Una morte e un cane. Фиона Грейс

Una morte e un cane - Фиона Грейс


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evidentemente i britannici hanno una diversa interpretazione della parola automatico,” le rispose con tono arrogante. “Perché non è stato depositato un centesimo nel mio conto corrente, e se non lo sapessi, la scadenza è oggi! Quindi ti consiglio di telefonare alla tua banca immediatamente e risolvere la situazione.”

      Sembrava il preside di una scuola. Lacey quasi si aspettava che finisse il suo monologo con un ‘sciocca ragazzina’.

      Lacey strinse il cellullare, cercando con tutta se stessa di non permettere a David di innervosirla, non oggi, non il giorno prima dell’asta che stava così ansiosamente aspettando.

      “Che consiglio intelligente, David,” gli rispose, infilando il telefono tra l’orecchio e la spalla in modo da avere le mani libere e usarle per accedere al suo conto bancario online. “Non ci sarei mai arrivata da sola.”

      La risposta alle sue parole fu l’assoluto silenzio. David probabilmente non l’aveva mai sentita fare uso del suo sarcasmo prima d’ora, ed era rimasto ammutolito. La colpa era di Tom. Il suo nuovo senso dell’umorismo inglese si era impossessato molto velocemente di lei.

      “Non stai prendendo la cosa molto seriamente,” rispose David, quando si fu finalmente ripreso.

      “Dovrei?” rispose Lacey. “È solo la banca che ha fatto confusione. Probabilmente entro fine giornata posso fare in modo che se ne occupino. In effetti, ecco qui, c’è un appunto sul mio conto.” Cliccò la piccola icona rossa e una casella apparve sullo schermo. Lacey lesse a voce alta: “A causa delle vacanze, ogni pagamento in programma previsto tra domenica e lunedì raggiungerà i conti destinati martedì. Ah, ecco qua. Sapevo che era qualcosa del genere. Una vacanza pubblica.” Si fermò e guardò fuori dalla finestra, osservando la folla di gente che camminava. “Mi sembrava che le strade fossero particolarmente affollate oggi.”

      Poté quasi sentire David che stringeva i denti dall’altra parte della linea.

      “A dire il vero è molto sconveniente,” disse con tono secco. “Ho dei conti da pagare, lo sai.”

      Lacey guardò verso Chester, come se avesse bisogno dell’appoggio di un amico per sopportare quella frustrante conversazione. Il cane sollevò la testa dalle zampe e la guardò incuriosito.

      “Frida non può prestarti un paio di milioni di verdoni se sei al verde?”

      “Eda,” la corresse David.

      Lacey sapeva benissimo il nome della nuova fidanzata di David. Ma lei e Naomi avevano iniziato a chiamarla Frida Quindicigiorni, in riferimento alla velocità con cui i due si erano fidanzati, e ora non riusciva a levarsi quel nomignolo dalla testa.

      “Ah no,” continuò lui. “Non è tenuta a farlo. E chi diavolo ti ha detto di Eda?”

      “Mi madre forse se l’è lasciato scappare una o due dozzine di volte. E comunque perché continui a parlare con mia madre?”

      “È stata parte della mia famiglia per quattordici anni. Non ho divorziato da lei.”

      Lacey sospirò. “No. Immagino di no. Allora, qual è il piano? Andate tutti e tre a farvi una manicure e pedicure completa?”

      Ora stava cercando davvero di farlo arrabbiare. Non poteva farne a meno, era davvero divertente.

      “Sei ridicola,” disse David.

      “Non è forse l’erede dell’impero delle unghie finte?” disse con falsa innocenza.

      “Sì, ma non serve che lo dici in questo modo,” disse David con una voce che le presentò davanti agli occhi l’immagine del suo volto imbronciato.

      “Stavo solo pensando a come voi tre potreste passare il tempo insieme.”

      “E lo facevi con un certo criticismo.”

      “Mamma mi ha detto che è giovane,” aggiunse Lacey, cambiando rotta. “Vent’anni. Voglio dire, mi viene da pensare che a vent’anni sia un po’ troppo giovane per un uomo della tua età, ma almeno ha diciannove anni pieni per capire se vuole figli o no. Dopotutto è trentanove il capolinea, per te.”

