La Tresca Perfetta. Блейк Пирс
dove si versò un bicchiere d’acqua. Quando fu sicura di essere in grado di parlare, chiamò il 911.
L’appuntamento stava andando bene.
Mentalmente Jessie iniziò a chiedersi se questa sera potesse essere la sera giusta. Era quasi riluttante a desiderarlo. La sua relazione con Ryan era la cosa più stabile nella sua vita in questo momento, ed era restia a fare qualsiasi cosa potesse complicarla.
Aveva passato la maggior parte della serata nell’affascinante ed elegante ristorante italiano, lamentandosi di come le cose stessero andando con Hannah. Gli aveva raccontato le basi della sua conversazione con la dottoressa Lemmon e si lamentava della mancanza di progressi da parte sua nell’aiutare la sorellastra a tornare alla normalità. Fu solo quando Ryan si scusò per andare in bagno che Jessie si rese conto di quando fosse stata centrata solo su se stessa.
Il posto, un locale meraviglioso, anche se snob, nella San Fernando Valley, era scarsamente illuminato e romantico. L’atmosfera era accentuata dal fatto che Ryan aveva in qualche modo prenotato l’unico tavolo al secondo piano, che consisteva in un balcone che si affacciava sul resto del ristorante. Ma fino ad ora lei ne era stata per lo più ignara.
E aveva anche scarsamente registrato, fino a quel momento, il fatto che lui non aveva quasi parlato per tutta la serata. Era rimasto invece pazientemente seduto mentre lei blaterava dei suoi problemi domestici, senza praticamente permettergli di intervenire. In effetti, ora che ci pensava, non ricordava di avergli fatto una sola domanda in tutta la serata.
Mentre il senso di colpa la investiva, lo vide uscire dal bagno al piano di sotto e camminare agilmente tra i tavoli portandosi verso la scala. Allo stesso tempo notò un’altra cosa: quasi tutte le donne a cui passava accanto, gli lanciavano un’occhiata. Chi poteva biasimarle?
Era un uomo difficile da ignorare. Alto un metro e ottantacinque per novanta chili fatti apparentemente di marmo, con i capelli corti e neri e dei piacevoli occhi castani, camminava con la sicurezza di un uomo che non aveva bisogno di fare colpo su nessuno.
E se quelle donne avessero saputo qual era il suo lavoro, sarebbero state ancora più ammaliate. In quanto primo detective di un’unità speciale dell’LAPD chiamata Sezione Speciale Omicidi – HSS in breve – i suoi casi avevano tutti un alto profilo o intenso scrutinio mediatico, e spesso coinvolgevano numerose vittime e serial killer.
Ed era qui con lei. C’era voluto un po’ per arrivare a questo punto. Lui era agli stadi finali di un divorzio dopo sei anni di matrimonio. Jessie era single da un po’ di più. Il suo matrimonio era finito in modo più drammatico quando l’attuale marito aveva tentato di incastrarla per l’omicidio della sua amante. Quando Jessie aveva scoperto il suo piano, l’uomo aveva tentato di ucciderla. Attualmente stava scontando la sua pena nella prigione della Contea di Orange.
Ryan si sedette di fronte a lei e Jessie gli prese la mano.
“Scusa,” gli disse. “Ho dominato del tutto la conversazione. Come stai?”
“Tutto bene,” rispose lui. “Quel delitto del boss della droga è stato risolto oggi.”
“Non mi hai mai chiamata ad aiutarti,” gli disse, fingendo di essere offesa.
“Era piuttosto chiaro. Non c’era proprio bisogno dei servizi di un’affascinante profiler.”
“Chi se ne frega,” protestò Jessie. “Tu chiamami comunque. Almeno possiamo passare un po’ di tempo insieme.”
“Che romantica,” disse. “Ma vuoi mettere farsi gli occhi dolci davanti a un cadavere?”
“Si fa quello che si può,” disse Jessie scrollando le spalle. “E poi, per il mio ultimo caso mi hanno assegnata a Trembley, che – senza offesa – non è esattamente il collega dei miei sogni.”
“Ehi,” protestò Ryan scherzosamente. “Il detective Alan Trembley è un solido professionista e dovresti sentirti onorata di poter lavorare con lui per qualsiasi caso ti capiti per mano.”
