Il Consulente Veggente. Dr. Juan Moisés De La Serna
travolgesse.
Il tutto con l’intenzione di darmi maggiori possibilità in modo da non avere “scuse” in caso di fallimento, o almeno così mi aveva detto più volte il capo della polizia
“Beh, non so se può significare qualcosa, ma sono diverse notti che dormo male”.
Che novità! Questo succede a tutti noi che siamo impegnati a risolvere crimini.” ha commentato entrando nella stanza e chiudendo la porta a vetri dietro di lui.
“Si, beh, immagino” sono riuscito a dire, “ma stasera è stato diverso”.
“In cosa?”, mi ha chiesto mentre con un gesto invitava a sedermi.
“Io non so come dirglielo, ma è com se tutte le informazioni fossero ordinate nella mia mente e io le avessi viste come un’intera sequenza.”
“Congratulazioni, questo è ciò che accade a tutti noi, in ogni caso facciamo la stessa esperienza, in cui i dati sconnessi vengono ordinati,e…eccoli lì, li vediamo”.
“L’ha visto anche lei?”ho chiesto, interrompendolo.
“Vedere? Certo, è la sequenza degli eventi.”
“No, intendo il killer”
“Il killer?Di cosa sta parlando?”
“Quello che le sto dicendo, stavo, non so come chiamarlo, ricordando…i dati in forma di scena…all’inizio era strano, perchè non riuscivo a vedere chiaramente, era come se fosse notte ed era tutto buio.”
“E’ normale, stava sognando di notte.”
“Non c’entra niente, mi riferisco alla scena, era tutto molto buio e mi sentivo, non so, un po stordito, credo di essermi fermato su una piccola panchina perché non potevo proseguire, poi ho vomitato, ma quello non mi ha fatto sentire meglio. All’improvviso, seduto lì nel parco, ho sentito un rumore dietro di me. Non so cosa fosse e nemmeno volevo scoprirlo. Ma ho avuto una strana sensazione e sono stato travolto dal panico.
Forse era quel rumore, o il forte odore che veniva da dietro, ma appena ho potuto sono corso verso l’ingresso del parco, attraversando molti cespugli, e all’improvviso, non sapendo nè come nè perché, ho sentito qualcosa afferrarmi i capelli e tirarmi fiché non sono caduto sulla schiena.
Non so se sia stato per la caduta o altro, ma non tiuscivo a sollevare la testa da terra, come se qualcosa me la tenesse ferma, e improvvisamente l’ho visto chiaramente, era il postino, quello che era venuto a casa tante volte per portarmi qualche pacco, quello che faceva il turno delle 10 la mattina, e che era stato sempre così gentile, ma ora aveva un aspetto diverso, il suo volto era sfigurato, i suoi occhi sembravano uscirgli dalle orbite, e non ha fatto altro che dirmi di stare zitto, e quell’odore stava diventando così intenso e nauseabondo, finché…”
“Finché cosa?”, chiese il capo della polizia che si stava versando una tazza di caffé.
“Non ci crederà mai”
“Continui, continui, finora non ho creduto a niente, quindi continui.”
Quel commento lascivo non mi sorprese affatto, poiché avevo già superato l’incredulità di molti che si prendevano gioco di ciò che mi succedeva, senza cercare di aiutarmi a capirlo.
“Ebbene, io sono immobilizzato in quel momento, e non so come ma mi sono visto sopra al mio corpo, a circa un metro mezzo, e ho potuto contemplare la scena da lontano, senza sentire alcun dolore, nonostante quella persona si stesse accanendo sul mio corpo.”
“Aspetta, aspetta”disse, mentre il caffè che stava bevendo gli si rovesciava addosso, macchiando anche il tavolo. “Di cosa stai parlando?”
“Una volta finito, ha preso il mio cadavere e lo ha messo in una borsa , non so da dove l’avesse presa, ma era abbastanza grande, e mi ha caricato come un sacco di patate.