      Aveva appena fatto a tempo a finire la frase, che si rese conto di quanto ora assomigliasse a Taryn. Rabbrividì. Se da una parte non aveva problemi nei confronti delle maniere con cui Tom l’aveva contagiata, certo non voleva che lo stesso accadesse per i modi di fare di Taryn!

      “Scusa,” mormorò, tornando sui suoi passi. “Questa era un po’ esagerata.”

      David lasciò passare un secondo. “Fammi avere i soldi, Lace.”

      Dopodiché la linea si chiuse.

      Lacey sospirò e mise giù il telefono. Per quanto quella conversazione l’avesse fatta infuriare, era assolutamente determinata a non abbattersi. David faceva parte del suo passato ormai. Lei si era costruita una vita completamente nuova a Wilfordshire. E comunque il fatto che David stesse proseguendo lungo la sua strada con Eda era senz’altro una benedizione. Quando si fossero sposati, lei non avrebbe più dovuto pagargli gli alimenti, e il problema sarebbe stato risolto! Ma sapendo come andavano di solito le cose per lei, Lacey aveva la sensazione che sarebbe stato un fidanzamento piuttosto lungo.

      CAPITOLO DUE

      Lacey era nel mezzo del suo lavoro di valutazione quando vide dalla finestra che finalmente Taryn si era decisa a spostare il suo enorme furgone, liberandole la veduta sul negozio di Tom dall’altra parte della strada. Le bandierine decorative del periodo pasquale erano state sostituite da festoni in tema estivo, e Tom aveva cambiato la sua vetrina di macaron, che ora mostrava la scena di un’isola tropicale. Macaron al limone costituivano la sabbia, circondati da un mare di diverse tonalità di blu: turchese (gusto zucchero filato), celestino (gusto gomma da masticare), blu scuro (gusto mirtillo) e blu navy (gusto lampone blu). Alte pile di macaron al cioccolato, al caffè e alle arachidi formavano la corteccia delle palme e le foglie erano state realizzate con del marzapane, altro materiale dolciario con cui Tom era bravo a lavorare. La vetrina era magnifica, per non parlare dell’acquolina che faceva venire in bocca, e attirava sempre una bella folla di entusiasti turisti a fare da spettatori.

      Guardando attraverso la vetrina, Lacey vide Tom impegnato dietro al bancone, occupato a deliziare i suoi clienti con le sue dimostrazioni teatrali.

      Lacey appoggiò il mento alla mano e si lasciò scappare un sospiro sognante. Fino ad ora le cose con Tom stavano andando alla grande. Stavano ufficialmente ‘uscendo insieme’, come Tom aveva scelto di descrivere la situazione. Durante la discussione che avevano avuto per dare una definizione alla loro relazione, Lacey gli aveva detto che secondo lei si trattava di un termine piuttosto infantile e inadeguato per due adulti, grandi e vaccinati, che si imbarcavano in una storia amorosa, ma Tom aveva sottolineato che, dato che non era un dipendente della Merriam-Webster – casa editrice per dizionari – la terminologia non era poi questo grosso dilemma. Lei aveva accettato quella puntualizzazione, ma aveva assolutamente rifiutato di farsi chiamare la sua ‘ragazza’, o di fare lo stesso con lui. Dovevano ancora decidere come rivolgersi l’uno all’altra, e di solito ricadevano su un neutro ‘caro’ e ‘cara’.

      Improvvisamente si accorse che Tom la stava guardando e salutando con la mano. Lacey sobbalzò raddrizzandosi in piedi, sentendosi arrossire nella consapevolezza di essersi fatta beccare a guardarlo come una ragazzina con una cotta.

      Il gesto di saluto di Tom si trasformò in un segnale d’invito, quindi Lacey si rese conto di che ora era. Le undici e dieci. L’ora del tè! E lei era in ritardo di dieci minuti per la loro consueta pausa delle undici!

      “Andiamo, Chester,” disse velocemente, mentre il petto le si gonfiava per la trepidazione. “È ora di andare a trovare Tom!”

      Praticamente corse fuori dal negozio, ricordandosi al volo di ruotare il cartellino ‘Aperto’, in modo che mostrasse l’avviso ‘Torno tra 10 minuti’, e chiudere la porta. Poi attraversò la strada di ciottoli saltellando verso la pasticceria, il cuore che le batteva a tempo con i passi,


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