Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5. Edward Gibbon

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5 - Edward Gibbon


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di Costantino eran divisi nelle due grandi tribù degli Scoti e dei Pitti110, che dopo hanno avuto una sorte molto diversa. È restata estinta la potenza e quasi anche la memoria dei Pitti dai fortunati loro rivali; e gli Scoti, dopo d'aver conservato per più secoli la dignità d'un regno indipendente, hanno, mercè di un'uguale e volontaria unione, accresciuto l'onore del nome Inglese. La mano della natura aveva contribuito a fissare l'antica distinzione degli Scoti e dei Pitti. I primi abitavan nei monti, ed i secondi nel piano. La costa orientale della Caledonia può risguardarsi come un uguale e fertile paese, che anche in un rozzo stato d'agricoltura poteva produrre una quantità considerabile di grano; e l'epiteto di cruitnich, o mangiatori di frumento, esprimeva il disprezzo o l'invidia dei carnivori montanini. Può la cultura della terra introdurre una separazione più esatta di beni, e l'abitudine di una vita sedentaria; ma la passion dominante dei Pitti era sempre l'amore delle armi e della rapina; ed i loro guerrieri, che nel tempo della battaglia solevan nudarsi, eran distinti agli occhi dei Romani per uno strano costume che avevano, di colorire i lor corpi con vivi colori e con capricciose figure. La parte occidentale della Caledonia s'innalza irregolarmente in selvagge e nude montagne, che scarsamente compensano il travaglio dell'agricoltore, e sono con maggiore vantaggio impiegate nella pastura dei greggi. I montanari si diedero dunque alle occupazioni di pastori e di cacciatori; e siccome rade volte si fissavano in alcuna stabile abitazione, acquistarono l'espressivo nome di Scoti, che nella lingua Celtica dicesi equivalere a quello di ambulatori vagabondi. Gli abitanti di uno steril terreno furon costretti a cercare un altro sussidio di cibo nell'acqua. I profondi laghi, e le baie, che intersecano il loro paese, sono abbondantemente provvedute di pesce; ed appoco appoco s'arrischiarono a gettar le reti nell'Oceano. La vicinanza dell'Ebridi, sparse in tanta copia lungo la costa occidentale della Scozia, tentò la curiosità e migliorò la perizia loro; ed a grado a grado appresero l'arte o piuttosto l'abitudine di maneggiare le loro barche in un mar tempestoso, e di regolare il notturno loro corso col lume delle stelle ben note. I due acuti promontori della Caledonia quasi toccano i lidi di una spaziosa isola, a cui per la sua lussureggiante vegetazione fu dato il nome di verde, ed ha conservato con una piccola differenza lo denominazione d'Erin o Jerne, o Irlanda. Egli è probabile, che in qualche distante periodo d'antichità le fertili pianure d'Ulster ricevessero una colonia di affamati Scoti, e che gli stranieri del Norte, che avevano ardito d'affrontare le armi delle legioni, dilatassero le loro conquiste sopra i selvaggi e non guerrieri abitanti d'un'isola solitaria. Egli è certo, che nella decadenza del Romano Impero, la Caledonia, l'Irlanda e l'isola di Man erano abitate dagli Scoti, e che quelle congiunte Tribù, spesso associate fra loro nelle imprese militari, erano altamente impegnate nei vari accidenti della respettiva loro fortuna. Essi tennero lungamente cara la viva tradizione del comune lor nome ed origine; ed i Missionari dell'isola de' Santi, che sparser la luce del Cristianesimo nella Britannia Settentrionale, stabilirono la vana opinione, che gli Irlandesi lor nazionali fossero i padri naturali non meno che spirituali della stirpe Scozzese. Ci è stata conservata questa incerta ed oscura tradizione dal venerabile Beda, che sparse qualche raggio di luce fra le tenebre dell'ottavo secolo. Su questo debole fondamento a grado a grado s'eresse una grossa fabbrica di favole dai Bardi e dai Monaci; due specie di persone, che ugualmente abusarono del privilegio di fingere. La nazione Scozzese, con orgoglio male inteso, adottò la sua Irlandese genealogia; e si sono adornati gli annali di una lunga serie di Re immaginari dalla fantasia di Boezio, e dalla classica eleganza di Bucanano111.

