La promozione. Peter Gebhardt

La promozione - Peter Gebhardt


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      Gebhardt & Cataldo

      La Promozione

      La prima indagine di Moretti

      Un giallo abruzzese

      BERG & TAL Verlag

      Inhaltsverzeichnis

       Capitolo 1

       Capitolo 2

       Capitolo 3

       Capitolo 4

       Capitolo 5

       Capitolo 6

       Capitolo 7

       Capitolo 8

       Capitolo 9

       Capitolo 10

       Capitolo 11

       Capitolo 12

       Capitolo 13

       Capitolo 14

       Capitolo 15

       Capitolo 16

       Capitolo 17

       Capitolo 18

       Capitolo 19

       Breve biografia dell’autore

      Capitolo 1

      „Senti Mario? È una bellissima giornata, sembra di stare in paradiso: il cielo, i colori, gli odori e questo silenzio…”

      „Sì, Enzo, taci però.”

      Affannati e sudati, l’ispettore Mario Moretti e il collega sergente Enzo Peroni si affannano sulla ripida salita verso Cento Fonti. I due uomini con i loro bei pantaloni e mocassini non sembrano due escursionisti, sono più simili a due abitanti di città per i quali hanno scambiato il bosco per un centro commerciale. Le loro camicie su misura, bagnate di sudore, si attaccano ai loro corpi come imballaggi sottovuoto. Non sta male il commissario Moretti; si vede benissimo il suo fisico atletico, cosa che non è il caso del collega Peroni, che ricorda molto di più una di quelle grandi mortadelle giganti lunghe due metri che si possono ammirare al supermercato nel reparto salumi.

      „Eccoci qua, da qui vediamo il sentiero e il bosco, inoltre, ora sono stufo, non posso e non voglio più proseguire.”

      Il commissario Moretti si siede su una catasta di legna che è stata preparata per essere portata via nei prossimi giorni e chiude le palpebre annoiato al sole.

      „Adesso non ci resta che aspettare gli assassini.”

      „Enzo, non assassini, bracconieri, ed è improbabile che si presentino qui a metà mattinata.”

      „Ma il nostro questore ci ha fornito una descrizione dettagliata del luogo. Gli assassini, oh scusa, i bracconieri hanno sempre battuto questa strada ultimamente.”

      „Allora venga a sedersi qui lui stesso, il bel signor questore, a sorvegliare la sua proprietà e i suoi cervi. Che mandi qui i suoi amici del Corpo Forestale”, ribatte con rabbia Moretti al collega Peroni.

      „Sai benissimo che il Corpo Forestale non pattuglia un bosco privato; inoltre non abbiamo niente da fare e comunque è sempre meglio del lavoro d’ufficio, no? Guarda, Mario, le vittime sono già lì.”

      Enzo indica la piccola radura dove alcuni cervi si stanno muovendo verso il bosco.

      „Sì, solo i loro assassini, come dici tu, mancano. A proposito, hai qualcosa da mangiare? Luisa deve averti dato provviste per una settimana”.

      „Niente, Mario; pensavo che forse più tardi avremmo potuto…”

      Moretti con un cenno indica i suoi vestiti. „Guarda il modo in cui sei conciato, lasciamo perdere!”

      Poi guarda anche se stesso e cerca di pulirsi le scarpe con qualche foglia strappata.

      Peroni, che è ancora in piedi davanti alla catasta di legna, improvvisamente sorride e gli si illumina tutto il viso:

      „Mario, ti avevo detto che il caso è risolto?”

      „Quale caso?”

      „Ebbene, il caso della signora Capuzzi!”

      Enzo Peroni aspetta un segno, un gesto, un „siii” di Moretti; pensa che sicuramente conosca il caso.

      „L’omicidio, cioè, la morte del gatto…”

      „Enzo, non annoiarmi con queste stupidaggini, ti prego.”

      „Il gatto, quello a tre zampe della signora Capuzzi. L’abbiamo trovato, investito in una traversa di piazza Martiri della Libertà, appiattito come una sogliola”.

      „Allora, cosa hai fatto?”

      „Con chi, con la signora Capuzzi?”

      „No, idiota, con il gatto.”

      „Oh, l’ho tirato via dalla strada e l’ho dato al sergente Rumero. Lui sa dove abita il gatto e l’ha adagiato davanti al cancello del giardino della signora Capuzzi. Con un tuo biglietto da visita.”

      „Il mio biglietto da visita, il mio!?”

      „Scusa, non ne avevamo altri.”

      „Quello pure è matto, come te.”

      Il gatto a tre zampe della signora Capuzzi era noto a tutti i proprietari di auto della zona intorno a piazza Martiri della Libertà, perché non amava altro che sdraiarsi sui caldi cofani delle auto parcheggiate e usarli per affilarsi le unghie. Molti gli auguravano questa sorte.

      Moretti alza l’indice destro e chiede a Peroni: „Omicidio o incidente?”

      „Ehm, dovremmo indagare, Mario?”

      Moretti si volta dall’altra parte e borbotta qualcosa tra sé e sé, fortunatamente incomprensibile.

      Allo stesso tempo, nel Parco Nazionale sul Lago Campotosto, un pick-up rosso sta correndo attraverso il prato dal lago verso la Strada Provinciale, ad una velocità così elevata che tutte e quattro le ruote si sollevano dal suolo quando attraversa un piccolo terrapieno. Sergio Baldo, ex impiegato postale poco più che settantenne, con i segni del tempo sul volto, cammina verso il lago con la sua attrezzatura da pesca. Osservando la scena, grida come un commerciante ambulante di Teramo: „Roberto, vecchio pazzo che non sei altro, adesso stai esagerando!”

      Roberto, l’amico di Sergio, è il proprietario del pick-up.


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