“È piuttosto noioso.”
“Mi sento risentito per suo conto,” disse Ryan, cercando di accigliarsi. “E poi, il fatto di non averti con me mi permette di programmare il tuo compleanno senza averti in mezzo ai piedi.”
“Stai programmando qualcosa per me?” chiese Jessie, sinceramente sorpresa. “Non avevo neanche idea che sapessi la data.”
“Sono un detective, Jessie. Diciamo che è il mio campo. Non ti avrei detto nulla, ma ho bisogno di accertarmi che la tua agenda sia libera giovedì sera. Ok?”
“Ok,” confermò lei, arrossendo leggermente.
Lui le sorrise e Jessie sentì un’ondata di calore pervaderla. Il fatto che qualcuno si prendesse la briga di scoprire quando fosse il suo compleanno e organizzasse qualcosa per festeggiarlo, normalmente l’avrebbe resa illogicamente ansiosa. Ma in qualche modo, trattandosi di Ryan, si sentiva a proprio agio con quell’idea, addirittura elettrizzata.
Si chiese se avesse in mente un regalo anticipato di natura intima per lei stasera. Stava per accennare all’idea, quando il telefono di lui squillò. Non riconobbe la suoneria. Chiunque fosse, Ryan si accigliò. Con il solo movimento labiale le disse Scusa e rispose.
“Detective Hernandez,” disse.
Jessie osservò Ryan che ascoltava la voce dall’altro capo della linea. Il cipiglio sul suo volto si fece più pronunciato a ogni momento che passava. Dopo aver aspettato in silenzio per circa trenta secondi, alla fine rispose.
“Ma la Divisione della Valley è già lì. Non sarà troppo tardi?”
Rimase in silenzio mentre l’altra persona rispondeva. Dopo altri venti secondi, parlò di nuovo.
“Capisco. Ci sono.”
Poi riagganciò. Fissò il telefono per un momento, come se l’apparecchio potesse parlargli. Quando sollevò lo sguardo, i suoi occhi erano duri e freddi.
“Odio doverlo fare, ma dobbiamo saltare il dolce. Devo andare a dare un’occhiata a una scena del crimine e se non ce ne andiamo adesso, potrebbe essere troppo tardi.”
Jessie aveva già visto Ryan così a disagio. Fece cenno alla cameriera per richiamare la sua attenzione e quando lei si avvicinò le porse delle banconote.
“Troppo tardi?” chiese Jessie. “Cosa significa?”
Ryan si alzò in piedi e le indicò di fare lo stesso. Stava già andando verso la scala quando le rispose.
“Te lo spiego per strada.”
CAPITOLO QUATTRO
Jessie si costrinse ad aspettare.
Qualsiasi cosa fosse, Ryan era nervoso e lei non voleva peggiorare le cose. Rimase seduta in silenzio al posto del passeggero, permettendogli di spiegarle la situazione quando fosse più a suo agio per farlo.
“Sei sicura di voler venire?” le chiese di nuovo.
“Sì,” gli assicurò lei. “Ho mandato un messaggio ad Hannah spiegandole che è saltato fuori un caso e di non aspettarmi per andare a letto. Siamo a posto.”
“Avresti potuto prendere un taxi dal ristorante,” le disse lui.
“Volevo venire con te, Ryan,” insistette lei, mordendosi di nuovo la lingua, nonostante il desiderio di fargli altre domande.
Lui continuò a guidare verso ovest, sulla Ventura Boulevard, addentrandosi sempre più nella Valley. Dopo altri dieci secondi di silenzio, finalmente iniziò a parlare.
“Allora, il fatto è questo. Ho un contatto nel dipartimento che di tanto in tanto mi allerta sui casi di cui dovrei essere a conoscenza.”
“Potresti essere un po’ più criptico?” chiese Jessie, incapace di trattenersi.
“A dire il vero non ho molto di più da condividere al riguardo,” le rispose, ignorando il suo sarcasmo. “Circa quattro anni fa ho ricevuto una chiamata da un telefono non tracciabile. La voce era digitalmente manipolata. La persona al telefono