La promozione. Peter Gebhardt
di zecca in un autosalone di San Benedetto del Tronto. In realtà, il nuovo veicolo è praticamente troppo per lui; anche la sua vecchia Panda 4 × 4 lo portava ovunque. „Beh, se il vecchio bacucco oggi non vuole andare a pescare, ma piuttosto vincere il Rally di Monte Carlo, io mi metto direttamente a mangiare” mormorò tra sé Sergio. Ma quando si volta vede la sedia pieghevole di Roberto e la sua cassetta per la pesca.
„Questo è diventato completamente matto. Fila via come un dannato e dimentica le sue cose qui al lago.”
Sergio si dirige verso le attrezzature di Sergio per portargliele in paese. Ma… appena giunge a pochi passi dalla riva vede Roberto disteso a terra, rannicchiato come un cane addormentato, con la testa protesa verso il lago. Quando Sergio guarda in faccia il suo amico, si accorge subito che è morto. All’inizio i suoi movimenti diventano frenetici, si guarda intorno, vuole chiedere aiuto, ma vede che lui e il suo amico sono soli. Adesso Sergio è molto calmo, come se non volesse svegliare Roberto addormentato. Gli si inginocchia davanti e sta per dire una preghiera quando vede che la sua maglietta è sporca di sangue nella zona della parte superiore del corpo e che il manico del coltello da pesca di Roberto è vicino al suo cuore. Pensa al pick-up di Roberto e capisce subito.
„Oddio, un assassinio!”
Sergio si alza e si affretta verso Campotosto, gesticolando selvaggiamente.
L’ispettore Moretti e il suo collega Peroni si godono il sole della tarda mattinata e si stanno appena infilando le camicie che hanno appeso ad asciugare su un cespuglio di ginestre quando squilla il cellulare del sergente Peroni. La suoneria, l’inno nazionale italiano, suscita un gesto di saluto militare da parte di Moretti.
„No! Non è possibile, un omicidio!”
Moretti guarda Peroni e chiede: „Che tipo di omicidio?”
Peroni ascolta con impazienza il messaggio del collega della Questura.
„Di cosa si tratta stavolta, di un altro gatto, un cane, un topo?” Sorride Moretti, finendo di abbottonarsi la camicia.
„Si, subito, stiamo arrivando!” Esce una voce rauca dalle labbra di Peroni. Mette via il cellulare e balbetta:
„Mario, un… un vero omicidio stavolta. Un uomo, sul lago di Campotosto! „
Moretti vorrebbe gridare „Evviva, finalmente!”, ma subito ci ripensa e parla a Peroni con espressione seria: „Dai, andiamo!”
Solo adesso si rendono conto, però, che la loro macchina l’hanno parcheggiata tra i cespugli ad una trentina di minuti e l’hanno ricoperta di rami per mimetizzarla. Cominciano a correre imprecando, quando un forte sparo rompe il silenzio.
„I bracconieri!”
„Non me ne frega niente, Enzo, abbiamo cose più importanti da fare!”
La discesa accelerata verso l’auto non avviene senza qualche intoppo.
Il risultato sono due pantaloni strappati, le camicie non sembrano più salvabili e le scarpe sono al massimo adatte per andare a zappare.
Quando arrivano in macchina, Moretti strappa i ramoscelli dal parabrezza con cui hanno camuffato l’auto. Peroni è già in macchina per mettersi alla guida. Accende subito i lampeggianti e la sirena. Basta uno sguardo di Moretti e Peroni li spegne di nuovo.
„Scemo, vuoi spaventare i cervi?”
Solo quando raggiungono la strada, dopo due chilometri nel bosco, Peroni li riaccende entrambi. Alla massima velocità, intorno ai 95 km / h per la Punto, i due danno inizio alla caccia all’uomo su a Campotosto. Lungo il percorso incontrano tre o quattro veicoli i cui occupanti, appena vedono la Punto, ridono di cuore con le facce incollate al finestrino. Anche quelli che siedono dietro si accalcano in avanti per non farsi mancare nulla dello spettacolo, o salutano allegramente dai finestrini laterali come se la squadra di calcio italiana venisse loro incontro. Peroni e Moretti fingono di non accorgersene. Ora anche il display della temperatura dell’acqua di raffreddamento sale nell’area rossa e il vapore acqueo sale dalla griglia del radiatore verso il parabrezza. Peroni deve accendere i tergicristalli per vedere la strada.
