Vicolo Cieco. Блейк Пирс

Vicolo Cieco - Блейк Пирс


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      Vedendo che la conversazione si stava trasformando in una scusa per parlar male dei genitori della vittima, Chloe intervenne. “Signora Lovingston, a lei vengono in mente eventuali nemici che Lauren possa aver avuto? Anche solo persone con cui aveva rapporti tesi?”

      “Non al di fuori della famiglia. E nonostante siano degli idioti, i suoi certamente non avrebbero mai fatto un gesto così... così deplorevole.”

      Moulton pescò un biglietto da visita dalla tasca, posandolo sul tavolino. “Per favore... se a uno di voi due viene in mente altro, non esitate a contattarci.”

      Claire e Jerry si limitarono entrambi ad annuire. La conversazione era stata breve, ma erano piuttosto provati. Chloe e Moulton uscirono in un silenzio impacciato.

      Una volta fuori, diretti verso la macchina, Chloe si fermò un momento sul marciapiede. Guardò verso la casa degli Hilyard e notò che da lì non era visibile. Eppure, iniziava ad essere d‘accordo con Moulton. Forse era comunque troppo vicina. E se la camera da letto era ancora nelle condizioni che aveva visto in foto, le sembrava quasi morboso che Jerry stesse così vicino.

      ***

      Ci vollero solo venti secondi per raggiungere la casa degli Hilyard. Chloe trovava estremamente inquietante il fatto che somigliasse tanto alla casa dei Lovingston – e praticamente a tutte le altre case dell’isolato. Entrarono dall’ingresso con il codice fornito da Jerry e quando misero piede in casa, tutto era immobile e silenzioso.

      Sapendo perfettamente perché erano lì, andarono al piano di sopra senza perdere tempo. La camera padronale fu facile da individuare: era la stanza in fondo al corridoio. Oltre la porta aperta, Chloe riusciva già a vedere le scie di sangue sulla moquette e sulle lenzuola.

      Tuttavia, constatò con sollievo che la scena non era raccapricciante quanto nelle foto che il Direttore Johnson gli aveva mostrato. Prima di tutto, il cadavere era stato rimosso. In secondo luogo, essendo trascorso del tempo, le macchie di sangue erano un po’ sbiadite.

      Raggiunsero il letto, facendo attenzione a non calpestare il sangue sulla moquette. Chloe notò che il coroner, o forse i poliziotti, avevano inavvertitamente pestato qualche chiazza. Chloe guardò dall’altra parte della stanza, dove c’erano una cassettiera e un televisore montato sulla parete. Probabilmente stava guardando la TV quando è successo, magari per scacciare dalla mente la rimpatriata...

      Chloe scese al piano di sotto e diede un’occhiata in giro, senza però trovare segni di scasso o indizi che qualcosa fosse stato rubato. Controllò il salotto, la cucina e la stanza per gli ospiti. Uscì anche nella veranda sul retro, dove nell’angolo c’era un tavolo con un posacenere al centro, all’ombra del telone.

      Quando vide il contenuto del posacenere, Chloe si avvicinò, interessata. Non c’erano mozziconi di sigarette, ma un tipo diverso di cenere e della carta. Si chinò per annusare: l’odore della marijuana era inconfondibile. Rimase a riflettere, tentando di stabilire se quel dettaglio potesse essere in qualche modo rilevante.

      Chloe sussultò sentendo il suo cellulare squillare. Moulton, che nel frattempo era uscito in veranda per aggiungerla, ridacchiò vedendola colta alla sprovvista. Chloe alzò gli occhi al cielo e rispose, anche se non riconosceva il numero.

      “Pronto, qui agente Fine.”

      “Sono Claire Lovingston. Forse potrebbe interessarvi che ho appena ricevuto una telefonata da un’amica, Tabby North. Lei era una delle amiche di cui vi ha parlato Jerry. Voleva sapere se avevo già parlato con le forze dell’ordine. Quando le ho detto che l’FBI era appena stato qui, ha detto di voler parlare con voi.”

      “Ha delle informazioni?”

      “Sinceramente... Non lo so. Probabilmente no. Ma la nostra è una piccola comunità. Credo semplicemente che vogliano arrivare in fondo a questa storia. Sono sicura che tutti sapranno esservi d’aiuto.”

      “Ottimo. Mi mandi il suo numero per messaggio.”

      Chloe riattaccò e riferì a Moulton. “Era Claire. Ha detto che un’altra delle amiche di Lauren ha chiamato per sapere se c’erano sviluppi. Vuole parlare con noi.”

      “Va bene. Sarò sincero... per me possiamo andarcene da qui. Quella camera da letto mi mette i brividi.”

      Era una descrizione più che azzeccata. Chloe aveva ancora in mente le fotografie, perciò vedere la stanza senza il cadavere era come guardare un luogo abbandonato.

      Ciononostante, tornarono nella camera da letto e controllarono il bagno, il guardaroba, persino sotto il letto. Non trovando nulla di interessante, se ne andarono da quella casa, e dal quartiere Farmington Acres. Chloe si ritrovò di nuovo a pensare che fosse un quartiere davvero bello, perfetto per metter su famiglia e costruirsi un futuro.

      Sempre che ti andasse bene che, di tanto in tanto, si verificasse qualche omicidio.

      CAPITOLO SETTE

      Tabby North era una rossa che, a giudicare dal fisico, doveva andare in palestra almeno quattro giorni alla settimana. Anche se, secondo il modesto parere di Chloe, avrebbe fatto bene a mangiare un po’ di più. Era bella in modo plateale, ma dava l’impressione che sarebbe bastata una raffica di vento a farla volare via.

      Chloe e Moulton incontrarono Tabby a casa sua e scoprirono che aveva invitato una cara amica, che evidentemente frequentava la palestra insieme a Tabby. La donna si chiamava Kaitlin St. John, e quando Chloe e Moulton arrivarono, era in lacrime. Si sistemarono sulla veranda sul retro di Tabby, che servì una limonata aromatizzata alla lavanda. Chloe non riuscì a evitare di pensare che sembrasse tutto molto pretenzioso, a partire da quelle donne quasi quarantenni con il vitino da vespa e le bevande salutari.

      Non è sicuramente per questi giudizi che Johnson ha detto di pensare che fossi brava con i casi di piccole città, si ammonì mentalmente.

      Per educazione, bevve un sorso di limonata. Nonostante quello che aveva pensato, in realtà era deliziosa.

      “Immagino che abbiate già parlato con la polizia?” chiese Chloe.

      “Sì” confermò Tabby. “E anche se so che ci stanno mettendo tutto l’impegno, è chiaro che non sanno quello che fanno.”

      “In più hanno paura” aggiunse Kaitlin.

      “Paura di cosa?” chiese Moulton.

      “Che ci possa essere un movente politico dietro. Immagino sappiate già che il padre di Lauren e il Segretario della Difesa sono grandi amiconi. Di sicuro la polizia locale preferirebbe evitare l’attenzione dei media.”

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