I Puritani di Scozia, vol. 3. Вальтер Скотт

I Puritani di Scozia, vol. 3 - Вальтер Скотт


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in lungo ed in largo il campo di battaglia per far cessare la strage. Giunto alla parte dell'ala destra di quegli infelici vi trovò il generale Dalzell, che esortava i suoi montanari a dar prove di zelo per la causa del re, cogli eccidj, e collo spegnere, così dicea, il fuoco della ribellione entro il sangue di chi avea ribellato.

      »Generale, sclamò il duca, fate sonare a ritratta. Si è versato sangue a bastanza. È ora d'usar indulgenza ai sudditi traviati di una maestà.»

      »Obbedisco ai vostri comandi, rispose Dalzell rimettendo in quell'istante la spada nel fodero: ma vi avverto che non abbiamo ancora intimoriti assai questi malvagi. Ignorate forse che Basilio Olifant ha levato una grossa banda d'uomini ed è già in cammino per unirsi a costoro?»

      »Basilio Olifant! Chi è questo Basilio Olifant?»

      »Un ricchissimo feudatario; l'ultimo erede maschio del defunto conte di Torwood. Egli armava dritti sull'eredità del padre di lady Margherita Bellenden, ed è mal contento del governo che ne ha invece posta in possesso la figlia. Spera, non v'ha dubbio all'ombra delle civiche turbolenze ottener dalla forza quanto la giustizia non gli ha conceduto.»

      »Sieno quali si vogliono i motivi che guidano costui, non è più da temersi. Questo esercito è troppo sconfitto perchè altri possa adesso riordinarlo. Vel ripeto adunque; fate cessare ogni strage, ogni persecuzione.»

      »Vostra altezza ha il diritto di dar comandi; riprese a dire Dalzell, e le conseguenze d'avergli eseguiti torneranno sopra di lei.» Nel tempo stesso dando i segni d'una manifestissima ripugnanza, fe' quanto doveasi per arrestare il furor de' soldati.

      Ma Claverhouse, implacabile nelle concette idee di vendetta, trovavasi a troppa distanza per poter intendere il segnale della ritratta; laonde a capo del suo reggimento, inseguiva accanitamente i fuggitivi, e trucidava e faceva trucidare quanti ne raggiugnea.

      Morton e Burley combattettero sino alla ultima estremità; nè risparmiarono sforzi per proteggere la ritratta del loro esercito, sintantochè non si videro abbandonati fin da que' pochi rimasti più costanti alle loro bandiere. In quel momento una palla colse il braccio destro e lo infranse a Burley.

      »Non sono più in istato di battermi, diss'egli a Morton. Poi a che giova omai il resistere? Or non pensate che a serbare ad un miglior uopo la vostra vita. Addio. Udrete ancora parlare di me.»

      Detto ciò, volse la briglia del suo cavallo, e si perdè in mezzo alla folla de' fuggitivi.

      S'avvide allora Morton dell'inutilità di ogni sforzo ch'ei potesse tentar tuttavia, e spiacendogli del pari il sacrificarsi indarno per una causa vuota già di speranza e il cader prigioniero, s'appigliò al partito di abbandonare la battaglia, seguendolo nella ritratta il suo fedele Cuddy. Forti entrambi di buona cavalcatura si trovarono ben presto fuor del pericolo d'essere ulteriormente inseguiti.

      Dalla prima eminenza che venne lor fatto d'aggiungnere diedero un'occhiata ai campi posti all'intorno, e videro da un lato l'esercito de' Reali che in ottimo ordine prendea campo di riposo in sulle sponde del Clyde, dall'altro, ma in lontananza, i fuggiaschi che correano per tutti i versi inseguiti dai dragoni di Claverhouse, le cui sciabole non la perdonavano alla minor celerità di quegli sfortunati pedoni.

      »Questa giornata non somiglia a quella di Loudon-Hill, disse sospirando Cuddy. Oh qual terribil cosa è la guerra! Stimo bravo chi mi vi trappola un'altra volta. – Ma per amor di Dio sig. Enrico! non istiamo a fermarci e prendiamo ancora un po' più di largo.»

      »Vedo anch'io. È impossibile il tornarli ad unire» soggiunse Morton, che fe' galoppare il suo cavallo, e prese la dirittura delle montagne colla speranza di trovare colà qualche avanzo dell'esercito disperso, e di potere con questo opporre tuttavia alcuna resistenza ai vincitori, od ottenerne almeno patti più vantaggiosi.

      CAPITOLO III

      »Qual chi ottener dal ciel co' voti spera

      »Un'alma pura, un mansueto core,

      »Costor ne imploran d'orrida pantera,

      »O di lion famelico, il furore.»

