ma ha ancora una vittima ben stretta nei suoi artigli.”
“Gli incubi sono peggiorati da quando ci siamo viste l’ultima volta?” chiese la dottoressa Lemmon.
“Non direi peggiorati,” la corresse Jessie. “Diciamo che sono rimasti piuttosto a quello stesso livello terribilmente orrendo.”
“Ma sono diventati decisamente più frequenti e intensi da quando hai ricevuto quel messaggio, giusto?”
“Immagino che stiamo parlando del messaggio che Bolton Crutchfield mi ha fatto avere, rivelando di essere stato in contatto con mio padre, che vorrebbe tanto trovarmi.”
“È proprio il messaggio di cui stiamo parlando.”
“Allora sì, è da lì che sono peggiorati,” rispose Jessie.
“Mettendo un attimo da parte i sogni,” disse la dottoressa Lemmon. “Volevo ripetere ciò che ti ho detto prima.”
“Sì, dottoressa, non me lo sono dimenticato. In quanto consulente del dipartimento degli ospedali di stato, divisione non-riabilitativa, lei ha consultato la squadra della sicurezza dell’ospedale per accertarsi che Bolton Crutchfield non abbia accesso a nessuno che non sia parte del personale esterno non autorizzato. Non c’è modo che lui possa comunicare con mio padre per fargli sapere la mia nuova identità.”
“Quante volte l’ho detto?” chiese la dottoressa Lemmon. “Credo abbastanza perché tu possa aver memorizzato il messaggio.”
“Limitiamoci a dire: più di una volta. E poi sono in amicizia con il capo della sicurezza della struttura del DNR, Kat Gentry, e lei mi ha detto fondamentalmente la stessa cosa: hanno aggiornato le procedure per assicurare che Crutchfield non comunichi con il mondo esterno.”
“Eppure non mi sembri convinta,” notò la dottoressa Lemmon.
“Lei lo sarebbe?” ribatté Jessie. “Se suo padre fosse un serial killer noto in tutto il mondo come il Boia dell’Ozark e lo avesse visto personalmente eviscerare le sue vittime, e non fosse mai stato preso, la sua mente si lascerebbe mettere a suo agio da qualche banale stereotipo?”
“Ammetto che sarei probabilmente un po’ scettica. Ma non sono sicura di quanto sia produttivo stare a pensare a qualcosa che non puoi controllare.”
“Intendevo proprio affrontare la cosa con lei, dottoressa,” disse Jessie lasciando andare il sarcasmo, ora che aveva una richiesta vera. “Siamo certi che io non abbia alcun controllo sulla situazione? Pare che Bolton Crutchfield sappia un po’ di cose su quello che mio padre ha fatto negli anni recenti. E Bolton… beh, gli piace la mia compagnia. Stavo pensando che un’altra visita per chiacchierare con lui potrebbe essere una buona cosa. Chissà cosa potrebbe rivelare?”
La dottoressa Lemmon fece un profondo respiro mentre considerava la proposta.
“Non sono certa che mettersi a fare giochetti mentali con un noto serial killer sia il passo ideale per il tuo benessere psichico, Jessie.”
“Lei sa cosa sarebbe ideale per il mio benessere emotivo, dottoressa?” chiese Jessie, sentendo la frustrazione crescere nonostante i suoi migliori sforzi. “Non avere più paura che il mio padre psicolabile possa saltare fuori da dietro un angolo e prendermi a pugnalate.”
“Jessie, se solo parlare con me di questa cosa ti fa scaldare così tanto, cosa succederà quando Crutchfield inizierà a premere i suoi pulsanti?”
“Non è lo stesso. Non sono tenuta a censurare la mia vita attorno a lei. Con lui sono una persona diversa. Sono professionale,” disse Jessie, assicurandosi che ora il suo tono fosse più posato. “Sono stanca di essere una vittima, e questa è una cosa tangibile che posso fare per modificare la dinamica. Lo prenderà almeno in considerazione? So che la sua raccomandazione è come un biglietto d’oro in questa città.”
La dottoressa Lemmon la fissò per qualche secondo da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali, gli occhi che la penetravano.
“Vedrò cosa posso fare,” disse alla fine. “Parlando di biglietti d’oro, hai accettato formalmente l’invito dell’Accademia nazionale dell’FBI?”
“Non ancora. Sto ancora soppesando le opzioni che ho.”
“Penso che potresti imparare un sacco lì, Jessie. E non ti farebbe male averlo sul tuo curriculum, quando cercherai di trovare lavoro là fuori. Temo che lasciar scappare l’occasione potrebbe rivelarsi una sorta di auto-sabotaggio.”
“Non è questo,” le assicurò Jessie. “So che si tratta di un’opportunità fantastica. Solo non sono sicura che sia il momento ideale per me di spostarmi dall’altra parte del paese per quasi tre mesi. Tutto il mio mondo è in un vortice in questo momento.”
Tentò di tenere l’agitazione lontana dalla propria voce, ma la poté sentire incrinarsi. Chiaramente lo sentì anche la dottoressa Lemmon, perché cambiò marcia.
“Ok. Ora che abbiamo un bel quadro di come stanno andando le cose, vorrei scavare un po’più a fondo in un paio di argomenti. Se ricordo bene, il tuo padre adottivo è venuto qui di recente per dare una mano a farti sistemare. Vorrei sentire com’è andata, tra un momento. Ma prima parliamo di come ti sei ripresa fisicamente. Vedo che hai appena fatto l’ultima seduta di fisioterapia. Com’è stata?”
I successivi quarantacinque minuti fecero sentire Jessie come un albero a cui viene tolta la corteccia. Quando fu finita, era felice di andarsene, anche se significava che la fermata successiva sarebbe stato il controllo per riconfermare che avrebbe potuto avere figli in futuro. Dopo quasi un’ora di punzecchiate e rovistate alla sua psiche da parte della dottoressa Lemmon, pensò che farsi punzecchiare e rovistare il corpo sarebbe stato un nonnulla. Ma si sbagliava.
*
Non fu tanto il rovistare a scuoterla. Ma il dopo. L’appuntamento in sé fu praticamente liscio e senza particolari eventi. La dottoressa di Jessie confermò che non