Приключения Пиноккио. История деревянной куклы. Уровень 1 / Le avventure di Pinocchio. Storia d’un burattino. Карло Коллоди

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che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.

      Appena maestro Ciliegia ha visto quel pezzo di legno, si è rallegrato tutto e ha borbottato a mezza voce:

      – Questo legno è capitato a tempo[4]; voglio fare una gamba di tavolino.

      Detto fatto[5], ha preso subito l’ascia arrotata per cominciare a levare la scorza e a digrossare; ma quando era lì per lasciare andare la prima asciata, è rimasto col braccio sospeso in aria, perché ha sentito una vocina sottile, che detto:

      – Non mi picchiare tanto forte!

      Figuratevi come è rimasto quel buon vecchio di maestro Ciliegia!

      Ha girato gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non ha visto nessuno! Ha guardato sotto il banco, e nessuno; ha guardato dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; ha guardato nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; ha aperto l’uscio di bottega per dare un’occhiata[6] anche sulla strada, e nessuno. O dunque?..

      – Ho capito; – ha detto allora ridendo, – si vede che quella vocina me la sono figurata io[7]. Rimettiamoci a lavorare.

      E ha ripreso l’ascia in mano, ha tirato giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.

      – Ohi! tu mi hai fatto male! – ha gridato la solita vocina.

      Questa volta maestro Ciliegia è restato con gli occhi fuori del capo per la paura, con la bocca spalancata e con la lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana[8].

      Appena ha riavuto l’uso della parola, ha cominciato a dire:

      – Ma di dove è uscita questa vocina che ha detto ohi?.. Eppure qui non c’è anima viva. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco… Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui.

      E ha agguantato con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno, e ha posto a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.

      Poi si è messo in ascolto[9], per sentire se c’era qualche vocina. Ha aspettato due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!

      – Ho capito; – ha detto allora, – si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.

      Intanto ha preso in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, ha sentito la solita vocina che gli ha detto ridendo:

      – Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!

      Questa volta il povero maestro Ciliegia è caduto giù come fulminato. Quando ha riaperto gli occhi, si è trovato seduto per terra.

      Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, è diventata turchina dalla gran paura.

      2

      Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino meraviglioso, che sa ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali

      In quel punto qualcuno ha bussato alla porta.

      – Passate pure, – ha detto il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.

      Allora è entrato in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato lo chiamavano col soprannome di Polendina[10], a motivo della sua parrucca gialla, che somigliava moltissimo alla polendina di granturco.

      Geppetto era bizzosissimo. Guai[11] a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia.

      – Buon giorno, mastr’Antonio, – ha detto Geppetto. – Che cosa fate per terra?

      – Insegno l’abaco alle formicole.

      – Buon pro vi faccia.

      – Chi vi ha portato da me, compare Geppetto?

      – Le gambe. Sappiate, mastr’Antonio, che sono venuto da voi, per chiedervi un favore.

      – Eccomi qui, pronto a servirvi, – ha replicato il falegname, rizzandosi su i ginocchi.

      – Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea[12].

      – Sentiamola.

      – Ho pensato di fabbricare un bel burattino di legno: ma un burattino meraviglioso, che sa ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchiere di vino: che ve ne pare?

      – Bravo Polendina! – ha gridato la solita vocina.

      A sentirsi chiamare Polendina, compare Geppetto è diventato rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il falegname, gli ha detto imbestialito:

      – Perché mi offendete?

      – Chi vi offende?

      – Mi avete detto Polendina!..

      – Non sono stato io.

      – Sta’ un po’ a vedere che sarò stato io! Io dico che siete stato voi.

      – No!

      – Sì!

      – No!

      – Sì!

      E riscaldandosi sempre più, sono venuti dalle parole ai fatti, si graffiavano e si mordevano.

      Finito il combattimento, mastr’Antonio si è trovato fra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si è accorto di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.

      – Rendimi la mia parrucca! – ha gridato mastr’Antonio.

      – E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace.

      I due vecchietti hanno stretto la mano e hanno giurato di rimanere buoni amici per tutta la vita.

      – Dunque, compar Geppetto, – ha detto il falegname in segno di pace fatta – qual è il piacere che volete da me?

      – Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?

      Mastr’Antonio, tutto contento, è andato subito a prendere sul banco quel pezzo di legno. Ma quando era lì per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno ha dato uno scossone e è andato a battere con forza negli stinchi del povero Geppetto.

      – Ah! gli è con questo bel garbo, mastr’Antonio, che voi regalate la vostra roba? Mi avete quasi azzoppito!..

      – Vi giuro che non sono stato io!

      – Allora sarò stato io!..

      – La colpa è tutta di questo legno…

      – Lo so che è del legno: ma siete voi che me l’avete tirato nelle gambe!

      – Io non ve l’ho tirato!

      – Bugiardo!

      – Geppetto non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!..

      – Asino!

      – Polendina!

      – Somaro!

      – Polendina!

      A sentirsi chiamar Polendina, Geppetto si è avventato sul falegname.

      A battaglia finita, mastr’Antonio si è trovato due graffi di più sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto. Hanno pareggiato in questo modo i loro conti, si sono stretti la mano e hanno giurato di rimanere buoni amici per tutta la vita.

      Intanto Geppetto ha preso con sé il suo bravo pezzo di legno, ha ringraziato mastr’Antonio, è ritornato zoppicando a casa.

      3

      Geppetto,


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<p>4</p>

  a tempo – вовремя

<p>5</p>

  Detto fatto – Сказано – сделано

<p>6</p>

  dare un’occhiata – взглянуть/поглядеть

<p>7</p>

si vede che quella vocina me la sono figurata io – очевидно, он мне просто показался

<p>8</p>

un mascherone da fontana – маска-барельеф

<p>9</p>

  si è messo in ascolto – начал/стал слушать

<p>10</p>

Polendina – архаичная форма слова «polentina» – полента

<p>11</p>

Guai — Горе тому

<p>12</p>

m’è piovuta nel cervello un’idea – мне пришла в голову одна мысль