      Sei anni dopo la morte di Costantino, le rovinose irruzioni degli Scoti e dei Pitti richiesero la presenza del suo figlio minore, che regnava nell'Impero occidentale. Costante visitò i suoi stati Britannici; ma possiam formare qualche giudizio dell'importanza delle sue operazioni dal linguaggio del panegirico, che celebra soltanto il suo trionfo sugli elementi, o in altri termini la buona fortuna d'un salvo e felice passaggio dal porto di Bologna a quello di Sandwich112. Le calamità, che i miseri Provinciali continuavano a soffrire per la guerra di fuori, e per la domestica tirannia, furono aggravate dalla debole e corrotta amministrazione degli eunuchi di Costanzo; ed il passeggiero sollievo, che aver poterono dalle virtù di Giuliano, tosto svanì per l'assenza e la morte del loro benefattore. Le somme d'argento e d'oro, che erano state a gran fatica raccolte o generosamente trasmesse pel pagamento delle truppe, furono intercettate dall'avarizia de' Comandanti; pubblicamente vendevansi le dimissioni, o almen l'esenzioni dal servizio militare; la miseria dei soldati, che erano ingiustamente spogliati della legittima e scarsa lor sussistenza, gl'induceva a spesse diserzioni; erano rilassati i nervi della disciplina; e le pubbliche strade infestate dai ladroni113. L'oppressione dei buoni e l'impunità dei malvagi contribuivano ugualmente a sparger nell'isola uno spirito di malcontentezza e di ribellione; ed ogni suddito ambizioso, ogni esule disperato poteva concepire una ragionevole speranza di sovvertire il debole e distratto governo della Britannia. Le nemiche tribù Settentrionali, che destavan l'orgoglio e il potere del Re del Mondo, sospesero i domestici loro odj; ed i Barbari della terra e del mare, gli Scoti cioè i Pitti ed i Sassoni, si diffuser con rapido ed irresistibil furore dalla muraglia d'Antonino fino ai lidi di Kent. Nella ricca e fertil provincia della Britannia erasi accumulata ogni produzione della natura e dell'arte, ogni oggetto di comodità o di lusso, che quelli erano incapaci di formar col lavoro, o di procurarsi per via del commercio114. Un filosofo può deplorare in vero l'eterna discordia del genere umano; ma dovrà confessare, che la brama della preda è un eccitamento più ragionevole che la vanità della conquista. Dal tempo di Costantino fino a quello dei Plantageneti, questo rapace spirito continuò a dominare i poveri e robusti Caledoni; ma quell'istesso popolo, la generosa umanità del quale pare che inspirasse i canti d'Ossian, fu disonorato da una selvaggia ignoranza delle virtù della pace e delle leggi della guerra. I loro meridionali vicini han provato e forse esagerato le crudeli depredazioni degli Scoti e de' Pitti115; e gli Attacotti116, valorosa tribù della Caledonia, prima nemici e poi soldati di Valentiniano, da un testimone di veduta sono accusati di essersi deliziati nel gustare la carne umana. Si dice, che quando andavano a caccia nei boschi, attaccavano più i pastori che il bestiame, e che avidamente sceglievano le più delicate e carnose parti, sì degli uomini che delle donne, cui essi preparavano per gli orridi loro conviti117. Se realmente si è trovata nelle vicinanze della commerciante e letterata città di Glascovia una razza di cannibali, si possono ravvisare nel corso dell'istoria Scozzese gli opposti estremi d'una vita selvaggia ed incivilita. Queste riflessioni tendono ad ampliare il giro delle nostre idee, ed a secondare la piacevole speranza, che la nuova Zelanda in qualche secolo futuro possa produrre l'Hume dell'emisfero Meridionale.

      Ogni messaggio, che attraversar poteva il canale Britannico, portava alle orecchie di Valentiniano le più triste e terribili nuove; e l'Imperatore fu tosto informato, che i due militari Comandanti della Provincia erano stati sorpresi e tagliati a pezzi dai Barbari. Fu spedito in fretta Severo, Conte dei domestici, e con ugual celerità richiamato, dalla Corte di Treveri. Le rappresentanze di Giovino non servirono che ad indicar la grandezza del male; e dopo una lunga e seria deliberazione, fu affidata la difesa o piuttosto la ricuperazione della Britannia all'abilità del valoroso Teodosio. Le imprese di tal Generale, che fu padre d'una serie d'Imperatori, si son celebrate con particolar compiacenza dagli scrittori di quel tempo: era però degno del loro applauso il reale suo merito; e fu ricevuta dall'esercito e dalla provincia la scelta di lui, come un sicuro presagio di vicina vittoria. Ei prese il momento favorevole alla navigazione; e pose in terra sicure le numerose e veterane truppe degli Eruli e dei Batavi, de' Gioviani e dei Vittori. Nella sua marcia da Sandwich a Londra, Teodosio disfece vari corpi di Barbari, liberò una moltitudine di schiavi, e dopo aver distribuito ai soldati una piccola parte della preda, acquistossi la fama d'una disinteressata giustizia con restituire il rimanente ai legittimi proprietari. I cittadini di Londra, che avevan quasi disperato della loro salute, spalancaron le porte; ed appena Teodosio ebbe ottenuto dalla Corte di Treveri l'importante aiuto di un Luogotenente militare, e d'un Governatore civile, eseguì con saviezza e vigore il laborioso disegno di liberare la Britannia. Si richiamarono ai loro stendardi i soldati vaganti; un editto di general perdono dissipò i pubblici timori;


