Posseduta Dagli Alfa. Jayce Carter

Posseduta Dagli Alfa - Jayce Carter


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salvato, rispondendo.»

      Claire tentò di ignorarlo, ma il silenzio le fece accapponare la pelle. Alla fine, l’omega sospirò e alzò lo sguardo. «Claire.»

      «Claire? Che nome grazioso! Ora, Claire, come ti senti? No, non zittirti di nuovo, è una semplice domanda. Il calore è una cosa faticosa. Voglio solo sapere se ti senti meglio.»

      Ogni volta che uno di loro menzionava il calore, Claire lottava per non pensarci, per non ricordare la sensazione dei loro corpi premuti contro il suo, per non ricordare come avesse smarrito se stessa.

      Joshua inspirò, poi si lasciò sfuggire un ringhio predatorio. «Sai, potremmo chiudere a chiave la porta e farti piegare sul bancone. Non sarai in calore, ma dubito che ti importerà per molto.»

      Claire riusciva a vederlo nella sua mente. Joshua l’avrebbe spinta in avanti, fino a intrappolare il suo stomaco e il suo petto contro il bancone. Le avrebbe abbassato con forza le mutande lo stretto necessario per immergersi dentro di lei, lasciandole i pantaloni intorno alle cosce per tenerla ferma. Nel frattempo, Bryce si sarebbe slacciato i suoi, liberando la sua erezione davanti a lei. Avrebbe trascinato il suo uccello contro le sue labbra piene, coprendola con il suo sperma. Avrebbe forzato il suo cazzo nella sua bocca così profondamente da farla soffocare intorno alla grossa testa. Kaidan? Le avrebbe accarezzato i capelli con le dita e le avrebbe detto che era una brava ragazza, mentre avvolgeva il suo membro con una mano e si masturbava.

      La fantasia la colpì così duramente da farle strizzare le cosce e gemere.

       Maledizione. Sono i feromoni degli alfa a farmi questo effetto. Deve essere così.

      I tre avevano risvegliato una parte di lei che aveva a lungo ignorato. Nonostante fosse stata a contatto con degli alfa, non erano mai stati così tanti, né in uno spazio tanto piccolo e certamente non ci era andata a letto insieme.

      «Dimmi di sì, tesoro. Dicci di sì e ci prenderemo cura di te.»

      Le parole la aiutarono a liberarsi dalla fantasia. Claire si alzò così velocemente da far cadere la sedia, poi premette la schiena contro la libreria che aveva alle spalle. «Andatevene», sussurrò con la gola stretta.

      I tre si scambiarono un’occhiata piena di qualcosa che non riuscì a comprendere, una lingua che non parlava.

      Fu Kaidan a rispondere. «Non ti faremo del male. Non è per questo che siamo qui.»

      «Andatevene e basta. Qualunque cosa vogliate, non posso darvela.»

      Kaidan scosse la testa. «Non possiamo. Abbiamo usato tutti il nostro nodo su di te durante il calore, Claire. Potresti essere incinta del figlio di uno qualsiasi tra noi. Aggiungici i guai in cui ti trovi e siamo diventati un po’ protettivi. Finché non saremo certi che sei al sicuro, temo che dovrai sopportarci.»

      «Non posso. Non posso avere tre alfa che mi seguono.»

      «Sarà uno solo di noi per volta. Come una guardia del corpo personale gratis. Avrai soltanto un’ombra finché non saremo certi che sarai al sicuro, specialmente finché non sapremo se hai concepito o no.»

      Claire scacciò via il pensiero del concepimento. Non poteva pensarci o le sarebbe venuto un attacco di panico. «Non farò sesso con voi.»

      Un ringhio simile lasciò la gola di tutti e tre, come se li avesse sfidati e la cosa fosse di loro gradimento.

      Bryce rispose, la voce bassa e ruvida e sicura. «Non ti costringeremo, omega. Tuttavia, sono fottutamente certo che sarai tu a pregarci prima che te ne renda conto.»

      Claire si prese il labbro inferiore fra i denti, mentre cercava di convincere se stessa che si sbagliava, che poteva farcela, che i tre alfa non sarebbero riusciti a farla vacillare.

      Peccato che sapesse già che era una bugia.

      L’organizzazione della libreria indicava che Claire vi passava molto tempo. Il modo in cui ogni oggetto era impregnato del suo profumo non faceva che confermare l’ipotesi.

