Prima Che Insegua. Блейк Пирс

Prima Che Insegua - Блейк Пирс


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       PROLOGO

       CAPITOLO UNO

       CAPITOLO DUE

       CAPITOLO TRE

       CAPITOLO QUATTRO

       CAPITOLO CINQUE

       CAPITOLO SEI

       CAPITOLO SETTE

       CAPITOLO OTTO

       CAPITOLO NOVE

       CAPITOLO DIECI

       CAPITOLO UNDICI

       CAPITOLO DODICI

       CAPITOLO TREDICI

       CAPITOLO QUATTORDICI

       CAPITOLO QUINDICI

       CAPITOLO SEDICI

       CAPITOLO DICIASSETTE

       CAPITOLO DICIOTTO

       CAPITOLO DICIANNOVE

       CAPITOLO VENTI

       CAPITOLO VENTUNO

       CAPITOLO VENTIDUE

       CAPITOLO VENTITRÉ

       CAPITOLO VENTIQUATTRO

       CAPITOLO VENTICINQUE

       CAPITOLO VENTISEI

       CAPITOLO VENTISETTE

       CAPITOLO VENTOTTO

       CAPITOLO VENTINOVE

       CAPITOLO TRENTA

       CAPITOLO TRENTUNO

       CAPITOLO TRENTADUE

       CAPITOLO TRENTATRÉ

      PROLOGO

      Uccidila dopo il lavoro. Non permetterle di arrivare a casa.

      Quelle istruzioni sembravano ripetersi incessantemente nella sua testa. Le sentiva da due giorni, una voce nella sua testa che sembrava nata quando aveva visto un’inserzione nella sezione Arte e Spettacolo del giornale locale. Aveva già visto la ragazza della pubblicità del negozio di intrattenimento per adulti. Dire che era sexy era un eufemismo. Era così sexy da fargli pensare che uscire con le altre fosse inutile, perché non avrebbe mai potuto avere una donna come lei.

      Sì, l'aveva già vista prima. Faceva la cameriera al Sixteenth Street Diner. Faceva il turno di notte, dalle nove alle due. L'aveva vista un paio di volte ai tempi del college, quando voleva sfuggire alle idiozie di dormitori, feste e compiti. Non aveva mai avuto amici, quindi era facile per lui filarsela senza domande. Si rifugiava al Sixteenth Street Diner per uno spuntino serale: uova e patatine fritte, caffè nero. Gli piacevano le notti in cui c’era lei di turno. Era gentile, ma non troppo gentile, non al punto da far sembrare che provasse pietà per quel ragazzo solitario che aveva appena ingurgitato una tonnellata di cibo. Era riuscito a scoprire molto, ascoltando alcuni degli altri idioti della tavola calda che flirtavano con lei.

      Anche lei era una studentessa. O meglio, lo era a quel tempo, tre anni prima.

      La conosceva anche da prima dell'università, ma lei non si ricordava di lui. Lo sapeva senza bisogno di chiederlo. Lo capiva dal modo in cui lo guardava, dal sorriso gentile di chi sperava in una bella mancia. Non la biasimava. Perché mai una donna come lei avrebbe dovuto ricordarsi di un ragazzo come lui, uno tra i tanti diplomatisi lo stesso anno?

      Sembrava più grande, ora, nell’inserzione sul giornale. Ma santo cielo, era ancora sexy. Più sexy che mai. Le calze a rete, i tacchi a spillo e il seno coperto solo dal logo del negozio gli rendevano quasi doloroso guardarla.

      Forse era stato quello a scatenare la voce che adesso gli echeggiava nella mente. La prima volta che l'aveva sentita, si era recato al Sixteenth Street Diner a tarda notte per vedere se lavorasse ancora lì. Presumeva che fosse così, visto che lì era trattata come una dea. Aveva un aspetto abbastanza gotico da attirare certe persone, ma era anche in grado di tirare fuori una bellezza più classica, che piaceva agli sportivi e agli uomini maturi in piena crisi di mezza età. L'aveva vista andarsene con mance da cinquanta dollari da parte di uomini che avevano preso solo del caffè e della torta – anche se era certo che la torta dovesse essere un’allusione sessuale.

      E infatti era ancora lì. L'aveva persino servito, portandogli il suo bagel, la pancetta e il tè con un sorriso e una scollatura sufficienti a ricordargli le tante fantasie che aveva avuto su di lei al college. Aveva persino commentato che si ricordava di lei dagli anni dell’università, quando serviva lui e i suoi amici. Sembrò apprezzare il fatto che lui se la ricordasse, ma poiché era una cameriera che si vestiva a quel modo e faceva affidamento sulle mance, era difficile capire se fosse sincera o meno.

      Ora stava rievocando quel sorriso guardandola uscire dall'ingresso posteriore della tavola calda. Era l'1:18 del mattino. Cadeva una leggera pioggerellina, anche se sembrava sempre così, in quella triste città. Lui indossava un impermeabile, ed era seduto sui gradini di un vecchio negozio di dischi che era per lo più nascosto dietro la tavola calda.

      Uccidila dopo il lavoro. Non permetterle di arrivare a casa.

      La guardò, ricordando quando parlava con lui e i suoi amici tre anni prima, cercando di ottenere una buona mancia. Sorrideva, dando loro pacche sulle spalle o sulla schiena a volte, chinandosi sapientemente quando serviva il cibo per offrire un colpo d'occhio nella sua scollatura.

      Uccidila dopo il lavoro. Non permetterle di arrivare a casa.

      Non c'era un parcheggio dietro la tavola calda. Aveva controllato la stessa sera in cui era entrato per vedere se lavorasse ancora lì. Dopo essere uscito, era rimasto ad osservare alcuni dipendenti andare e venire, notando che tutti avevano percorso un isolato a piedi e poi avevano attraversato la strada fino al piccolo parcheggio


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