Capitolo 2
Nel luogo in cui è stato rinvenuto Roberto Trulli si sono riuniti i vigili del fuoco, la Guardia Forestale, il pubblico ministero di Teramo, il servizio di ambulanza, la scientifica teramana e una buona metà degli abitanti di Campotosto. Al fine di non distruggere le tracce nelle immediate vicinanze del sito, la Procura della Repubblica ha incaricato i vigili del fuoco di delimitare l’area. Tuttavia, il cordone sembra un po’ inadatto perché, non avendo trovato di meglio, hanno usato una serie di luci del mercatino di Natale. L’altra metà dei residenti si trova nella piazza adiacente al grande prefabbricato che adesso ospita il Ristorante „Barilotto”.
Quando il 6 aprile 2009 a L’Aquila imperversò il grande terremoto, anche qui ci furono enormi danni. Da allora, la maggior parte delle case è stata messa in sicurezza con un’imbracatura fatta di travi di legno e cavi d’acciaio. Molte altre, invece, sono crollate o sono inabitabili. Così si presentano i quattro edifici lungo la piazza, dove un tempo c’era il Ristorante „Barilotto”. Da allora, il ristorante è stato ospitato in un edificio-container sulla piazza.
I cittadini, per lo più anziani del luogo, stanno ammutoliti in piccoli gruppi e aspettano notizie dal lago. Si può vedere la tristezza e la paura sui loro volti. Il commissario Moretti e il sergente Peroni si avvicinano al lago e vedono dalle luci lampeggianti delle autopompe che la scena del crimine si trova dall’altra parte del paese.
„Fantastico, sono già tutti lì!”
„Enzo, di chi è la colpa? Chi ci ha mandato in safari?”
Per non perdere tempo inutile, Peroni corre a tutta velocità per il paese oltrepassando la piazza. I vecchi guardano sbalorditi la Fiat Punto, che passa con lampeggianti, sirene e tergicristalli azionati. Alcuni devono guardare due volte perché non riescono a credere ai loro occhi. Per altri, lo sguardo triste si trasforma in un sorriso, un ghigno sdentato o in una risata di cuore.
„Minchioni!”
„Chi, Mario?”
„Beh, guardali, questi nullafacenti.”
Ma Peroni non ha il minimo tempo per guardare, perché corre lungo la strada in leggera pendenza fino al sito. Ignora il fatto che gli altri mezzi di soccorso sono tutti parcheggiati in strada, e alla prima occasione guida sul prato per avvicinarsi il più possibile alla scena. Moretti fissa il collega con uno sguardo un po’ dubbioso, ma non può impedire quello che accade nel giro di pochi secondi. Peroni, che a quanto pare ha ancora tutto sotto controllo, aziona con disinvoltura i freni per far fermare l’auto, ma questa scivola con le ruote bloccate in direzione delle luci di Natale, che poi colpiscono il cofano e si impigliano subito nel tergicristallo. Ora la Punto fa un giro su se stessa e Roberto Trulli, il pubblico ministero, solo con un balzo acrobatico riesce ad evitare di finire diritto sul cofano. La Punto lo supera e si ferma poi a circa cinque metri davanti a lui. Il commissario Moretti avrebbe voluto nascondersi sotto lo zerbino per la vergogna.
„Bingo, siamo atterrati, sei stato bravissimo, Enzo! I miei complimenti, sono orgoglioso di te. Hai dei biglietti da visita da autografare con te? Ne avrai bisogno in abbondanza!”
Moretti si aggiusta gli occhiali da sole e scende. Quando, sceso dall’auto, guarda a destra verso il procuratore, il suo sguardo cade sul tetto della Punto e qualcosa gli diventa chiaro. Quando hanno tolto la mimetizzazione dall’auto nel bosco, hanno strappato i rami dal parabrezza, ma non quelli sul tetto e sui lati che avevano fissato con cinghie di ancoraggio e sono ancora tutti lì attaccati. La luce blu del lampeggiante filtra attraverso il sottobosco e il vapore acqueo continua a salire dalla griglia. Moretti e Peroni, che sono entrambi in piedi accanto alla loro macchina, sembrano essere appena scampati a un terremoto, a un’esplosione e a un tornado. Un vigile del fuoco è così entusiasta di ciò che ha visto che applaude un po’, ma smette subito quando si accorge che il pubblico ministero gli lancia uno sguardo minaccioso.
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