Passione Proibita. Sophie Adams

Passione Proibita - Sophie Adams


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mia serietà e della mia prestanza fisica. Mia mamma diceva sempre che ero il soldato perfetto: forte, serio e centrato, e che, grazie ai Marines, ero passato dall’essere un irresponsabile all’essere un uomo rispettabile.

      Che ingenuo!

      Oltre alla timidezza, ero anche rispettoso del codice d’onore tra uomini e non ci avrei mai provato con le donne di altri, specialmente quelle che interessavano a mio fratello gemello, la mia altra metà. Quindi mi tirai indietro e feci del mio meglio per soffocare i sentimenti che Katherine aveva risvegliato in me: avidità, desiderio, passione e bramosia.

      Invidia.

      Il sentimento peggiore del mondo, che non avevo mai provato verso nessuno, men che meno verso mio fratello.

      Giorno dopo giorno cercavo di fare i conti con il mio senso di colpa meglio che potevo. Josh cominciò a corteggiare Katherine, invitandola a cena, comprandole dei fiori e dei regali, mentre io facevo tutto il possibile per soffocare i miei sentimenti.

      Due mesi dopo, Katherine si arrese e lei e Josh cominciarono a frequentarsi. Il mio cuore si ruppe in mille pezzi, che tentai di ricomporre buttandomi sull’alcol per diverse notti.

      Una sera, in un pub generalmente frequantato da marines, sei mesi dopo il fatidico inizio della loro relazione, mi imbattei in Josh. Gli chiesi che cosa ci facesse lì, dato che non era il genere di locali che frequentava. Mi disse che aveva un appuntamento. Dopo aver descritto la bambola che si sarebbe fatto quella sera, parole sue, aggiunse che quel fine settimana avrebbe chiesto a Katherine di sposarlo. Quella fu la prima volta che litigammo, a tal punto che dovettero intervenire per dividerci, altrimenti avrei rischiato di ucciderlo. Come poteva fare una cosa simile a un angelo come Katherine? Come poteva pensare di sposarla e uscire con altre ragazze allo stesso tempo? Fu allora, o, almeno, così credevo io, che Josh si rese conto che i miei sentimenti per lei erano molto più forti e meno rispettosi di quelli che un ragazzo dovrebbe avere per la fidanzata di suo fratello. Così, si vendicò facendomi morire di invidia. Per prima cosa, cominciò a portarla costantemente a casa dei nostri genitori, dove vivevamo ancora. Poi, mi provocava dicendomi che Katherine a letto era una selvaggia, che avrebbe fatto di tutto per soddisfare i suoi desideri. Questa tortura continuò finché, alla fine, Josh mise al suo dito un maledetto anello di diamanti.

      Pochi giorni dopo il fottuto fidanzamento, accettai l’incarico di guidare una mia truppa in una missione segreta e lasciai Raleigh verso una destinazione ignota nel Medio Oriente.

      La gente dice che la guerra porta l’uomo a rivalutare la propria vita e le proprie relazioni. Ora, un anno dopo essere partito, tornavo a casa, determinato a recuperare il tempo perduto e pronto a sconfiggere il villano; ero il gemello cattivo che tornava a casa per riprendersi ciò che avrebbe dovuto essere suo sin dall’inizio: la fidanzata di suo fratello.

      E l’avrei fatta mia.

      Katherine

      Controllai con discrezione l’orogio. Dannazione. Quella cena noiosa stava andando avanti da decenni. Sistemai dietro l’orecchio una ciocca di capelli che era uscita dalla mia sofisticata acconciatura, mentre tamburellavo impazientemente sul tavolo con le dita.

      “Per l’amor del cielo, Katherine. Smettila.” sibilò Josh, stizzito. Smisi immediatamente, sentendo la rabbia crescere dentro di me.

      Feci un profondo respiro, cercando di controllare il mio temperamento, e lui mi guardò con aria curiosa. Gli sorrisi come la brava ragazza che voleva che fossi, ma, in realtà, morivo dalla voglia di alzarmi di scatto e dirgli dove poteva ficcarsi il suo rimprovero. Peccato che non avessi il fegato di farlo. Lui riportò la sua attenzione al discorso che stava proseguendo di fronte a noi. Era una cena in onore del Senatore Windsor e io continuavo a chiedermi che cosa ci facessi lì, in quel posto barboso con gente che non mi piaceva, intrappolata in una relazione che non stava portando a nulla. Nulla che avevo sognato, per lo meno.

      Mentre Josh era preso dalle noiose parole del senatore, io chiusi gli occhi e mi rifugiai nel mio luogo speciale. Il luogo in cui potevo essere libera, ridere di gusto, sentire la brezza tra i miei capelli; il luogo magico dove colui che mi aveva chiesto un appuntamento non fosse solo una brutta copia dell’uomo che avrebbe potuto far risvegliare i miei desideri più intimi e segreti.

