Terre spettrali. Софи Лав

Terre spettrali - Софи Лав


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tempo e denaro fossero necessari per esaudire un sogno del genere, e i suoi genitori l'avevano spinta a cercare qualcosa di più promettente. Avevano osservato che ci aveva sempre saputo fare con gli animali e le avevano suggerito di fare una scuola di veterinaria. Non che l'idea la facesse impazzire, ma comunque aveva pensato che potesse essere una strada che l'avrebbe resa felice.

      Aveva quindi iniziato l'università, ma persino allora il sogno iniziale del bed-and-breakfast le era rimasto nel cuore.

      Era passato del tempo, e la cosa che più si avvicinava alla realizzazione di quel sogno era stata seguire programmi TV in cui degli esperti ristrutturano case.

      Cosa mi è successo?

      Prima che si perdesse nei meandri di quei pensieri deprimenti, qualcuno bussò alla porta.

      Marie rispose subito e appena Chris varcò la porta lo abbracciò. Si baciarono languidamente per un bel po'. Quando lei staccò le labbra, Chris la guardò con un'espressione alquanto sorpresa.

      “E buonasera anche a te,” disse.

      “Scusa. È solo che… oh cavoli, ho avuto una giornataccia.”

      “Non scusarti mai per essermi saltata addosso appena entrato,” commentò lui. “Anzi, se vuoi continuare…”

      Fece un cenno oltre il soggiorno e la cucina, verso la camera da letto. Era difficile dirgli di no. Quel giorno era incredibilmente attraente. Marie pensò che dovesse aver avuto un appuntamento con un investitore, perché i capelli non erano il solito disastro e indossava anche una camicia e dei pantaloni eleganti color cachi, anziché i suoi soliti jeans laceri e la maglietta a maniche lunghe.

      “Non c'è tempo,” rispose lei. “Ho preparato una cena davvero sofisticata.”

      Chris sbirciò in cucina e vide che erano pronti gli spaghetti. “Nessuno dovrebbe mai rifiutare gli spaghetti,” commentò. La baciò sulla fronte e aggiunse: “Proprio una brutta giornata, vero?”

      All'improvviso, non sapeva più se dovesse raccontargli cosa aveva fatto. Cosa avrebbe pensato? Era stata avventata? Forse un po' immatura?

      “Piuttosto pesante, già.”

      “Uhm. Già, che rottura.”

      Non era una reazione profonda o particolarmente significativa per un uomo di trentasei anni, ma Chris sembrava eternamente stanco. Non dormiva quasi mai e le sporadiche volte in cui aveva passato la notte da Marie, le uniche cose che aveva scoperto di lui erano che russava incredibilmente forte e che al mattino, quando finiva di mangiare i cereali, abbandonava la ciotola con ancora il latte dentro sul lavandino, come una specie di barbaro.

      “Davvero una rottura, sì,” concordò lei.

      “Mangiamo e mi racconti tutto?”

      “Certo.”

      Riempirono i piatti e mangiarono al tavolino nell'angolo pranzo tra il soggiorno e la cucina.

      “Prima che ti racconti le mie personali pene dell'inferno, dimmi un po', com'è stata la tua giornata?” chiese Marie.

      “Tutto a posto,” rispose Chris. “Sono tre settimane che lavoro da casa, davvero niente male.”

      Ancora una volta, non era esattamente il tipo di linguaggio che ci si sarebbe aspettati da un uomo della sua età. Concepire e programmare giochi per cellulare in cui la gente doveva far saltare in aria auto o dare la caccia a monete d'oro fino allo sfinimento lo aveva probabilmente fatto regredire in ogni aspetto della sua vita.

      “Su che gioco stai lavorando in questo periodo?” gli domandò Marie.

      Come al solito, spiegò cosa stava facendo scendendo nei minimi dettagli. Adorava il suo lavoro; la passione con cui ne parlava era una delle cose che Marie amava di lui. Quando finì, le chiese della sua giornata. Ma sembrava quasi aver messo il pilota automatico.

