Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo. Bracco Roberto
Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo
ATTO PRIMO
Il salotto terreno d'una villa in campagna. In fondo, una gran porta centrale, spalancata, dà su un breve pianerottolo scoperto, digradante in un parco di cui si vede il verde delle querce, delle palme, dei cedri e si vedono i ricami smaglianti delle aiuole. – Un'altra porta a destra, un'altra a sinistra. Tutti i mobili – un canapè, un tavolino, sedie, sediolini, seggiole a bracciuoli, seggiole a dondolo – sono di giunchi o di vimini, variamente dipinti, e compongono un allegro ambiente multicolore.
SCENA PRIMA
(Compariscono, di là dalla gran porta in fondo, il signor De Planes e la signora De Planes, a braccetto. – Lui è un uomo sulla quarantina, bassotto, rotondetto, con le guance rosse, con gli occhi piccoli e cilestrini. Lei, molto più giovane, quasi quasi gli somiglia. Belloccia, fresca, grassottella, ha una testolina che par fatta di succhero candito. Vestono tutti e due con accuratezza goffa. E, di comune, hanno anche il modo di gestire, di muoversi, di guardare. E si guardano tra loro a ogni istante come per consultarsi a vicenda, e fanno spesso, simultaneamente, la medesima mossa, il medesimo gesto. Quando lui parla, lei approva, tacendo, oppure gli fa l'eco. – Senza staccarsi, si fermano. Non osano entrare.)
Sempre così in questa casa! Nessun domestico! (Pausa. – Si guardano.) Vogliamo entrare? (Pausa.) Entriamo.
Entriamo.
(Si avanzano – Si fermano, di nuovo, nel centro della stanza. – Guardano intorno e si guardano tra loro.)
Nessun domestico! (Pausa.) Vogliamo sedere? (Pausa.) Sediamo.
Sediamo.
(Seggono, insieme, vicinissimi, sul canapè.)
Qualcuno verrà. (Pausa.) E di qui non ce n'andremo senza aver parlato con Donna Clotilde.
(approva.)
È lei che dovrà dare una lezione coi fiocchi a quel malcreato!
(approva.)
A quel farabutto.
(approva.)
A quel filibustiero.
(approva.)
(ripensandoci) A quell'uomo infernale che mi vorrebbe far fare un… torto dalla mia pupa!
(accenna di sì, vivamente.)
(stringendosi di più a lei) Ma la mia pupa non me lo farà, no!
(con uno scotimento del dito indice e del capo) No, no!
Perchè lei glie ne vuole, del bene, al suo maritino!
Molto!
Cara! (L'abbraccia.)
SCENA SECONDA
(ventenne – vestito da seminarista – con in mano dei grossi libri, entra dalla porta a sinistra nel momento in cui il signor De Planes sta abbracciando sua moglie. Nel vedere la coppia, fa un piccolo salto, e cerca di deviare. Ma s'impappina e non sa più andare nè avanti ne indietro.)
(Il signor De Planes e la signora De Planes si alzano confusi.)
Restino comodi.
Aspettavamo…
Aspettavamo…
Forse, desiderano di parlare con mia madre?
(guarda la moglie.) Già. Lo desideriamo.
(guarda il marito.) Lo desideriamo.
Vado ad avvertirla.
Grazie.
Grazie.
(esce difilato, a destra.)
Mi ha visto che t'abbracciavo. E che è? Non siamo coniugi?
(accenna di sì.)
E, allora, niente a ridire.
Niente.
SCENA TERZA
(premurosamente, dalla destra) Una visita della coppia De Planes a quest'ora?.. (Strette di mano.) Accomodatevi, prego. E spiegatemi subito a che cosa debbo questa visita inaspettata. Sono curiosa.
(Il signor De Planes e la signora De Planes tornano a sedere, vicinissimi, sul canapè. Clotilde siede su una seggiola a sdraio. – Un silenzio.)
Dunque?
Questa visita inaspettata, Donna Clotilde, non è una visita.
No?..
È una noia.
Una noia.
(di scatto) Per colpa del signor Corrado Liberti!
Oh!
Perchè lui, iersera, durante la passeggiata che facemmo in carrozza… importunò la mia pupa!
Io non me ne accorsi. In che modo la importunò?
Coi piedi.
Coi piedi?!
(guardando la moglie) Non è vero, pupa?
(guarda il marito e conferma) Sì, sì, coi piedi.
Coi piedi suoi, lui pestava i piedi della pupa, pestava!
(meravigliata e scandalizzata) Questo si permetteva?!.. (Tentando di scusarlo) Ma no… Sarà stato per la mancanza di spazio. Eravamo quattro in una carrozzetta non più grande d'un canestro!..
Altro che mancanza di spazio, Donna Clotilde! Lavorava sott'acqua come un palombaro… con la speranza che la pupa mi facesse un… torto!
Un torto!
E lei, che ha ingegno, lo capì, e, quando rincasammo, me lo spiattellò, piangendo, povera pupa, che pareva una grondaia.
Una grondaia.
(accendendosi) L'egregio signor Corrado Liberti crede d'essersi imbattuto in una delle tante che cominciano dai piedi e finiscono… Non so se rendo l'idea!
La rendete perfettamente.
Ma egli s'è sbagliato d'uscio, Donna Clotilde, e siete voi che dovete dargli una lezione coi fiocchi! (Guarda la moglie.)