Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4. Ali Bey
delle quali posta a destra contiene il sepolcro di Abramo, e l'altra dall'opposto lato quello di Sara. Nel corpo della chiesa che è gotica, tra due grossi pilastri a destra vedesi una casuccia isolata contenente il sepolcro d'Isacco, ed in simile casuccia a sinistra quello di sua moglie. Questa chiesa ridotta a moschea ha il suo Mereb, la tribuna per il sermone del venerdì, ed un'altra pei cantori. Nell'opposto lato della corte avvi un altro vestibolo con due camere laterali destinate ai sepolcri di Giacobbe e di sua moglie.
All'estremità del portico per una specie di loggia si passa in altra camera contenente il sepolcro di Giuseppe, le cui ceneri furono trasportate dall'Egitto dal popolo d'Israele.
I sepolcri di questi patriarchi sono tutti coperti di ricchi tappeti di seta verde, magnificamente ricamati in oro: rossi egualmente ricamati sono quelli delle loro consorti, che il sultano di Costantinopoli manda di quando in quando. Io ne contai nove, uno sopra l'altro sul sepolcro di Abramo. Anche le pareti delle camere sono coperte di bei tappeti. Le grate delle finestre sono di ferro dorato, e le porte di legno coperte di piastre d'argento con serrature e catenacci dello stesso metallo. Si contano pel servigio del tempio più di cento tra impiegati e domestici; onde può agevolmente calcolarsi il numero delle elemosine che vi si debbono lasciare.
Terminata la visita ai sepolcri all'indomani 26 luglio allo spuntar del giorno ripigliai la Strada di Gerusalemme. A breve distanza da Ebron lasciai da un canto un eremitaggio sacro al profeta Jona; e mi fermai per fare colezione presso ad una bella sorgente; indi presi la strada di Betlemme, ove giunto alle dieci ore e mezzo del mattino, mi recai a dirittura al convento de' Cristiani ove si venera il luogo in cui nacque Gesù Cristo.
È questo convento fatto a guisa di rocca, e la sola porta che serve d'ingresso è tanto bassa, che convien piegare il corpo per entrarvi. Vi stanno circa venti monaci, europei, cattolici, greci, ed armeni; e quasi tutti gli abitanti di Betlemme sono cristiani. Scordava di dire che questa città posta sopra un monte conta circa cinquecento famiglie.
Gli abitanti che vivono in continuo sospetto de' musulmani, vedendoci arrivare a cavallo ed armati, si adombrarono, e molti erano già corsi alla porta del convento che trovarono chiusa; ma rassicurati del nostro contegno, picchiarono essi medesimi alla porta, che dopo molti discorsi ad alta ed a bassa voce con quelli che stavano al di dentro, ci fu alla fine aperta.
Introdotto in un angusto vestibolo oscuro, vi trovai molti uomini armati che avevano l'aria di corpo di guardia. Da questo vestibolo entrai in una vasta sala, il di cui palco è sostenuto da circa quaranta colonne di marmo alte quindici piedi, con basi e capitelli d'ordine corintio, comecchè il fusto abbia le proporzioni del dorico: sala comune dalla quale per diverse porte si passa ne' separati appartamenti de' monaci romani, greci, ed armeni.
Dopo esserci trattenuti alcun tempo in questo luogo, un monaco greco aprì la porta del suo appartamento, e ci fece entrare in una sala, alla di cui estremità scendesi per una scala in una specie di grotta, che è il luogo sacro della nascita di Cristo. Giunto nella grotta vidi una nicchia quasi semisferica nel vivo della rupe, nella quale, secondo mi assicurò il monaco che mi accompagnava, nacque Cristo; e fu deposto dalla Vergine nella mangiatoja, che è una specie di bacino di marmo; di fronte al quale fu innalzato un altare che ha un bel quadro rappresentante l'adorazione dei Magi. Ed il presepio, ed il luogo della nascita sono arricchiti di superbi addobbi, e di molte lampade di cristallo e d'argento; tra le quali ne vidi una in figura di cuore, contenente il cuore del divoto Antonio Camillo de Lellis, il di cui nome con bella iscrizione latina e l'anno 1700 è scolpito nella stessa lampada.
Sortendo dalla grotta il monaco greco mi condusse nella chiesa posta sopra alla grotta, che non ha cosa alcuna di molta importanza. Tutti i luoghi santi furono ampiamente descritti in tanti libri, che avrei potuto dispensarmi dal darne una nuova descrizione; ma ho creduto di farne un cenno in grazia di coloro che non ne avessero verun'altra alla mano.
Dopo aver ringraziato il buon monaco, e lasciategli prove della mia gratitudine, ripresi la strada di Gerusalemme ove arrivai poco dopo il mezzo giorno.