      “Oggi per me è stata una giornata strana,” cominciò a raccontare. “Dal nulla, mi sono messa a pensare a quando ero bambina, e a tutte le cose che volevo, sai? Ti ho mai parlato del Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie? Era il mio sogno.”

      “Pensavo volessi fare la veterinaria.”

      “Quello era il sogno da adulta. Il sogno verso cui mi hanno spinta i miei genitori, in qualche modo. Il mio grande desiderio da bambina era questa cosa del bed-and-breakfast… Oh, Dio, Chris… Mi sono licenziata, oggi.”

      Era fatta. Gettata lì, senza giri di parole, quasi dal nulla.

      “Sul serio?”

      “Già.” Si aspettava una ramanzina di qualche tipo, sul fatto che aveva quarant'anni ed era senza lavoro.

      “Bene così,” commentò lui. “Quel posto fa schifo.”

      Certo, a volte avrebbe voluto che non parlasse sempre come un ragazzino. Intuendo che non avrebbe aggiunto altro, continuò. “Lo so che dovrei essere spaventata. E lo sono… solo, non così tanto.”

      “Già, certo,” disse Chris. Aspirò rumorosamente gli spaghetti e si avvicinò il cellulare.

      “Come ti stavo dicendo, mi ha fatto pensare ai miei vecchi sogni. E questo mi ha portato a pensare a mio papà, a come l'ho perso… ed è lì, mi sa, che ho iniziato ad abbandonare i miei sogni. Ma non posso biasimare la mia famiglia, sai? E perché mai? Mio papà è morto e mia mamma era già scomparsa misteriosamente da qualche anno. Ho dovuto lasciare l'università e rilevare l'attività semi-disastrata di mio padre. Insomma, inutile piangersi addosso, no?”

      Chris annuì, continuando a sbafarsi gli spaghetti. Sembrava molto distratto e, peggio ancora, persino a disagio, come se non volesse trovarsi lì in quel momento.

      “Chris!”

      “Cosa?”

      “Ma mi stai almeno ascoltando?”

      “Certo. Io…”

      Il telefono vibrò: gli era arrivato un messaggio. Fece scivolare verso di sé il cellulare e iniziò a digitare una risposta. Doveva trattarsi di un affare di lavoro, immaginò Marie. Solo una volta lo aveva visto così distratto. Non le era piaciuto allora, e non prometteva affatto bene per il resto della loro serata.

      Fu attraversata da un lieve fremito di rabbia, come se avesse iniziato a circolarle dentro del veleno. Ma si trattava di un veleno buono, come tracannare una Red Bull o essere tutti eccitati prima dell'uscita di un nuovo film della Marvel. La rabbia, come una specie di mostro furioso dai mille tentacoli, si irradiò in ogni suo singolo nervo. Non stava domandando a Chris di fare una conversazione profonda; voleva solo che le prestasse ascolto, aveva bisogno dell'attenzione dell'uomo che amava.

      “Allora oggi,” continuò, “c'era questo golden retriever che mi ha mostrato un video in cui ha battuto Ninja a Fortnite.”

      Chris finalmente alzò lo sguardo. Le sopracciglia aggrottate, aveva un'espressione piuttosto confusa. “Cos'è che hai detto?”

      “Proprio così.” Marie portò il suo piatto al lavandino e si versò nuovamente del vino.

      “Cosa c'è che non va, Marie?”

      “Sono tre minuti che ti parlo e non ti sei nemmeno degnato di guardarmi fino a che non ho accennato a Fortnite.”

      “Già… perché tu non parli mai di Fortnite.”

      “Lo so. Sono una donna di trentanove anni. Perché mai dovrei?”

      Lui sospirò, le diede un'occhiataccia e si alzò in piedi. “Devo andare in bagno.”

      Devo scappare, questa conversazione è un campo minato, a Marie sembrò che volesse dire in realtà.

      “Sai cosa?” gli urlò lei mentre lui percorreva il corridoio diretto verso il bagno. “Non ti avrei fatto nemmeno entrare nel Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie!”

      “Il… il cosa?” rispose.

      “Il toast era un po' raffermo, ma il tè sapeva sempre di fiori!”

      “Marie, va tutto bene? Se hai bisogno…”

      “Ah,


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