Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5. Edward Gibbon

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5 - Edward Gibbon


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le cose già dette e per essere stati refrattari i Donatisti ad ambedue le legittime Potestà, il Sacerdozio e l'Impero, aver eglino avuto una Fede ed una Dottrina molto diversa da quella dei loro avversari.

      Avendo il Sig. Gibbon intrapresa in qualche modo la difesa dei Donatisti, con quanta ragione però già l'avete veduto: credete voi che ei volesse abbandonare la causa dei Novaziani? Pensate: essa è la migliore del Mondo, perciocchè ortodossa era la loro fede e sol dissentivano dalla Chiesa in alcuni articoli di disciplina, i quali forse non erano essenziali per la salute. A dir vero, sulle prime, Novaziano si contentò di dolersi, che in Roma i caduti si ricevessero alla Comunione con soverchia facilità, e questo potè passare per uno zelo di disciplina206, ed anche sedurre alcuni Santi allor prigionieri per la fede. Ma quindi ed egli, e molto più apertamente i seguaci di lui207 unirono allo scisma l'eresia negando alla Chiesa la potestà di riconciliare i caduti in tempo di persecuzione per qualsivoglia penitenza che essi facessero contro le generali ed illimitate espressioni di Gesù Cristo208, e condannando le seconde nozze per modo da dichiarare adultere quelle vedove che si rimaritavano, come se avesser preteso di saperne più di S. Paolo209, dice S. Agostino, ed avere una dottrina più pura di quella degli Apostoli. Senza che io mi dilunghi a noverare gli altri errori dei Novaziani ed intorno all'assoluzione dei peccati gravi commessi dopo il battesimo stesso, al culto delle reliquie, il Canone VIII. del I. Concilio Niceno basta per sè solo a distruggere affatto la loro pretesa Ortodossia. Haec autem prae omnibus eos, (Cioè i Novaziani, i quali avevano assunto l'orgoglioso nome di Catari) convenit profiteri, quod Catholicae et Apostolicae Ecclesiae Dogmata suscipiant et sequantur, idest et bigamis se communicare, et his qui in persecutione prolapsi sunt. Non ho avuto difficoltà ad allegare l'autorità di un Concilio, primieramente perchè il mio disegno scrivendo è di premunir voi, che vi gloriate di esser Cattolici contro gli errori del Sig. Gibbon; ed in secondo luogo perchè egli per quanto ironicamente possa chiamarne infallibili i Decreti, trattandosi dei generali pur si confessa ben soddisfatto dell'articolo Concile nella Enciclopedia e ne cita ancor esso le decisioni, quando gli torna in acconcio. Sarebbe pure stato considerabile in uno storico giudizioso e sincero, che ne avesse allegata alcuna per confermare, che la superstizione de' tempi abbia insensibilmente moltiplicati gli ordini, giacchè nella Chiesa Romana oltre il carattere Episcopale se n'è stabilito il numero di sette, tra i quali però i quattro minori son presentemente ridotti a vuoti ed inutili titoli. Per altro pur troppo è giusta riguardo a molte Chiese particolari quest'ultima riflessione: comecchè dai Padri Tridentini210 fosse fatta ai Vescovi una gravissima esortazione, ed un positivo comando, che nelle sacre funzioni si rendessero attivi i Chierici dal Diacono fino all'Ostiario. Ma questo istesso dimostra, che la Chiesa universale rappresentata da quel sacro Consesso, contro l'avviso del Sig. Gibbon è persuasa che tutti questi Ordini, benchè sia forse soverchio il numero degli Ordinati, non sono un parto della superstizione. Erano forse tempi di superstizione i primi tre secoli della Chiesa e l'età degli Apostoli? Or di quei tempi appunto gloriosissimi per Santa Chiesa s'introdussero questi ordini per sentimento del medesimo S. Concilio: Sanctorum Ordinum a Diaconatu ad Ostiariatus functiones ab Apostolorum temporibus in Ecclesia laudabiliter receptae in usum juxta Sacros Canones revocentur. Non ignoravano quei venerabili Padri, che fino dalla metà del terzo secolo Cornelio R. Pontefice scrivendo a Fabio Antiocheno211 numera sette Suddiaconi, 42. Accoliti, e tra Esorcisti, Lettori, ed Ostiari 52: e che S. Ignazio Patriarca antichissimo di Antiochia scrive in una lettera: saluto Sanctum Presbyterium, saluto Sacros Diaconos, saluto Subdiaconos, Lectores, Exorcistas… Li vedevano rammentati nel quarto secolo dai Concili Laodiceno e Cartaginese come cosa già da gran tempo stabilita, e per conseguenza eran convinti, che non per superstizione tali Ordini sunt adjecti, ma bensì propter utilitatem ministerii, quod propter multitudinem credentium per alteros postea impleri debere necessitas flagitavit212.

