Finestre Oscurate. Блейк Пирс
semplicemente entrato e poi uscito". Si interruppe per un momento e all'inizio Chloe pensò che stesse per mettersi a piangere. Ma la paura che aveva percepito in lui si tramutò lentamente in terrore. Hughes si stava rendendo conto della gravità di ciò che aveva fatto e il peso delle sue azioni cominciava a trascinarlo nel panico.
"Ma quando sono entrato dalla porta d'ingresso, lui era proprio lì, sul divano. Avevo un piede di porco in mano perché l’avevo usato per scassinare la porta. Quando è venuto verso di me e abbiamo iniziato a lottare, io… ho perso la testa. Ero sorpreso e spaventato e… ho iniziato a colpirlo con il piede di porco. E non riuscivo a fermarmi… non riuscivo…"
"Cosa l'ha spinta a fermarsi?" Chiese Rhodes.
"Ho sentito la porta del garage aprirsi. Credo fosse sua moglie che tornava a casa. Avevo previsto anche quello. Volevo entrare e uscire prima che lei arrivasse, capite? Non ho mai voluto fare del male o uccidere nessuno… ma ho sentito la porta del garage e mi sono fermato. Ho visto quello che avevo fatto e…"
Si interruppe, senza riuscire ancora ad ammetterlo.
"Vada avanti", lo pungolò Chloe.
"Sapevo che era morto e ho sentito che dovevo prendere qualcosa. Ho visto l'orologio, pensavo che fosse d'oro. Gli ho preso il portafoglio dalla tasca e ho preso il denaro che c'era dentro. Ottantadue dollari".
"E se n'è andato?" Chiese Chloe. "Dalla porta principale?"
Hughes annuì. "Potevo persino sentire il portello del garage abbassarsi. Devo aver mancato la moglie per non più di trenta secondi".
"Sapeva che era morto quando se n'è andato?" Chiese Rhodes.
"Non ne sono sicuro". Adesso tremava, e le manette tintinnavano contro la sbarra a cui era ammanettato. "Ma a vedere com'era conciata la sua testa… e tutto quel sangue, ho pensato che non ci fosse alcuna possibilità che fosse ancora vivo. Oppure che se non era morto, allora… lo sarebbe stato presto…".
"Signor Hughes, conosce un uomo di nome Viktor Bjurman?"
La domanda sembrò turbarlo, forse perché apparentemente slegata dal suo racconto. Dopo averci pensato un attimo, scosse la testa. "No, direi di no".
"È stato a Pine Point nell'ultima settimana o giù di lì?" Chiese Chloe.
"Sì, c'è un piccolo negozio di alimenti naturali. Da loro prendo le vitamine. È stato… venerdì scorso, credo".
Chloe si allontanò dal tavolo. Guardò Hughes, valutando il suo racconto e le sue risposte. Persino un pessimo bugiardo avrebbe potuto inventare una storia del genere. Ma ci voleva un vero sociopatico per riuscire a mettere in scena anche piccoli dettagli come il tremito e lo sguardo pieno di autentico terrore. In base alla sua esperienza e al suo istinto, sapeva che stava dicendo la verità, ed era terrorizzato dalle conseguenze che ne sarebbero potute derivare. Il fatto che avesse anche aggiunto un dettaglio personale, come le vitamine, per lei chiudeva la questione.
E considerato ciò, era abbastanza sicura che non fosse lui l'uomo che aveva ucciso Viktor Bjurman. Il che significava che le morti non erano affatto collegate. Certo, era bello avere ragione, ma era altrettanto frustrante, perché ora erano tornate al punto di partenza, per l'omicidio di Bjurman.
"Signor Hughes, faremo in modo che la polizia locale lavori con lei per tracciare una sequenza temporale di dove è stato e di cosa ha fatto dal momento in cui ha ucciso il signor Fielding al momento del suo arresto. Se sarà abbastanza bravo, l'FBI non dovrà essere coinvolto. Intesi?"
Annuì, continuando a sembrare un ragazzino confuso durante l'ora di matematica. "Non capisco proprio come sia successo tutto questo. Io non…"
"C'è altro, agente Rhodes?" Chiese Chloe.
"No".
Le agenti lasciarono Hughes seduto lì, con un'espressione spaventata e ora piuttosto confusa sul viso. Appena tornate nel corridoio, Cooper si precipitò di nuovo verso di loro. C'era un altro agente con lui e tutti e due sembravano confusi quanto Hughes.
"C'è qualcosa che non va?"
