Conferenze tenute a Firenze nel 1896. Various
colla punta, ma col piatto delle spade e le tagliuzzano; e quando non hanno più carcerati politici ammazzano i delinquenti comuni, ahi! fino degli innocenti minorenni.
Quando non ebbero più aristocratici nè nemici politici da scannare, i Settembristi scannarono dei ladri comuni e quando non ebbero nemmeno più questi giunsero a freddare i poveri ammalati di Bicêtre e della Salpetrière; violando prima, e dopo uccise, delle prostitute e, orribile a dirsi, delle impuberi orfanelle che giacevano nei dormitoi, e quando il ferro, il foco non bastava giunsero agli annegamenti in massa ed alla mitraglia.[5]
A Caen arrestano quindici povere donne ortodosse, le attaccano al cannone, le trascinano qua e là, solo perchè avevano sentito messa da preti non giuranti.
A Lione (1791) il giorno di Pasqua una banda armata di staffili si slancia sulle donne che sortono dalla messa, le spoglia, le batte, così che una giovine ne muore.
Ogni reggimento ha un comitato di soldati, che giudicano e battono gli ufficiali; alcuni saccheggiano la cassa del reggimento, a Nancy saccheggiano l'arsenale, a Brest s'ammutinano contro l'ammiraglio. Ottanta comunardi si impongono a tutte un paese per punire i malevoli, bastonano il primo venuto, che, dicono, se non faceva il male, certo lo pensava, e se ne fan pagare il disturbo… della bastonatura. Vendemmiano una vigna di una povera vedova, minacciandola se li denunciasse, e quando questa se ne lagna, se ne fan pagare essi cinquanta lire di danni; e mentre battono i mariti, ne violano le mogli.
Quando la folla è ridotta in questo stato e non le basta più uccidere, ma vuole che la morte sia accompagnata dai più atroci supplizi e dagli scherni più orrendi, quando l'istinto sanguinario giunge a tal punto di frenesia, non tardano a risvegliarsi insieme a questo anche gli istinti libidinosi. Crudeltà e lascivia allora si appaiano, e l'una aumenta il vigore dell'altra. Come il degenerato che funesta la poesia dell'amplesso amoroso coi tormenti e col sangue, la folla accresce la turpitudine dell'assassinio colle offese contro il pudore, e questa oscena follia di libidine e di sangue trova talvolta nel cannibalismo l'ultimo grado del parossismo.
Tutti i mostri che strisciavano incatenati nel più profondo del cuore, escono allora insieme dalla umana caverna; non soltanto gli istinti dell'odio coi loro artigli, ma anche gli istinti osceni; nella infelice Madame Lamballe, uccisa troppo presto, i carnefici libidinosi non possono oltraggiar che un cadavere; ma per la Desrues, essi ritrovano la macabra immaginazione di Nerone. Di qui al cannibalismo la distanza è breve, e qualcuno la supera. All'Abbazia, un antico soldato di nome Damiens, pianta il coltello nel fianco dell'aiutante maggiore Laleu, introduce la mano nella ferita, strappa il cuore e lo porta alle labbra come per divorarlo. “Le sang – dice un testimonio oculare – dégouttait de sa bouche et lui faisait une sorte de moustache„ (Taine).
A Guillin mangiano arrostito a tavola il braccio dopo averlo straziato.
“Erano vendette simili a quelle d'un re Orientale che colle proprie mani subitaneamente vendichi la maestà offesa e non conosca altra pena che la morte. Peggio anzi di tali re, perchè essi non possono essere dappertutto, nè sempre sono furiosi„ (Taine).
Ma fermiamoci in questa orribile serqua, in cui nessuno dei più gravi delitti, dall'incendio al furto, all'assassinio, allo stupro, pare sia mancato.
V
Cause dell'insorgere violento della criminalità
Tentiamo di spiegare come essi sorsero.
Le cause per cui il delitto politico si confuse col comune in modo così esplosivo e feroce furono:
I. Dapprima le carestie ripetute, che aggiungendosi alle tasse enormi sugli ultimi strati popolari avevano rese le condizioni di questi insopportabili, e provocato perfino un'enorme mortalità.
II. La seconda causa è che l'autorità e le caste oppresse avevano per una serie di strane ragioni perduta ogni abitudine e voglia di resistenza.
I borghesi indeboliti dall'abito della tranquillità, divisi dagli interessi, credevano sfuggir la tempesta restando quatti, e intanto lasciavano tutti i gradi della guardia nazionale ai giacobini e diventavan lor gregge; per cui minoranze audaci imponevano a maggioranze armate.
