Lo assedio di Roma. Francesco Domenico Guerrazzi
voi ciò non abbia luogo, ma qualunque presumesse primeggiare fra voi sia il vostro ministro; chi vorrà parere primo diventi servo. Gesù pertanto avendo compreso, che sarebbero andati a lui per impadronirsene, e proclamarlo re, di bel nuovo tutto solo si ritrasse sul monte.»
Questa la dottrina di Cristo, la quale potremmo di leggieri confermare con altre sentenze ricavate dalle labbra di lui o da quelle dei primi Padri della Chiesa.
Il prete di Roma, che nel commentare si dimostra sì arguto per guisa, che sostiene Cristo avere comandato, non già che camminino scalzi i suoi sacerdoti, ma solo che non posseggano due paia di scarpe, però che il divieto di non tenere in serbo due vesti si ha da intendere esteso anco alla quantità delle scarpe: quasi la nudità dei piedi fosse la medesima cosa, che la intera nudità del corpo, o quasi i prelati di Roma per osservare il precetto di Cristo dalle scarpe, che portano in piedi non ne possedessero altre!
I preti di Roma intorno al divieto pronunziato da Cristo di primeggiare sopra i fratelli, e circa l’aborrimento di avere titolo e potestà di re tacciono o armeggiano. – Certo, i preti dichiarano, il regno di Cristo stà nei cieli, egli lo ha detto e non ci ha da ripetere; ma spieghiamoci a dovere, cotesto è il fine del viaggio, epperò nulla osta che per arrivarci meglio noi possiamo trapassare per un regno terrestre; il regno dei preti quaggiù gli è come la scala sognata da Giacob provvisoria e di legno per arrivare nel paradiso perenne. Cristo (parla sempre il prete) a me commise bandire la sua fede alle genti, ora, insegnatemi un po’ voi, come potrei obbedirgli con profitto senza un danaro al mondo, senza bauli, e senza scarpe? Si valicano i mari con tra le gambe un bastone? – Le amministrazioni dei vapori ci dicono, che quando daranno loro il carbone come a noi preti è data la grazia, cioè gratis, ci condurranno in America magari per nulla. – Possiamo noi presentarci al re del Congo vestiti come il giglio della valle, e il cedro del Libano? E tu rispondi: la dottrina che predicaste, e predicate ella è veramente dottrina di Cristo? Si conosce Cristo con gli orrori di cui empiste l’America, e traverso le idolatrie di cui spargete il seme nell’Asia? Bandite Cristo voi, o i vostri santi Ignazio da Loyola, Luigi Gonzaga, e Stanislao Kotska? Perchè tanto studio vi punge per la gente rimotissima, e di questa, che vi sta sottomano in casa non vi piglia studio di sorte? Quì ì Greci scismastici, quì Luterani, Calvinisti, Zuingliani, e Valdesi, qui Ebrei e Maomettani; qui d’increduli un diluvio: prima assettate le faccende di famiglia poi attenderete a quelle di fuori: chi tralascia avvantaggiare i suoi per vestire gli stranieri corre rischio di farsi abbaiare dai cani. In qual conto terreste il colono, che lasciasse in Europa il suo podere in balia delle ortiche per girsene traverso l’oceano a dissodare le terre della repubblica dell’Equatore? Innanzi di medicare altrui fie savio guarire sè stesso. Non nella China, o nel Giappone si rammenda il manto sdrucito della Chiesa, ma qui in Europa e più che altrove in Italia. Dite, preti, qual’è più cosa Dio, o il sole? Certo Dio; ora questa provvidenza suprema, che ogni dì manda il sole a illuminare la schiatta umana, ond’essa si mantenga in vita, non avrebbe saputo nella profondità del suo consiglio suscitare intelletti capaci di bandire la sua fede in ogni plaga del mondo? E se lo avesse giudicato spediente non lo avrebbe fatto da un bel pezzo a questa parte? Imperciocchè oggi alla religione di Cristo consenta la decima parte appena del genere umano. Donde in voi la crudele jattanza di affermare perduti tutti coloro, che, comparso Cristo, nol conobbero, o quelli altresì che innanzi di comparire non l’arieno potuto nè manco conoscere? Come lo sapete? Chi ve lo ha detto? Si confida la Divinità con voi? O presumete voi imporle regole, comandamenti, e definizioni?
Intanto questo è il primo predicato del Vangelo, che i sacerdoti di Cristo non solo devono procedere immuni da qualsivoglia dominio il quale ingerisca necessità di rompere guerre, e mettere mano nel sangue, ma ed anco da possedimento terreno.
