La Proposta Del Miliardario. Jambrea Jo Jones

La Proposta Del Miliardario - Jambrea Jo Jones


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se si fosse trattato davvero di una buona proposta? E se in quel modo avesse potuto ottenere i soldi necessari per quel farmaco sperimentale? Forse avrebbero potuto permettersi anche di pagare un'infermiera che andasse a casa loro un paio di giorni a settimana. El avrebbe usato tutto l'aiuto che sarebbe riuscito a trovare.

      Però, quando sembrava troppo bello per essere vero, di solito era troppo bello per essere vero. Lo aveva sentito ripetere spesso da sua madre nel corso degli anni.

      Il bip del microonde lo fece sobbalzare.

      “El? Sei tu?” Riuscì a sentire a malapena la sua voce giungere dalla sua stanza.

      “Sì, mamma. Ti ho scaldato un po' di minestra.”

      “Non ho fame.”

      Suonava un po' meglio di quel mattino. La sua voce non si era spezzata mentre parlava. Forse quello era uno dei giorni sì, per lei. Afferrò il guanto da forno e tolse la zuppa dal microonde.

      “Forse tra un po' ti verrà fame. Comunque adesso è troppo calda per essere mangiata, lasciala raffreddare.” El entrò nella sua stanza.

      Sua madre si mise a sedere sul letto. Era debole e aveva davvero bisogno di mangiare. Se non lo avesse fatto, non sarebbe riuscita a trovare le energie necessarie per sopportare le controindicazioni dei farmaci.

      “Va bene. Appoggiala pure lì.” Indicò il comodino.

      El avrebbe fatto di tutto per lei, anche trasferirsi a casa del suo datore di lavoro in modo da poter ricevere i soldi che lui gli aveva promesso. Ci stava davvero pensando? Sì, lo stava facendo. Per far stare meglio sua madre e allungarle la vita, avrebbe fatto ogni cosa. Non era ancora pronto a dirle addio. Fanculo al cancro.

      “A cosa stai pensando così profondamente?”

      El si riscosse e spostò la poltrona reclinabile vicino al letto in modo da potersi sedere accanto a lei.

      “Ho chiesto altri straordinari.” Scrollò le spalle come se non fosse un grosso problema.

      “Oh, El, no. Dovresti usare quel tempo per fare qualcosa di divertente.”

      “Quello di cui ho bisogno è che tu stia bene.” Le sorrise.

      “Si vive solo una volta. Io dovrei saperlo meglio di chiunque altro. Ci sono un sacco di cose che avrei dovuto fare prima di ridurmi in questo modo.” Tirò più su la coperta, strattonandola con le dita.

      “Tipo cosa?” El era curioso. Sua madre non aveva mai parlato di quello che le sarebbe piaciuto fare, probabilmente perché non avrebbe potuto comunque farle, dato che era una madre single. Forse temeva che El si sarebbe incolpato per questo.

      “Viaggiare. Non avrei dovuto preoccuparmi di non avere i soldi. Parigi, Nuova Zelanda, Giappone… Ci sono così tanti posti da vedere al mondo. Una volta che me ne sarò andata, tu…”

      “Non dire così.” El non riusciva a sopportare il pensiero di una vita senza di lei.

      “Devi essere realistico, tesoro. Quando me ne sarò andata, dovrai viaggiare… o comunque fare quello che avresti voluto fare ma che hai sempre rifiutato. Dovrai goderti la vita.”

      El odiava sentirla parlare così. Aveva lo stomaco sottosopra e voleva disperatamente piangere. Era sua madre. Non poteva lasciarla andare. Non ancora.

      “Va bene.” Per il momento era meglio assecondarla, così avrebbero potuto chiudere quel discorso tanto penoso. “È successa una cosa strana al lavoro. Quando ho chiesto al mio capo di avere altri straordinari, mi ha risposto che avevo già raggiunto il numero massimo di ore lavorative.”

      “Bene!”

      El emise una risata. Quella era sua madre.

      “Comunque, mi ha detto che aveva una proposta da farmi.”

      “Sta diventando interessante.” Sua madre si sfregò le mani.