III. Terza causa fu il fondersi della criminalità comune colla politica.
I prodromi della rivoluzione francese sono segnalati da stormi di vagabondi, di ladri, di assassini; Mercier ne calcola un'armata di oltre 10.000 che man mano si restringe intorno alla capitale e vi penetra, e quando l'opera del Terrore comincia, presiede all'esecuzione in massa, come poi alle fucilate di Tolone, agli annegamenti di Nantes, mentre i Comitati rivoluzionari erano, come ben li definisce il Meissenet, delle vere associazioni organizzate, per commettere impunemente ogni genere di assassinî, rapina e brigantaggio.
I centri donde partirono le rivoluzioni, erano veri centri criminali, come Avignone, dove il contrabbando e il banditismo si era già dato la mano sotto la protezione del debole governo papale.
Nelle campagne, banditi vestiti in uniforme arrestavano i vecchi terrieri e li svaligiavano, mentre de' gendarmi o non ve n'erano o erano intimiditi.
I paesani finivano di arrestare e svaligiare tutti i forestieri sotto pretesto che fossero accaparratori.
A Parigi, nelle terribili giornate del 1793, questi criminali furono l'anima di tutti i misfatti.
Stormi immensi di vagabondi, stranieri alla città di Parigi, circa 40.000 secondo Taine, percorrevano i diversi quartieri, e si ingrossavano di numero coll'aggiungersi agli operai che uscivano dalle fabbriche.
Si erano impossessati qua e là di ogni sorta di armi, e gettavano dei gridi di rivolta; gli abitanti fuggivano all'avvicinarsi di questi gruppi, tutte le case chiudevansi, e ovunque dove si incontravano queste orde le vie si facevano deserte.
Entravano nelle case e negli uffici pubblici, e rubavano quanto poteva esser portato via, il resto devastavano spesso appiccandovi il fuoco.
Una prova ne abbiamo nello studio antropologico dei così detti capi di costoro. A dir vero la Repubblica non ebbe mai un capo se non in colui che la uccise: Napoleone. I così detti suoi capi erano ciarloni e ciarlatani, che vendevano al minuto la loro effimera influenza sulla povera plebe, la lor maschera di Eolo. Ora, una gran parte di costoro, quando non erano dei retori, erano dei puri delinquenti, e basta vederne la prova nell'immagine loro. Jourdan, Carrier e Marat, che riproducono in tutta la sua orridezza il tipo del delinquente nato, Legende,[6] un beccaio feroce, fino nell'Assemblea conserva i gesti del mestiere; Roussignol, antico soldato, poi carnefice, dopo aver presieduto ai massacri della Forge, si improvvisa generale. Manuel, il sindaco procuratore, aveva rubato in un deposito e falsificata la corrispondenza privata di Mirabeau. Varret aveva menato una vita così infame, che sua madre ne morì di dolore. Westermann era ladro e truffatore, come Pinie era ladro, Huguenin concussionario, Hebert borseggiatore, Henriot, prima servo di uno che lo cacciò per furto, poi guardia di una fattoria di dove fu cacciato per altri furti, infine capo di battaglione e carnefice in una delle carneficine di Settembre. Joussand, uno dei capi in Tolone, si firmava “Le pendeur de la ville„…
Una prova sociologica dell'indole puramente criminale di costoro è che sfuggivano ogni lavoro, tanto che la Comune non trovava operai per i lavori necessari a Montmartre e non trovava cittadini per far la guardia alle assemblee o ai depositi.
Ora è noto che il ribrezzo del lavoro è uno dei caratteri dei criminali.[7]
Nè mancavano i pazzi; l'orda rivoluzionaria ne avea loro aperte le porte; ed essi ebbero campo di sfogare il loro delirio sulle piazze e nelle vie, percorsero Parigi portando ovunque scompiglio e terrore.
“Il figlio d'una pazza – narra il Tebaldi – che soleva alternare il soggiorno fra il manicomio e la prigione, fu uno degli attori più spietati nelle perquisizioni, negli eccidi, negli incendi.„ È più celebre fra tutti la Lambertine Théroigne, che guidò la folla all'assalto del cancello degli Invalidi e alla presa della Bastille, e finì alla Salpetrière (Ragione e Pazzia, 1850).
A Lione, comanda Salix, un delirante mistico, omicida, che finisce a lasciar il comando
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Michelet,
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Vedi il mio
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Vedi