Poi mi ha portato all’uscita del parco, dietro l’angolo sud dove aveva un’auto argentata, o meglio grigia, non ne sono sicuro perché era notte e c’era solo la luce del lampione. Mi ha messo nel bagagliaio e ha guidato abbastanza lentamente per la città, e appena si è allontanato ha iniziato ad accelerare, ed è andato a quella velocità per circa tre ore, fino a raggiungere alcune banchine.
Una volta lì ha preso una deviazione che diceva “Pericolo alligatori”, e ha continuato a guidare per mezz’ora, o almeno credo. Tutto questo vicino alle paludi.”
Una volta in mezzo al nulla, poiché non si vedevano costruzioni vicine, ha fermato la macchina, ha tirato fuori il mio corpo, e mi ha lasciato li con la borsa e tutto il resto.
Sono rimasto li per, per…non so, qualche giorno, poi sono andato via da quel luogo, sono risalito.
“Di cosa sta parlando?”
“Di quello che ho visto, gliel’ho già detto, di quello che ho sognato.”
“Ma si è sentito?”
“Certo, perché?
“Ha solo accusato qualcuno con un nome e cognome, mi ha detto dove è avvenuto il crimine e come si è sbarazzato del corpo.”
“Si”.
“E senza una prova?”
“Beh, questo non è compito mio”.
Il commissario, senza dire una parola e con il caffè ancora rovesciato sul tavolo, è uscito dalla sala urlando.
.
Io sono rimasto lì, immobile, senza sapere cosa fare, credendo di aver fatto la cosa giusta raccontandogli quello che avevo visto, ma non capivo la sua reazione.
Dalla sedia l’ho visto iniziare a dar ordini a destra e a sinistra, mentre i poliziotti si muovevano da una parte all’altra del dipartimento, alcuni sono letteralmente corsi fuori, altri erano al telefono, e in tutto ciò io continuavo a restare lì immobile. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, e se dovevo andarmene o aspettare li per continuare il colloquio. Feci per alzarmi e andarmene, ma il commissario mi vide e ritornando sulla porta mi disse con voce autoritaria:”Non si muova da lì”
Così feci, e beh, passarono molte ore guardandomi intorno mentre la polizia andava e veniva, in un clima di agitazione, con le grida del capo, finché ad un certo punto ho visto due dei poliziotti che erano corsi fuori, rientrare con un terzo uomo.
“E’ lui, è lui” ho urlato, non so perché.
“Portatelo fuori di qui” ha detto il commissario a uno dei suoi subordinati, indicandomi.
Così in un istante mi sono ritrovato espulso dalla stazione di polizia, se così si può dire, e senza smettere di sorvegliarmi, sono stato condotto gentilmente alla caffetteria dall’altra parte della strada, dove mi hanno fatto sedere e aspettare.
Nonostante l’avessi chiesto più volte, il poliziotto non ha voluto dirmi cosa ci facevo lì, ne per quanto tempo ci sarei rimasto, ma solo che dovevo stare seduto e in silenzio.
Non so nemmeno per quanto tempo sono rimasto lì, ma ne ho approfittato per pranzare, dato che ero uscito presto per andare al commissariato per raccontare del sogno al capo della polizia, e non avevo mangiato nulla, così ho pranzato e ho aspettato.
E’ stato tutto cosi strano, ma tanto non avevo nient altro di meglio da fare che aspettare, non so cosa, ma l’aveva ordinato il capo della polizia, ed è per questo che avevo una scorta, se così posso chiamarla. Gli ho chiesto per ben due volte se potevo andarmene da li ma non mi hanno lasciato andare da nessuna parte.
Stranamente persino il poliziotto che mi faceva da guardia si è offerto di pagarmi il pranzo, il che era strano. Ma ho capito che quello era un buon segno, poiché se fossi stato un comune prigioniero, se così si può dire, non mi avrebbe fatto mai quell’offerta.
Nonostante tutto l’ho ringraziato, ma ho capito che dovevo pagarmelo da solo, e così ho fatto.
Sono passate ore, e nonostante le mie continue