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      1

      Le medaglie di Gioviano l'adornano di vittorie, di corone di lauro e di schiavi prostrati. Du Cange Famil. Bizantin. p. 52. L'adulazione è uno stolto suicidio: distrugge se stessa con le proprie mani.

      2

      Gioviano restituì alla Chiesa τον αρχαιον κοσμον, l'antico decoro; espressione forte e significante; Filostorg. l. VIII. c. 5 con le dissertazioni del Gotofredo p. 329, Sozomeno VI. c. 3. Si esagera da Sozomeno la nuova legge, che condannò il ratto o il matrimonio delle Monache (Cod. Teodos. l. IX. tit. XXV. leg. 2). Egli suppone che uno sguardo amoroso, l'adulterio del cuore, fosse punito con la morte dall'Evangelico Legislatore.

      3

      Si confronti Socrate l. III c. 25. e Filostorgio l. VIII. c. 6. con le dissertazioni del Gotofredo. 330.

      4

      La parola celestiale esprime debolmente l'empia e stravagante adulazione dell'Imperatore verso l'Arcivescovo τἦ πρὸς τον θεὸν τὦν ολων ὁμὸιωσεως; figura di Dio onnipotente. Vedi la lettera originale appresso Atanasio Tom. I

1

Le medaglie di Gioviano l'adornano di vittorie, di corone di lauro e di schiavi prostrati. Du Cange Famil. Bizantin. p. 52. L'adulazione è uno stolto suicidio: distrugge se stessa con le proprie mani.

2

Gioviano restituì alla Chiesa τον αρχαιον κοσμον, l'antico decoro; espressione forte e significante; Filostorg. l. VIII. c. 5 con le dissertazioni del Gotofredo p. 329, Sozomeno VI. c. 3. Si esagera da Sozomeno la nuova legge, che condannò il ratto o il matrimonio delle Monache (Cod. Teodos. l. IX. tit. XXV. leg. 2). Egli suppone che uno sguardo amoroso, l'adulterio del cuore, fosse punito con la morte dall'Evangelico Legislatore.

3

Si confronti Socrate l. III c. 25. e Filostorgio l. VIII. c. 6. con le dissertazioni del Gotofredo. 330.

4

La parola celestiale esprime debolmente l'empia e stravagante adulazione dell'Imperatore verso l'Arcivescovo τἦ πρὸς τον θεὸν τὦν ολων ὁμὸιωσεως; figura di Dio onnipotente. Vedi la lettera originale appresso Atanasio Tom. II. p. 33. Gregorio Nazianzeno (Orat. XXI. p. 392.) celebra l'amicizia di Gioviano e di Atanasio. I Monaci d'Egitto consigliarono il Primate a far quel viaggio: Tillemont Mem. Eccl. Tom. VIII. p. 221.

5

Il Bleterie rappresenta ingegnosamente Atanasio alla Corte d'Antiochia Hist. de Jovien Tom. I. pag. 131, 148. Egli traduce le singolari ed originali conferenze dell'Imperatore,


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<p>206</p>

Fleury L. XI. §. 53.

<p>207</p>

V. Tillem. T. 3. Les Novatiens.

<p>208</p>

Quodcumque solveris etc. Quorum remiseritis peccata remittuntur eis etc. Jo. 30. Matth. 16.

<p>209</p>

Quod si dormierit vir ejus, liberata est etc.

Cui vult nubat. ad Corinth. I. c. 7.

<p>210</p>

Sess. 23. c. 17. de Reformat.

<p>211</p>

Sess. 23. c. 17. de Reformat.

<p>212</p>

S. Ambros. L. 2. de Off. Eccles. L. 6. ex A. malar. Fortun. v. Morin. part. 2. De Sac. Ordin.