All'indomani, lunedì 27, scesi in fondo al torrente Cedron per una bella scala, alla metà della quale trovansi alla diritta i sepolcri di Gioachino e di Anna, ed in un'altra cavità a sinistra quello di Giuseppe sposo di Maria. In fondo alla scala entrasi in una chiesa greca, il di cui Sancta Sanctorum contiene il sepolcro della Vergine. Ascoltai in chiesa un armonioso coro di monaci, mentre il celebrante vestito de' sacri abiti restava nel santuario.
Dopo mezzo giorno mi recai al sepolcro di Cristo; ma non aprendosi la porta del convento che in certi determinati giorni, trovavasi allora chiusa secondo il praticato, al di fuori dai turchi, dai monaci al di dentro.
A traverso alla grata della porta mi trattenni con un monaco spagnuolo nativo di Ocanna, detto Ramirez d'Arellano, che mi diresse al procuratore generale pure spagnuolo, onde avere il permesso d'aprire la porta. Il procuratore era ammalato, e fu il suo vicario, che ci accolse con estrema cortesia; ma sopraggiungendo il governatore ed il kadì della città, mi ritirai, dopo avere ottenuto di entrare all'indomani nel sepolcro di Cristo.
In fondo ad una vasta chiesa gotica vedesi una magnifica cupola, o rotonda, nel di cui centro è posta una casuccia isolata, nella quale i cristiani venerano il sepolcro di Gesù Cristo. Per entrare in questa casuccia si scende per pochi gradini: il sepolcro è a destra in una piccola camera, che può avere sei piedi e mezzo di lunghezza, e quattro di larghezza. È questi un avello che occupa tutta la lunghezza della camera, e può avere ventisette pollici di larghezza: parvemi di marmo bianco rossiccio, il di cui coperchio è composto di due pietre. Il sarcofago è alto in modo da formare una specie d'altare, sopra il quale i monaci celebrano la messa. In questa angusta camera posta sotto al piano della chiesa, e priva di finestre, ed inoltre riscaldata dai moltissimi lumi che vi si accendono qualunque volta si apre, non è possibile di rimanervi a lungo senza incomodo. Il sarcofago è semplice e senza ornamenti, ma riccamente decorata la camera.
I musulmani fanno preghiere in tutti i luoghi consacrati alla memoria di Gesù Cristo e della Vergine, fuorchè al sepolcro. Credono essi che Cristo non morisse, e che salendo al cielo vivente, lasciasse le apparenze della sua figura a Giuda condannato a morire per lui; che in conseguenza essendo stato crocifisso Giuda, può ben questo sepolcro aver contenuto il corpo di Giuda, ma non quello di Gesù Cristo, e perciò non lo onorano. La chiave della cappella in cui trovasi il sepolcro viene custodita dai monaci latini, che però non possono aprirla senza la presenza di un monaco greco, che resta a lato al sepolcro finchè la cappella è aperta.
La rotonda ove trovasi la cappella del sepolcro è sostenuta da informi colonne e senza proporzioni architettoniche. Tutti i capitelli sono d'ordine corintio o composito. La sommità della cupola è vòta, e forma un'apertura di tredici piedi di diametro per la quale riceve la luce.
Unite alla cupola trovansi le separate chiese de' Cattolici Romani, degli Armeni, de' Sirj, de' Cofti, degli Abissini; ed il corpo centrale del tempio forma la chiesa de' Greci.
Presso al Sancta Sanctorum della chiesa greca una scala conduce ad una cappella. Salendo a sinistra vedesi un altare formato nel vivo sasso, in mezzo al quale trovasi un foro di tre in quattro pollici di diametro, ove si dice che fu piantata la croce; in distanza di tre piedi mi fu mostrata nella rupe una fessura naturale perpendicolare, apertasi nell'istante della morte di Gesù Cristo. Tre o quattro passi più in là vedesi un altare, ed avanti a questo altare uno spazio quadrato, che si venera come il luogo in cui Cristo fu crocifisso. II Monte Calvario, un tempo fuori delle mura dell'antica Gerusalemme, trovasi nel centro della moderna.
La casa posta accanto al tempio che contiene il sepolcro di Gesù Cristo, è abitata da alcuni monaci Musulmani, i quali dalle finestre della casa che guardano nell'interno del tempio, diedero più volte giuste cagioni di lagnanza ai monaci cristiani.
Gerusalemme conosciuta dai Musulmani sotto il nome d'el-Kods, ossia la santa, e per quello d'el-Kodse-scherif, è posta al grado 31 46′ 34″ di latitudine settentrionale, e nel 33º di longitudine orientale dell'osservatorio di Parigi. La di lei forma, quantunque irregolare, ove facciasi astrazione dalla cittadella addossata all'angolo occidentale della città, si avvicina