Folgorazione. Блейк Пирс
ormai da settimane.
Riley sperava che il suo lavoro continuasse a quel ritmo più lento, più gestibile e meno minaccioso per la sua vita. Era certa che, se fosse stata più tempo a casa, le cose sarebbero andate sempre meglio tra lei e Ryan.
E, in momenti come quello, apprezzava quanto lui potesse essere amorevole e premuroso.
Anche bello, pensò, guardandolo.
Poi, lui le chiese: “Vuoi continuare a parlare?”
“Huh-uh” Riley rispose.
“Che cosa ti va di fare?”
Riley girò il viso verso il suo e lo baciò.
“Voglio andare a letto” fu la sua risposta.
Il mattino seguente, quando Riley guidò fino a Quantico, la giornata era luminosa e limpida, proprio come il suo umore. Fare l’amore con Ryan la notte precedente era stato passionale e perfetto. E ora, erano entrambi in procinto di recarsi a lavoro, a cui tenevano molto.
La vita potrebbe andare meglio di così? si chiese.
Ora che ci pensava, forse la risposta era sì. Infatti, lo sarebbe quasi certamente stata. Un giorno, nell’immediato futuro, lei e Ryan si sarebbero sposati e, quando sarebbero stati entrambi pronti, avrebbero creato una famiglia.
Per quanto riguardava l’Agente Crivaro, Riley era sicura che si sarebbe sentito rinfrancato.
Ieri è stata sicuramente una cosa passeggera, lei pensò.
Mentre entrava nel suo posto nel parcheggio nel BAU, il suo cuore balzò di gioia nel vedere Crivaro accanto alla sua auto, in attesa del suo arrivo, come faceva spesso durante le mattine come quella.
Tutto è tornato alla normalità!
Parcheggiò l’auto e saltò fuori.
Non abbracciarlo, si disse. Non gli piacerebbe.
Ma lo scoraggiamento prese piede il lei, mentre si avvicinava. Aveva le braccia incrociate, e lo sguardo rivolto verso il basso, come se non si fosse accorto dell’arrivo della partner.
Decisamente non è dell’umore per ricevere un abbraccio, intuì.
E, qualunque cosa stesse per dirle, era sicura che non le sarebbe piaciuta.
CAPITOLO QUATTRO
Riley si avvicinò a Crivaro, che a malapena le rivolse lo sguardo. Appoggiato alla sua auto e gli occhi abbassati, le disse: “Mi spiace per quello che è successo ieri. Sono stato un coglione.”
Riley avrebbe voluto rassicurarlo che non era così. Ma, in qualche modo, le parole non le uscirono fuori dalla bocca.
Immagino di avercela con lui, pensò.
Quella possibilità non le si era palesata almeno fino a quel momento.
Mettendosi accanto a lui, si appoggiò contro l’auto.
“Perché mi ha lasciata in quel modo?” gli chiese.
Crivaro alzò stancamente le spalle.
“Non ti stavo lasciando” disse. “Almeno penso che non fosse così. Piuttosto, ho …”
La sua voce si interruppe per un istante.
Poi, riprese con una voce strozzata: “È solo che non potevo affrontare quei genitori. Proprio non potevo. Non dopo che li abbiamo delusi in quel modo. Ho sentito di … volermi allontanare.”
Riley era sorpresa. Aveva creduto che non avesse voluto parlare con lei. Riflettendoci, trovava la sua supposizione estremamente egocentrica.
“Hai parlato con loro?” chiese a Riley.
Riley annuì.
“Com’è andata?”
Riley fece un respiro profondo.
“Come ci si poteva aspettare” fu la sua risposta.
“Male, vero?”
Riley annuì e disse: “Erano arrabbiati per la decisione del giudice. E sì, lo erano anche con noi.”
“Non li biasimo” Crivaro commentò. “Che cosa hai detto loro?”
“Ho detto che mi dispiaceva, e …”
Riley esitò un momento. Improvvisamente, sembrò difficile ripetere quello che aveva riferito alle due coppie.
Infine, disse: “Ho promesso … di assicurarmi che Mullins non esca di prigione prima della fine della condanna. Ho detto che non permetterò che ottenga la liberazione condizionata o il rilascio anticipato.”
Crivaro annuì leggermente.
Soffocando un sospiro, Riley aggiunse: “Spero solo di non aver fatto una promessa che non potrò mantenere.”
Riley sperava che il partner le dicesse qualcosa d’incoraggiante in risposta, ma l’uomo restò in silenzio.
“E allora che cosa succede?” chiese un po’ impazientemente.
“Volevo dirtelo di persona” Crivaro disse, con la voce rotta dall’emozione. “Non volevo che lo sentissi da qualcun altro.”
Riley fu scossa da un’ondata di timore. Si limitò a starsene in silenzio, in attesa che le desse delle spiegazioni.
“Vado in pensione” Crivaro le disse.
“Non può farlo” Riley rispose, senza riflettere.
“L’ho già fatto”.
Lei rimescolò le parole. “Aveva detto che se fossi entrata al BAU, sarebbe rimasto …”
“Per un po’ di tempo per aiutarti a cominciare” l’uomo terminò la frase per lei. “Questo è successo quasi un anno fa, Riley. Te l’ho detto allora, quando ero già idoneo alla pensione.”
“Non può aspettare …?”
“No, è già definitivo. Sono appena arrivato qui dall’ufficio di Erik Lehl. Gli ho restituito il mio distintivo e la mia pistola, e ho firmato e consegnato le mie formali dimissioni.”
“Perché?” Riley gridò bruscamente.
Crivaro abbozzò un lamento.
“Lo sai benissimo, Riley. Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente? Non tornerò ad essere l’agente di una volta. La mia data di scadenza è stata superata. In effetti, ho dovuto ottenere delle proroghe speciali per lavorare fino ad ora.”
Ci fu silenzio tra loro. Restarono entrambi lì per diversi lunghi minuti, senza neanche guardarsi.
Ma poi, Crivaro disse: “L’intera faccenda mi ha davvero sconvolto, dopo il verdetto. È stato pesante non far ottenere a Mullins una condanna di gran lunga peggiore. Ma non sono riuscito a parlare con quei genitori. Non mi ero mai sentito così prima, non ho mai saltato quella parte del lavoro. E, proprio in quel momento, sapevo che era finita. Come posso dare la caccia ai criminali quando non riesco nemmeno a guardare le loro vittime? Ecco perché sono scappato via così.”
“Andrò a parlare con Lehl” Riley borbottò.
Non appena quelle parole furono pronunciate, si chiese se le intendesse davvero. Avrebbe davvero provato a convincere l’Agente Speciale Responsabile Erik Lehl ad ignorare le dimissioni di Crivaro? Immaginava che ci sarebbe riuscita?
“Penso che dovresti farlo” Crivaro le disse. “Infatti, Lehl vuole parlare con te. Mi ha chiesto di dirti di andare nel suo ufficio subito. A quanto sembra, potrebbe avere un caso per te.”
Riley restò con la bocca spalancata, ma non riuscì a pronunciare una sola parola.
Come poteva anche solo tradurre i suoi sentimenti in parole?
Infine, balbettò: “Agente Crivaro, io … non penso di essere pronta.”
“Hai ragione” l’uomo rispose. “Non sei pronta.”
Riley guardò il partner