"No", disse Chloe. "Lei e i suoi uomini avete fatto un ottimo lavoro. È di sicuro un assassino, solo non quello che stavamo cercando. Se poteste scoprire dove è stato negli ultimi giorni, così da poterlo escludere come il killer di Viktor Bjurman, sarebbe fantastico".
"Sì… infatti, non pensavo che avesse ucciso anche lui", disse Cooper. "Per quanto sia instabile e terrorizzato, non lo considero nemmeno capace di fare quello che ha fatto a Fielding. Insomma, Cristo… avete visto le foto?"
Non volendo influenzare gli agenti in un modo o nell'altro, Chloe si limitò ad annuire. Diede a Cooper il suo biglietto da visita e disse: "Per favore, una volta che avrete una specie di sequenza temporale, vi dispiacerebbe chiamarci?”
"Certo", disse Cooper, anche se era chiaro che non aveva ancora capito perché se ne stessero già andando.
"Grazie per il suo tempo", disse Rhodes mentre gli passavano accanto e tornavano verso la parte anteriore dell'edificio.
Chloe detestava che se ne stessero andando in modo quasi maleducato, ma non aveva davvero senso che rimanessero lì. Si scervellò mentre tornavano verso la loro auto, cercando di pensare anche alla minima cosa che potessero fare per verificare al cento per cento che Carol Hughes non avesse ucciso Bjurman – anche se qualsiasi agente delle forze dell'ordine degno di questo nome sarebbe stato in grado di capirlo solo passando due minuti da solo con lui.
"È un bene per la polizia di Colin", disse Rhodes mettendosi al volante. "Dubito che abbiano mai avuto questo tipo di azione".
"Sì, buon per loro", disse Chloe. Poi aggiunse: "L'hai visto anche tu, vero? Era terrorizzato da quello che aveva fatto… quasi come se ancora non ci credesse".
"Sì, l'ho visto. Non è esattamente l'atteggiamento che ti aspetteresti da qualcuno che ha brutalmente ucciso due uomini ed è interrogato da agenti federali".
"Dovremmo comunque cercare di trovare un alibi. Vediamo cosa riescono a scoprire Cooper e i suoi uomini".
"D'accordo", disse Rhodes. "Ma cosa facciamo, fino ad allora?".
Chloe ci pensò un attimo e alla fine diede una scrollata di spalle. "Pranziamo?"
Era come ammettere la sconfitta senza ammetterla davvero. Chloe detestava pensare a un assassino consegnato alla giustizia come una sconfitta, ma il caso apparentemente semplice di Carol Hughes smorzava in qualche modo le indagini sull'omicidio Bjurman. Chloe sapeva che, senza alcun legame tra Bjurman e Fielding, lei e Rhodes sarebbero state sollevate dal caso, lasciando che l'omicidio irrisolto di Bjurman fosse gestito dalle forze dell'ordine locali.
E fu proprio quel timore a rivelarle qualcos'altro: il fatto che ci tenesse così tanto a restare sul caso perché non era pronta a tornare ai problemi che l'aspettavano a casa, con Danielle.
Il pranzo consisteva in una pizza unta ma deliziosa in una pizzeria locale e un'insalata come contorno. Mangiarono in relativo silenzio, certe che Johnson o uno dei suoi sottoposti avrebbe chiamato da un momento all'altro per dire loro di tornare in centrale. Rhodes aveva chiamato il quartier generale del Bureau dopo aver lasciato la polizia di Colin per aggiornarli sul caso e anche per quello la situazione era sembrata piuttosto definitiva. Chloe non aveva dubbi che la loro visita a Pine Point fosse già giunta al termine.
"C'è ancora qualcosa che ti tormenta?" Chiese Rhodes.
"Perché me lo chiedi?"
Rhodes scrollò le spalle e si asciugò le mani su un tovagliolo che aveva già accumulato parecchio olio dalla margherita. "Sembri preoccupata… come se avessi perso qualcosa".
"Forse" ammise Chloe, "Non ho dubbi che Hughes non abbia ucciso Bjurman. Ma tutta la storia di Bjurman… c'è qualcosa in Theresa Diaz che mi sembra strano. Anche se avesse ammesso di essere andata a letto con Bjurman – cosa di cui sono abbastanza sicura, tra l'altro – penso che potrebbe esserci qualcos'altro… che nasconda qualcosa".
"Se andavano a letto insieme, forse era più di una relazione", suggerì Rhodes. "Forse erano innamorati?"
"E' possibile".
Tornarono