Fletcher.

      Già sopraggiunta la notte, erano trascorse due ore senza che nè Enrico nè il suo fido scudiere vedessero alcuno dei loro infelici fratelli d'armi. S'internavano allora in una valle paludosa posta fra mezzo a due montagne, e alle radici d'una collina scôrsero una grande casa, che parea disgiunta da ogn'altra abitazione.

      »I nostri cavalli, disse Morton, stanchi e affamati non ci possono condurre più in là. Vediamo se ci volessero ricevere in questa casa.»

      E s'accostò alla medesima, che parea, giusta ogn'indizio, abitata. Densissimo fumo uscia dal cammino, e vedeansi sul terreno orme recenti di zampe di cavallo. Tutte le finestre erano munite d'imposte esterne, state chiuse con grande accuratezza non men che la porta. Morton avvicinandosi udì molte voci che venivano dal pian terreno, picchiò, ma nessuno venne ad aprirgli o rispose. Fattosi con Cuddy a girare all'intorno di quell'abitazione per accertarsi se vi fosse più d'un ingresso, trovarono una scuderia, entro cui stavano dodici Cavalli. Dalla spossatezza, dal disordine delle selle, dalle ferite tuttavia grondanti d'alcuni di essi, giudicarono che dovessero appartener ad alcuni infelici fuggiaschi venuti al pari di Morton e di Cuddy a cercarsi ivi un ricovero.

      Dopo avere posti i propri cavalli in quel luogo, ove trovavasi copia di paglia e di avena, ritornarono alla porta della ridetta casa, alla quale picchiando una seconda volta, si diedero a conoscere per individui dell'esercito presbiteriano.

      »Chiunque siate, lor rispose una lugubre voce, non disturbate alcuni fedeli che si stanno piagnendo la desolazione e la cattività del popolo d'Israello, e indagando il perchè Dio gli abbia abbandonati a fine poi di far ricadere su quei che l'offesero la collera dell'Eterno.»

      »Ah: sono Puritani di que' più indiavolati, disse Cuddy, li conosco al loro gergo. Faremmo pur bene a tirar diritto, sig. Enrico!»

      Ma in questo intervallo Morton avea fatto forza ad un'imposta, e aprendo la finestra saltò entro la sala d'onde provenia quella voce. Cuddy gli tenne dietro, e rammentando che lo scalar le finestre non gli portava fortuna borbottò tra i denti: »Purchè anche qui una pentola di minestra bollente non sia al fuoco! »

      Allora si trovarono in mezzo ad una brigata di dodici uomini armati, e seduti tutti attorno ad un grande fuoco, ove stava cocendosi la carne preparata per la loro cena.

      Benchè niun lume di candela rischiarasse allor quella stanza, la luce che venia del camino aiutò pur troppo Morton a ravvisare ne' sinistri lineamenti de' compagni in cui s'era incappato molti di que' fanatici, mostratisi nimici a morte d'ogni moderato temperamento; e fra costoro Efraim Macbriar e l'energumeno Abacucco Mucklewrath.

      Questi parimente riconobbero Enrico, ma nessun di loro gli tendea la mano, nessun volgeagli la parola; e il solo segno che davano d'essersi accorti di lui stava nel lanciar sovr'esso a quando a quando occhiate di mal augurio. Macbriar continuava la sua prece al cielo implorando una pioggia di fuoco e zolfo su le teste dei persecutori della sua congrega e de' falsi fratelli che l'aveano tradita.

      Vedutosi da Morton che la brigata, in mezzo alla quale s'era introdotto, assai fuor di proposito per vero dire, non dava a divedere propensioni molto amichevoli verso di lui, incominciava a pensare alla ritirata, ma l'osservar tosto che due uomini vennero non a caso collocati come di guardia alla finestra d'onde fece il suo ingresso, gli fece comprendere di non esser più in tempo, e come il partito meno insalubre, se pur ve n'erano in tal frangente, fosse quello di non lasciare scorgere nè timore nè diffidenza.

      Una di queste scolte del mal presagio, avvicinatasi a Cuddy, gli disse sotto voce: »Figlio della rispettabile Mausa, tu corri al tuo precipizio, se rimani più lungo tempo con un reprobo di Babilonia, i cui giorni son numerati. – Scostati prontamente; o temi che la punizione dovuta al colpevole non ricada sovra il tuo capo.»

      E ciò dicendo additavagli la finestra; del qual salutare avviso profittando Cuddy uscì della stanza per quella strada, ma con maggiore prestezza che non la fece in entrandovi.

      »L'ho detto che le finestre mi portan malanno;» sclamò egli appena trovatosi all'aria aperta. Ma la successiva considerazione del contadino al suo


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