I fantasmi: Dramma in quattro atti. Bracco Roberto
della tua indulgenza e della tua pietà, tu, invece, non saprai che maledirmi!
No, Raimondo mio: tutta l'indulgenza, in ogni istante della vita mia, e tutta la pietà a chi mi ha fatto penare per avermi troppo amata.
Ebbene, per la pietà che vuoi concedermi, non cercare adesso di opporti a questo mio pazzo bisogno d'indagare, perchè la sete d'indagine, che mi consuma più della tisi, mi soffocherebbe addirittura se tu m'impedissi di guardare nei più profondi recessi dell'animo tuo. Tanto, alle unghie della gelosia è inutile tentare più di sottrarmi. Fui geloso sin dal giorno in cui ti sposai, e quel giorno tu eri un fiore d'innocenza, appena sbocciato. In dieci anni di unione tu sei stata una moglie affettuosa, paziente, perfetta, e, nondimeno, in questi dieci anni io non ho mai cessato di essere geloso, e ti ho oppressa, ti ho sorvegliata e talvolta ti ho perfino tenuta come una prigioniera. Ti giudicavo io capace di tradirmi? No. Avevo forse qualche vago sospetto? No! No! Ti assicuro di no! Ma il vero geloso, Giulia, non attende nè la denunzia, nè la calunnia, nè un qualunque indizio di tradimento per sentire la necessità di chiudere in una custodia di ferro la donna per cui vive. Chi crede che la gelosia nasca soltanto col sospetto, non la conosce no, non la conosce questa malattia diabolica! La gelosia nasce, nel cuore di chi ne ha l'istinto, insieme con l'amore, strettamente congiunta all'amore, e diventa tirannica, diventa mostruosa, diventa immensa, se l'amore è immenso!
Non ti dicono nulla, proprio nulla, dieci anni di fedeltà?
Tu… mi vedesti medico e benefattore presso tua madre, che moriva, e mi sposasti perchè io volli salvarti dai pericoli della solitudine e della povertà. La fedeltà tua è stata esemplare, lo riconosco; ma era fatta di gratitudine, che è il sentimento che meno somiglia all'amore. E poi dimmelo tu, dimmelo tu, se lo sai, dove cominci, precisamente, l'infedeltà. Comincia dalla dedizione, dalla caduta, dall'abbandono completo del corpo, o comincia già dal desiderio al quale si resiste sentendo il peso del sacrifizio? Comincia dall'infrazione brutale del proprio dovere o già dal turbamento intimo che spesso non si lascia sorprendere nemmeno dalla coscienza? Tu non lo sai, e, se pure lo sapessi, preferiresti forse, prudentemente, di non dirmelo. Del resto, il dubbio che più mi martella non riguarda ormai nè il passato, nè il presente. Finchè vivo io, tu non mi tradirai. Questo è assodato. Ma… dopo?
(con uno sguardo di meraviglia e di spavento) Che altro pensi, adesso?!
(accendendosi in questa interrogazione) Dopo?!.. Dopo?!.. Ecco qual'è il mio martirio nuovo, a paragone del quale quello dei dieci anni trascorsi è stato una festa. Ecco qual'è il martirio che la visione della morte è venuta ad impormi e che nell'agonia mi darà spasimi a cui non è mai stato condannato un agonizzante!
(assorgendo desolata ed energica) Per amor di Dio, Raimondo, stràppati dal cervello quest'altro pensiero, perchè esso ci getterebbe tutti e due in una fornace ardente!
(andando a lei eccitato, convulso, delirante) Ma come, come strapparmelo dal cervello se qualunque tua affermazione rassicurante non avrebbe per me, dinanzi all'avvenire ignoto, nessuna importanza?
Tu non sospettasti mai che io ti potessi mentire. Mai! Mai! La probabilità della menzogna, tra me e te, è stata esclusa dal primo momento della nostra convivenza, ed una irremovibile persuasione di sincerità scambievole fu ed è tuttora l'unico rifugio delle nostre anime, l'unico spiraglio della nostra povera casa così piena di tristezza.