Il Papa per dare un po’ di sostegno alle strane pretese sè afferma successore di San Pietro ito a bella posta da Galilea a Roma per fondarvi il supremo sacerdozio di Cristo: ora mercè la storia critica si rese manifesto come San Pietro non si recasse mai a Roma: e valga il vero. Gli storici della Chiesa cattolica asseriscono come San Pietro venisse nella metropoli del mondo nell’anno 42 dell’era cristiana e quinci scrivesse le due lettere, che rimangono di lui; tu prima nota: in quelle non rammentarsi mai Roma; solo nella prima si legge: «vi saluta la Chiesa ch’è in «Babilonia con voi eletta, e Marco mio figlio.» L’Arcivescovo Martini chiosando dichiara tutta l’antichità per Babilonia avere inteso Roma, e non è vero che se a taluno sembrerà temerario opporre una mentita ad un’Arcivescovo, e per di più morto, mi scusi presso costui lo sbugiardare ch’io faccio l’Arcivescovo Martini l’autorità dell’Arcivescovo Martini, il quale commentando il capitolo 16 dell’Apocalisse tira fuori tre ragioni per confutare gli antichi interpetri i quali insegnarono per Babilonia nell’Apocalisse aversi ad intendere Roma; ed è singolare quest’altro, che ad escludere il concetto, che Babilonia sia Roma, allega S. Agostino nella Enarrat, secunda in psal. XXVI, mentre quel medesimo benedetto Santo nella Città di Dio l. 48. c. 2. scrive: Roma essere quasi una seconda Babilonia. Però non voglio tacere, che ai giorni nostri Vincenzo Padula di Acri con begli e dotti ragionamenti dimostra come la Babilonia dell’Apocalisse non può essere altro che Roma, e chi ne ha voglia li vada a leggere, che io per me li lessi una volta e n’ebbi d’avanzo. Più sicuro è questo altro che seguita, Babilonia avere i nostri poeti chiamata più tardi la corte pontificia sia che ad Avignone stanziasse ovvero a Roma:
«L’avara Babilonia ha colmo il sacco
«D’ira di Dio, e di peccati empi e rei.
cantava il canonico Petrarca che ci stava di casa.
E qui pure, o lettore, pon mente, come per colorire sue novelle il prete non aborrisca prendere per prova ciò che una volta fu titolo per significare la infinita infamia di lui. – Pudore di prete, e sfrontatezza di meretrice gli è quasi come dir marito e moglie. E mira, se ti quadra, che San Pietro rammentando la Chiesa di Roma non lo avrebbe fatto sostituendo al vero un nome di vergogna. – Arrogi, che San Paolo descrivendo minutamente il suo viaggio, e la sua dimora in Roma nè anco per cenno rammenta la presenza di San Pietro costà. Contegno siffatto arieggia gli amori pieni zeppi di astio, che ricambiansi gli amici politici dei giorni nostri, ma che decisamente avrebbero fatto scorgere due santi, massime apostoli e di quelli che vanno per la maggiore. E vi ha di peggio; San Paolo oltre a non ricordare San Pietro inviando saluti ai Cristiani di Roma in nome suo, e dei compagni suoi non dimentica alcuno; fa i suoi rispetti così agli uomini come alle donne, e si dimostra sommo maestro in divinità del pari che fiore di gentiluomo; ma di San Pietro nulla. Gli scrittori papisti soliti a non isgomentarsi per poco obiettano: – allora San Pietro era in giro. – O dove? – Dove s’ignora, ma che fosse in giro egli è sicuro. – Bene sta. Ma dalla medesima lettera di San Paolo ecco uscire la testimonianza, che Pietro non fu mai a Roma; Paolo dichiara: «io poi non ho predicato lo evangelo dove è conosciuto Cristo, affinchè non edificassi sopra il fondamento altrui.» Ora parmi chiaro, che se San Pietro avesse fatto conoscere Cristo a Roma queste parole Paolo non aria potuto dire.
Rincalza l’argomento quello, che seguita; Paolo afferma i Romani convertiti giusta il suo evangelo: «a lui solo onore, il quale può confermarvi secondo il mio vangelo.» E questo da lui sarebbe stato anco meno veramente asserito se i Romani fossero stati redenti alla fede mercè il vangelo di San Pietro il quale usava quello di San Marco, mentre Paolo preferiva quello di San Luca. Paolo dunque non Pietro fu a Roma mandando innanzi alcuni suoi discepoli, e parenti perchè ammannissero il terreno alla sementa di Cristo.
Tuttavolta o andasse, come pretendono gli scrittori papisti, San Pietro in Roma, o non vi andasse come pensiamo noi certa cosa ella è che nè manco costoro, ora, che sono alla porta co’ sassi, perfidiano San Pietro immaginasse, e molto meno istituisse il primato della Chiesa Romana: solo sostengono che stava dentro il concetto di lui come pulcino nell’uovo, ed oggi predicano così il Dottore Newmann, e il Cardinale Wisemann, e il Moelher, ed altri cotali che la sanno lunga e la sanno contare. E’ sono arzigogoli pretti, però che la Chiesa cattolica non crebbe la dottrina di Cristo esplicandola bensì la schiantò di pianta sostituendone un’altra contraria, si capisce ottimamente come il pargolo crescendo diventerà uomo, non si capirebbe se diventasse un bufalo: e si comprende altresì che da non possedere altro che un paio di scarpe i sacerdoti tirando innanzi nei tempi dovessero essere forniti da comparire onorevoli