Terre spettrali. Софи Лав
Ma poi quest'altro… è arrivata quest'altra presenza, ecco, e tutto è cambiato. Ad esempio, gli ospiti hanno iniziato a venire da me al mattino assicurandomi di aver visto una figura imponente ai piedi del letto. Una coppia della Virginia mi ha persino giurato che il loro letto era stato sollevato da qualcuno o qualcosa. Questi poveretti hanno lasciato l'hotel alle due di notte. Il marito era pallido come un cencio.”
“Lei ha mai visto di persona una di queste figure?” le domandò Marie.
“Credo di aver visto quella cattiva. Ho imparato ad accorgermi quando è presente nella stessa stanza dove mi trovo io, perché diventa dannatamente fredda. E quando le dico di andarsene, lo fa… ma con riluttanza. E quando se ne va, in un paio di occasioni mi è parso di vedere qualcosa muoversi, come un'ombra sfocata.”
“La casa ha qualche storia lugubre alle spalle?” chiese Marie.
“Sì, anche se ne sono venuta a conoscenza soltanto dopo averla acquistata, otto anni fa. Secondo alcuni rapporti di polizia c'è stato un caso di una donna che ha ucciso il marito, per legittima difesa. E gira anche voce che l'uomo che ha costruito la casa, il primo proprietario, immagino, si sia impiccato in veranda durante un temporale.”
Marie rabbrividì, ma fece del suo meglio perché l'altra non se ne accorgesse. Aveva una gran voglia di scappare ma, allo stesso tempo, si sentiva incollata al divano.
“C'è anche un'altra cosa,” aggiunse la signora Grace. “Mia madre asseriva che la casa in cui era cresciuta da ragazza fosse infestata da uno o due fantasmi. Lei è morta molti anni fa, ormai… e la casa alla fine è stata fatta demolire da una grossa società edilizia. Quando il signor Peck è venuto qui a esaminare il luogo, mi ha detto che cose del genere non sono inusuali, che esistono storie di fantasmi che restano attaccati alle stesse famiglie anche dopo che queste hanno traslocato in un'altra casa. Potrebbe trattarsi di uno di questi casi.”
“Capisco,” disse Marie. Ma non era affatto vero. Aveva soltanto sentito il bisogno di dire qualcosa per non far piombare la casa in una cappa di silenzio.
“Ad ogni modo,” proseguì la signora Grace, “se ha bisogno di me, sarò nella mia seconda casa. La maggior parte del tempo vivo qui, ma da quando si è manifestato quest‘altro fantasma trascorro sempre più tempo nel mio piccolo cottage fuori città.”
“Non rimane qui?” si stupì Marie. Le parve che il mondo le stesse crollando addosso in quel preciso istante.
“No, cara. Non che creda che qui dentro ci sia qualcosa che mi possa fare del male, ma preferisco comunque non essere nei paraggi mentre lei si adopera per disturbare i miei sgraditi ospiti. Mi spiace molto… Brendan non le aveva detto che non sarei rimasta?”
“No, non me ne ha fatto cenno.” Cercò di celare la sua irritazione, perché non provava nessun risentimento nei confronti della signora Grace. Ma di certo avrebbe avuto qualche paroletta da dire a Brendan, se mai lo avesse rivisto.
“Beh, mi spiace terribilmente, ma credo che potrebbe essere molto strano se rimanessi qui. Ho già preso impegni e preferirei non modificarli.”
“Ovviamente no,” assentì Marie. Il terrore la stava paralizzando. Trovò difficile persino pronunciare quelle due parole, che le uscirono con un tremolio infantile che sperava la signora Grace non avesse notato.
“Signorina Fortune, le auguro il massimo della fortuna,” disse la signora Grace, avviandosi verso la porta. “Per qualsiasi evenienza, il mio numero è sul frigorifero. Si serva pure se ha fame, mi raccomando.”
“Grazie. Sa, mi chiedevo se…”
“Oh, sono sicura che se la caverà alla grande. Grazie mille per il suo aiuto! Ci vediamo domattina.” Aprì la porta poi, come se avesse avuto un improvviso ripensamento, aggiunse: “Magari stia attenta alla prima camera del secondo piano. In genere è piuttosto… movimentata.”
“Cosa vuol d…”
La signora Grace se ne andò così rapidamente che il colpo d'aria provocato dalla chiusura della porta investì Marie in pieno. Nel vedere quella porta chiudersi alle spalle della signora Grace, Marie ebbe l'impressione che una lapide fosse stata piantata davanti a una tomba.