E che mi giova, che mi vale la tua sincerità di ieri? Che mi vale la tua sincerità di oggi? Oggi, sì, tu dici di sentirti mia per l'eternità, ed io voglio ammettere, voglio credere, voglio credere ciecamente che oggi davvero tu non sapresti nemmeno concepire di non essere legata alla mia memoria dopo la mia morte come sei stata legata alla mia persona durante la mia vita. Ma quale lavorio, quale trasformazione compirà il tempo nel tuo cuore, nella tua mente, nella tua carne? Quale influenza eserciteranno su te le tentazioni che dovrai affrontare quando io sarò sparito?
Non ci sono tentazioni per chi non vuole averne.
Tu le fuggirai, non è vero?
Sempre, Raimondo!
T'inseguiranno dovunque! E anche prima d'inseguirti non ti consentiranno di metterti in fuga! Per resistere certamente alle tentazioni che ti si affolleranno intorno, dovresti essere cieca, dovresti essere sorda, dovresti non avere sensibilità di donna, dovresti non avere nervi, dovresti non avere sangue… Oh come ti vedo, sola, nella lotta funesta!.. E come già mi sembra di guardarti dal mio sepolcro! (Toccandosi il petto quasi volesse squarciarselo) Dio, che lacerazioni qui dentro! Che punture infernali!
(disperatamente) Raimondo, fammi la grazia di strapparti questo pensiero dal cervello!
(gridando) Io mi venderei l'anima per poter morire con la sicurezza assoluta di non essere tradito! (Si getta affranto sulla poltrona.)
(sedendo anche lei, abbattuta, scoraggiata, esausta) Che strazio! Che strazio!
(sta per entrare dalla comune, ma s'arresta sotto l'arco della porta, chiamando, prudentemente, con poca voce:) Signora! (Pausa) (Poi un po' più forte) Signora!..
(scuotendosi, si volta) Dite pure, Giuseppe.
(entra, avanzandosi.)
(gli si accosta.)
(pianissimo) Quei due di stamattina sono tornati con i loro amici.
(titubante e parlando ugualmente piano) Ora non so se…
Dirò loro di pazientare un poco?
Sì, Giuseppe. Pregateli di pazientare.
(esce.)
(ha visto Giulia confabulare col servo, ma non ha colte le parole. Trasognato, le chiede:) Che voleva Giuseppe?
… I tuoi discepoli, che, come ti ho detto, avevano espresso il desiderio di ossequiarti, sono di là e attendono una risposta.
(recisamente) Non li ricevo! (Breve pausa) La loro presenza in casa mia… mi avvilirebbe di più. Io ne avrei la sensazione d'una minaccia. (Con le lagrime agli occhi) Essi sono coloro che, come te, mi sopravviveranno lungamente…
Ti adorano.
Che importa! Hanno nell'animo tutto l'ardore dell'età bella e rappresentano dinanzi a me il fascino e le seduzioni della giovinezza, che sarà la mia grande nemica! Appunto dalla giovinezza, Giulia, tu sarai tentata e messa alla prova: dalla giovinezza, che sa amare e sa farsi amare… (Piange.)
Raimondo!.. (Lo abbraccia, lo bacia, lo carezza, piange con lui.) Raimondo!..
Sì, baciami, carezzami… Piangi con me… Mi fa tanto bene! (Poi asciugandosi gli occhi) Lo vedi che è meglio quando piangi senza nascondere le tue lagrime? Io divento più ragionevole. Ora, per esempio, convengo che non devo essere cattivo con quei bravi ragazzi. E, non solo li riceverò affettuosamente, ma anche li intratterrò su certe cose molto interessanti, che da qualche tempo avevo l'intenzione di comunicar loro. Vengano, dunque. Io li aspetto.
(si avvia verso il fondo.)
(vedendola avviarsi, ha un moto infrenabile, di cui attenua l'espressione nell'accento mitissimo) No… Non andarci tu. Li farò chiamare da Giuseppe.
(si ferma.)
(suona