      “Senti prima quello che mi ha proposto. Vuole che mi trasferisca a casa sua.”

      “Aspetta, cosa? State uscendo insieme? Non mi avevi detto di avere un ragazzo.” Sembrava un po' confusa e anche un po' offesa.

      “No, non stiamo uscendo insieme. Vuole che io sia il suo 'finto' fidanzato.”

      “Perché?”

      “Non gliel'ho chiesto. Ero troppo shoccato dalla sua proposta. Mi ha detto che mi avrebbe pagato, perché ho bisogno di soldi. Dovrei solo trasferirmi da lui e fingere che stiamo insieme.”

      “Fallo.”

      El era sconvolto. “Cosa? Mi stai prendendo in giro?”

      “Certo che no. Accetta la sua offerta.”

      “E tu?”

      “Chiama la casa di riposo.”

      “No.” Non poteva farlo. Non ancora.

      “Allora chiama una di quelle infermiere a ore. Sono abbastanza sicura che siano coperte dall'assicurazione. Controlla. Ma voglio che tu accetti la sua proposta. Fallo per me. Non voglio che tu rimanga solo.”

      “Mamma, non hai sentito la parola 'finto'?”

      “L'ho sentita. Ma non si sa mai cosa può accadere. Fidati di tua madre.”

      “Questo non è un romanzo rosa. Mi trasferirò solo per un periodo di tempo limitato. Firmeremo un contratto. Sarà tutto stabilito a tavolino.”

      “Sarà meglio che ti dia da fare, allora. Ho visto il tuo capo. È sexy.”

      El sospirò. “Devi proprio sentirti meglio.”

      “La vita è breve, tesoro. Devi divertirti.”

       Divertirmi. So ancora come si fa?

      Sua madre gli aveva appena detto di accettare la proposta, e lei era l'unica persona al mondo a cui non riusciva a dire di no. Ma a quale prezzo?

      Capitolo Tre

       Poteva andare meglio.

      Remi sbatté la testa contro la scrivania un paio di volte. Non servì a niente. Avrebbe dovuto pensarci di più prima di blaterare quella strana proposta.

      Forse era meglio andare a pranzo e dimenticare tutto, attribuendolo a un'allucinazione da zuccheri. Non che ne avesse mai avuta una. Ma quello era un giorno buono come un altro per una prima volta. Voleva fare felice suo padre ma al tempo stesso sapeva che un finto fidanzato non sarebbe comunque durato. Era un'idea stupida pensare di poter fingere di avere una relazione per un certo periodo di tempo. Remi aveva bisogno di tagliare le spese e vivere solo della rendita mensile fino a quando i soldi del conto fiduciario non fossero stati nelle sue mani. Poteva mostrare a suo padre che era in grado di farlo. Forse quello avrebbe attirato l'attenzione di suo padre abbastanza da fargli capire che Remi non aveva bisogno di qualcuno nella sua vita, non in quel momento, e forse mai. Era gay. Perché avrebbe dovuto adeguarsi all'idea eterosessuale di relazione monogama?

       Per papà.

      Remi sospirò. Sapeva che suo padre aveva a cuore la sua vita ma a volte gli rendeva le cose davvero difficili.

      Ripensò all'espressione sul viso di Elros. Era passato dallo shock al rimuginarci sopra. Sarebbe davvero così brutto?

      La sua mente era troppo affollata di pensieri. Doveva uscire dall'ufficio e schiarirsi le idee. Si metteva sempre nei guai quando faceva le cose senza riflettere, come quella volta che aveva convinto suo cugino a fare quel tuffo dalla scogliera. Aveva pensato che sarebbe stato divertente ed era saltato con lui… senza pensare, aveva solo agito. Suo cugino aveva sbattuto la testa su una roccia, era svenuto ed era stato portato in ospedale. Solo dopo aveva scoperto che Michael aveva paura delle altezze. Forse Remi non avrebbe fatto una cosa simile se lo avesse saputo. Forse. Era proprio quell'atteggiamento del cazzo che lo metteva nei guai.

      Un


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