“D'accordo,” tentò di scuotersi, cercando lo sguardo di Boo. “Al lavoro, ragazzo. Togliamoci il pensiero, così ce ne potremo andare da qui.”
Boo la guardò con aria interrogativa, poi si voltò e iniziò a zampettare per tutta la casa come se avesse capito perfettamente. Marie esaminò con grande attenzione ogni angolo, ogni buco, ogni nascondiglio, ma nella mente, in realtà, stava abbozzando il testo di un messaggino malevolo da inviare appena possibile a Brendan Peck.
Boo, nel frattempo, esplorava la casa come se ne fosse il proprietario, prendendosi il tempo di fermarsi qua e là e di annusare ogni oggetto interessante. Marie lo seguì per un po' poi, quando fu chiaro che il cane non aveva bisogno del suo aiuto, raccolse tutto il coraggio possibile e iniziò a fare anche lei il suo giro della casa.
C'erano quattro camere al piano terra, tutte arredate essenzialmente nello stesso modo: letti matrimoniali con lenzuola dai colori tenui, tutti disposti su un grande tappeto decorativo che copriva circa metà del ben curato parquet della stanza. Visitò anche la camera della signora Grace, e poi quello che sembrava una sorta di studio, uno spazio comune in cui Marie immaginava che gli ospiti venissero a bere caffè o tè, a leggere un libro o a chiacchierare.
Salì poi al piano di sopra, dove c'erano altre due camere identiche a quelle del piano terra. Boo adesso la stava seguendo. Mentre Marie faceva strada, si ricordò dell'ultimo avvertimento della signora Grace: la prima stanza del piano di sopra era, aveva detto, particolarmente movimentata. Gettò solo una rapida occhiata nella camera. Ma quel brevissimo tempo le era bastato per percepire in modo molto netto che c'era qualcosa di strano lì dentro. Solo per un attimo, le sembrò di aver infilato la testa in un'antica voragine in cui l'uomo non aveva messo piede per secoli.
Quella sensazione però svani appena uscì dalla stanza. Mentre si calmava, notò che Boo invece era entrato e che sembrava essere interessato a qualcosa. Qualsiasi cosa fosse, attirò la sua attenzione solo per breve tempo, poi anche lui si girò e tornò in corridoio.
Alla fine del corridoio si trovava una camera più grande che serviva da stanza dei giochi. C'erano un biliardo e un tirassegno per le freccette, ma entrambi erano coperti. Una piccola libreria accoglieva anche una vasta selezione di giochi da tavolo. Dall'aspetto della stanza, Marie ebbe la sensazione che venisse utilizzata raramente.
Il giro continuò di nuovo al piano terra, per proseguire in cucina e poi fuori sulla grande veranda posteriore, che sembrava l'unico ambiente moderno di tutta la casa. Il legno fresco era un chiaro indizio del fatto che era stata ristrutturata o riparata di recente. La veranda affacciava su un vasto terreno che, bisognava ammetterlo, in quel momento, bagnato dalla luce del tramonto, era assolutamente splendido: erano quelli i giardini che davano il nome al bed-and-breakfast. Certo, non si poteva paragonare alla vista sul mare di cui si godeva dalla veranda di June Manor, ma possedeva comunque il suo fascino quieto.
Lasciata la veranda, Marie tornò nel piccolo soggiorno. Riaccomodatasi sul divanetto che aveva già occupato poco prima, cercò di rilassarsi. In fondo, forse si trattava solo di una grande messinscena, o qualcosa del genere. Forse la signora Grace aveva sentito parlare di ciò che era accaduto a June Manor e le stava facendo uno scherzo elaborato.
Eppure, mentre il pomeriggio cedeva definitivamente il passo al crepuscolo e il cortile diventava sempre più buio, Marie avvertì che quelle erano soltanto speranze, nient'altro che pie illusioni. Persino Boo sembrava essersi un po' innervosito, man mano che si avvicinava la notte.
“Va tutto bene, Boo,” cercò di rincuorarlo. “E mi spiace averti trascinato in questa situ…”
Fu interrotta da un rumore sordo proveniente dalla cucina. Marie e Boo voltarono subito la testa. Le spalle di Marie si irrigidirono e la coda di Boo si rizzò, rimanendo immobile. Marie si accorse di essersi alzata in piedi. Sapeva cosa stava per accadere. Fece del suo meglio per evitarlo ma, prima ancora di rendersene conto, stava correndo verso la porta.
CAPITOLO TRE
Sfrecciò