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<p>110</p>

Negli oscuri e dubbi sentieri dell'antichità Caledonia ho preso per miei condottieri due dotti ed ingegnosi abitatori di montagne, che per la nascita e l'educazione loro erario specialmente adattati a tale uffizio. Vedi le Dissertazioni critiche sull'origine, antichità ec. dei Caledoni del Dott. Gio. Macpherson, Londr. 1768, in 4. e l'Introduzione all'Istoria della Gran Brettagna e dell'Irlanda di Giacomo Macpherson, Scud. Londr. 1773, 4, terza ediz. Il Dott. Macpherson era un ministro dell'isola di Sky; ed è una circostanza che fa onore al nostro secolo, che nella più remota fra l'Ebridi sia stata composta un'opera piena d'erudizione e di critica.

<p>111</p>

Si è fatta risorgere negli ultimi momenti di sua rovina, e vigorosamente si è sostenuta la discendenza Irlandese degli Scoti dal Rev. Whitaker (Istor. di Manchester vol. I. p. 430. 431 ed Istoria genuina dei Brettoni provata ec. p. 154. 293). Pure confessa egli, 1. che gli Scoti d'Ammiano Marcellino (an. 340) erano già stabiliti nella Caledonia, e che gli Scrittori Romani non danno alcun indizio della loro emigrazione da un altro paese; 2. che tutti i racconti di tali emigrazioni, che si son fatti o ammessi dai Bardi Irlandesi, dagli Istorici di Scozia o dagli antiquari Inglesi (Bucanano, Cambden, Usher, Stillingfleet ec.) sono interamente favolosi; 3. che tre delle tribù Irlandesi mentovate da Tolomeo (anno 150) eran d'origine Caledonia; 4. che il ramo cadetto dei Principi Caledoni della casa di Fingal acquistò e possedè il regno dell'Irlanda. Dopo queste concessioni la differenza che resta fra il Whitaker ed i suoi avversari, è piccola ed oscura. L'istoria genuina, che egli produce, d'un Fergus cugino d'Ossian, che si trasferì (nell'anno 320.) dall'Irlanda nella Caledonia, è fondata sopra un supplimento congetturale alla poesia Ersa, e sopra la debole testimonianza di Riccardo di Cirencester, Monaco del secolo XIV. Il vivace spirito dell'erudito ed ingegnoso Antiquario l'ha indotto a dimenticare la natura d'una questione, che con tanta veemenza egli discute, e tanto assolutamente decide.

<p>112</p>

Hyeme tumentes ac saevientes undas calcastis oceani sub remis vestris… insperatam Imperatoris faciem Britannus expavit: Jul. Firmic. Matern. de error. prop. Religion. p. 464. edit. Gronov. ad calc. Minuc. Felic. Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. IV. p. 336.

<p>113</p>

Liban. Orat. parent. c. XXXIX. p. 264. Questo curioso passo è sfuggito alla diligenza degli Inglesi nostri antiquari.

<p>114</p>

I Caledoni lodavano e desideravano l'oro, i destrieri, i lumi ec. dello straniero. Vedi la Dissert. del D. Blair sopra Ossian Vol. II. p. 343. e l'Introduzione di Macpherson p. 241-286.

<p>115</p>

Lord Littleton ha riferito circostanziatamente (Istor. d'Enric. II. Vol. I. pag. 182.) e David Darymple ha brevemente rammentato (Annal. di Scozia Vol. I. p. 69) una barbara irruzione degli Scoti in un tempo (an. 1137) in cui la legge, la religione e la società dovevano avere addolcito gli antichi loro costumi.

<p>116</p>

Attacotti bellicosa hominum natio: Ammiano XXVII. 8. Cambden ha restituito (Introd. p. CLIII) il loro vero nome nel testo di Girolamo. Le truppe degli Attacotti, che Girolamo aveva veduto nella Gallia, furono in seguito poste nell'Italia e nell'Illirico: Notit. l. VIII. XXXIX. XL.

<p>117</p>

Cum ipse adolescentulus in Gallia viderim Attacottos (o Scotos) gentem Britannicam humanis vesci carnibus; et cum per silvas porcorum greges et armentorum pecudumque reperiant, pastorum nates, et feminarum papillas solere abscindere; et has solas ciborum delicias arbitrari. Tale è la testimonianza di Girolamo (Tom. II. p. 75), di cui non ho ragione di porre in dubbio la veracità.