      Sì, sono un’imbrogliona.

      Me lo ripetevo ogni giorno, ancora e ancora, ma cosa potevo farci se dovevo accontentarmi della seconda scelta perché la prima non voleva avere nulla a che fare con me? Mentre il Senatore parlava di moralità e buone maniere, la mia mente tornò all’uomo sexy che da due anni a quella parte non si decideva ad andarsene dalla mia testa. Non guardarmi in quel modo. So di essere una peccatrice per aver voluto un uomo che non potevo avere e che era totalmente off limits, specialmente per me, ma non potevo farci nulla se Jake McGregor risvegliava tutta la femminilità repressa in me, e lo aveva fatto sin dal primo momento in cui i miei occhi si posarono su di lui a quel ballo di beneficenza. Indossava la sua uniforme da marinaio ed era l’uomo più attraente che avessi mai visto in vita mia. Abbronzato, neri capelli corti, occhi blu come il mare e un copro forte e muscoloso. Guardò nella mia direzione per un bel po’ di tempo e io pensai davvero che stesse guardando me. Beh, finché la mia amica Cheryl non venne a rovinarmi la festa, proprio così. “Questa è la mia sera fortunata con il Signor Ufficiale Sexy”, disse, perciò io, con estrema riluttanza, voltai lo sguardo verso di lei.

      “Cosa?” chiesi, senza sapere di chi stesse parlando.

      “Jake McGregor”. Il suo nome uscì dalle sue labbra come un gemito. “Ti sei accorta che non mi ha mai staccato gli occhi di dosso?”

      La guardai da capo a piedi: i capelli rossi che le scendevano lungo la schiena, le labbra color cremisi, i seni voluttuosi enfatizzati dalla profonda scollatura del vestito rosso ricamato. Mi chiesi come potevo pensare che quell’uomo meraviglioso guardasse me, quando poteva avere tutto quel ben di Dio. Era ovvio che aveva puntato gli occhi sull’attraente Cheryl. Non che io fossi brutta, non era questo. Semplicemente, io ero ordinaria. Pratica. Sicura. Il tipo di ragazza che non avrebbe mai usato certi trucchetti per diventare l’oggetto del desiderio di un uomo. Le mie relazioni erano sempre state superficiali e sapevo che non avrei mai avuto uno di quegli uomini che si vedono sulle copertine delle riviste. O uno come Jake.

      Mentre Cheryl si atteggiava mettendosi prima in una posa, poi in un’altra, con mia grande sorpresa, un uomo molto simile a Jake, ma di corporatura più esile e un viso dai tratti più delicati, mi venne incontro e mi chiese di ballare. Fu così che conobbi Josh, il quale, a prima vista, era estremamente affascinante. Dico a prima vista perché, conoscendolo meglio, scoprii che non era altro che una maschera, sotto la quale nascondeva la sua vera personalità.

      Inizialmente, Josh fu meraviglioso con me. I nostri appuntamenti erano romantici. Mi portava i fiori e non cercava mai di andare troppo oltre, facendomi credere che mi rispettava, mentre, in realtà, stava solo cercando di conquistare la mia fiducia. Mi resi conto solo dopo qualche mese e con un anello al dito che l’obiettivo di Josh era quello di sposare un’ereditiera. I commenti sull’infedeltà di Josh cominciarono quasi subito dopo il fidanzamento. Al principio erano piuttosto sottili, ma, piano piano, le persone cominciarono a parlarne apertamente, anche quando io non ero presente. Mi venne tutto confermato da Cheryl, la quale adorava ragguargliarmi sugli ultimi gossip.

      Ero sul punto di troncare la nostra storia quando mio padre, un magnate alberghiero, mi chiamò nel suo studio per dirmi quanto era felice del fidanzamento e che sperava che non l’avrei deluso. Nel momento in cui gli raccontai delle voci che giravano sull’infedeltà di Josh, mio padre agitò una mano come per scacciarle via, come se non fossero importanti. Mi disse che la maggior parte degli uomini faceva cose di quel tipo e che ero una stupida a lasciarmi turbare da un pettegolezzo del genere, quando un uomo così raffinato e proveniente da una famiglia così eccellente era disposto a sposarmi.

      E che fine aveva fatto l’amore? E il mio ‘felici per sempre’? L’essere travolta dalla passione? Tutto quel tempo sprecato a leggere storie da favola in quei dannati libri. Quelle cose non accadevano nella vita vera.

      Quella nostra conversazione risaliva a tre mesi prima e,


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