      In ogni caso, Joshua rimase seduto al bancone mentre l’omega si muoveva, cercando di occupare il minor spazio possibile.

      Il modo in cui era indietreggiata era impresso a fuoco nella sua memoria, le braccia sollevate come a volersi difendere da un attacco che era certa sarebbe arrivato. Li aveva immobilizzati tutti e tre, in una situazione di stallo tra ciò che volevano e quello che lei si aspettava.

      Che vita aveva vissuto per essere così spaventata? Chi aveva prosciugato molta della sua fiducia e del suo senso di sicurezza?

      Un’omega non avrebbe dovuto temere gli alfa, soprattutto non lui. Si sarebbe dovuta rilassare in sua presenza, avrebbe dovuto sentire di poter abbassare la guardia, di potersi raggomitolare contro di lui e chiudere gli occhi. Invece, solo il sospetto colorava i suoi occhi, li faceva assottigliare mentre lo guardava.

      Non gli aveva mai dato la schiena. Persino quando aveva avuto bisogno di qualcosa negli scaffali più in alto, si era contorta per non perderlo di vista.

      Nonostante tutto ciò, l’avrebbe presa per sfinimento.

      «Mi piacciono le spiagge», disse Joshua, le parole casuali e offerte come se la sua voce da sola potesse costruire un ponte fra di loro. «Bryce è un tipo da montagna e foresta, ma io? Dammi una spiaggia e il mare che si estende davanti a me e sono felice. Le foreste richiedono troppo lavoro, bisogna accendere un fuoco e camminare. No.» Scosse la testa e picchiò le nocche contro il bancone. «Le spiagge sono la soluzione migliore per le vacanze.»

      Claire non disse niente, dandogli lo stesso niente che aveva ricevuto per tutto il giorno. Qualche volta le sue guance si erano contratte in un quasi-sorriso che si rifiutava di lasciar comparire, ma Joshua l’aveva presa per una vittoria. Voleva dire che stava assottigliando il ghiaccio, che lo stava intaccando una battuta dopo l’altra.

      Era per quello che avevano deciso di lasciare lui per primo a farle da guardia. Era sempre stato il migliore a conquistare le persone e volevano decisamente conquistare Claire. Bryce tendeva a gettare occhiatacce e minacciare e Kaidan, sebbene non spaventasse le donne, si lasciava mettere i piedi in testa da loro.

      Joshua era quello con più chance e per una volta, gli importava che funzionasse. Di solito, flirtava con praticamente ogni femmina ci fosse nei paraggi. L’eccitazione lusingava il suo ego e se finiva con loro avvinghiati nel letto? Beh, a lui andava più che bene.

      Joshua evitava le omega, non volendo rischiare nulla. Le poche che aveva preso insieme a Bryce e Kaidan erano rare eccezioni, uno scorcio in un futuro che tutti e tre avevano preso in considerazione ma che nessuno voleva, non ancora.

      Eppure, questa volta gli importava. Questa volta, se non fosse riuscito a sedurla, gli sarebbe importato. Non era solo un tentativo di portarla a letto. Quello lo aveva già fatto.

      Beh, lo avrebbe fatto volentieri di nuovo, e infatti non gli sarebbe dispiaciuto provarci subito. Avrebbe potuto toglierle quei pantaloni, posizionare il suo piede su una mensola per aprila per bene e—

      Lo sguardo di Claire si spostò di scatto, atterrando su di lui, il suo volto attraversato dalla paura.

       Giusto.

       Non spaventarla.

      Joshua scrollò le spalle, riluttante a mentire e dirle che non stava odorando esattamente quello che credeva. Ovviamente, la desiderava e il profumo proveniente dalla sua figa lo costrinse a inspirare profondamente e rilasciare il fiato, continuando poi a parlare come se quello scambio silenzioso non fosse successo. «Kaidan preferisce andare in vacanza nel deserto. Continua a blaterare a proposito del cielo, ma non so. Cactus e marrone ovunque e il caldo? Per farla breve? Lascia sempre pianificare a me le vacanze.»

      Claire non si voltò, le sue spalle rigide per la tensione. Stava decidendo se le sarebbe saltato addosso? Se l’avrebbe attaccata?

      Sembrava che non ci fosse nulla di più pericoloso per lei di un alfa eccitato.

      L’omega iniziò a tremare, i piedi piantati per


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